COP30 ai calci di rigore. L’incendio infiamma il negoziato sui combustibili fossili: cosa sta succedendo a Belém?

L’incendio di giovedì ha condizionato anche i lavori della COP30, polemiche per l’assenza di piani di emergenza. A fatica i lavori sono ripresi venerdì, ma si sono inaspriti gli scontri sull’addio a petrolio gas e carbone. A Belém si va ai calci di rigore, sarà una sconfitta per il clima?

La plenaria informativa di giovedì, che si è svolta proprio poco prima dell'incendio. Ancora, sabato pomeriggio, non si sa quando sarà convocata la plenaria conclusiva

Giorni concitati come questi non si sono mai visti a una COP, salvo alla COP 15 di Copenaghen del 2009. Tante le analogie con quella fallimentare COP, salvo l’episodio dell’incendio, mai capitato a un vertice sul clima. Grande attesa, speranza, colpi di scena, la società civile che pressa i negoziatori e poi un grande fallimento. Ancora però non sappiamo se Belém sarà fallimentare o magari un capolavoro di diplomazia la salva all’ultimo.

Il presidente del Brasile Lula da Silva aveva auspicato e chiesto di chiudere in orario entro il venerdì o perfino in anticipo, ma ancora al sabato mattina la plenaria non si è svolta e non si sa quando si svolgerà.

Incendio alla COP30: cosa sappiamo

Giovedì pomeriggio un incendio ha colpito la Blue Zone, distruggendo il Pavilhão da Africa Orientale. Delegati, osservatori, giornalisti e anche politici e ministri sono stati costretti ad evacuare la sede della Blue zone. Nonostante le dichiarazioni ufficiali, testimonianza di chi scrive che era presente, l’emergenza è stata gestita in modo improvvisato, senza vie di fuga chiare, senza che scattasse un allarme.

Da quel che si è ricostruito, le fiamme si sono propagate rapidamente a causa delle strutture in materiali plastici; ufficialmente sono state domate in 6 minuti , con 244 estintori e 56 vigili del fuoco. In realtà dalle immagini il fuoco è durato ben di più, quasi un miracolo che non si sia propagato altrove. E’ anche emerso che ci sono state 21 persone intossicate assistite per inalazione di fumo.

Sulle cause si fanno alcune ipotesi. Non risulta sia stato doloso, si pensa a un corto circuito di un forno microonde del padiglione colpito, a un cellulare in carica su una presa multipla, ma anche a problemi a un condizionatore.

La sede è stata comunque riaperta giovedì sera, con l’area colpita chiusa. Molti partecipanti però, stanti anche le incertezze sul negoziato e i ritardi delle plenarie, hanno deciso di non rientrare in blue zone.

Il documento principale della Presidenza: il “Global Mutirão”

La bozza di questo documento, non definito cover decision, è sta presentata giovedì notte dalla presidenza della COP30 e poi aggiornata in una nuova versione venerdì mattina.

I punti principali sono la centralità di scienza con riferimento all’IPCC, i diritti umani, le popolazioni indigene, la biodiversità. Viene richiamato l’obiettivo 1.5°C e ai tagli del 43% entro il 2030 e 60% entro 2035 delle emissioni globali.

Si invitano gli stati membri a rafforzare NDC, con trasparenza e attuazione concreta, superando il modello negoziale delle COP.

Sono lanciate due nuove iniziative, il Global Implementation Accelerator, una piattaforma per aiutare i Paesi a realizzare i propri impegni climatici e il Belém Mission to 1.5°C, un percorso internazionale per accelerare azioni e investimenti compatibili con 1.5°C.

Quanto alla finanza climatica, l’obiettivo è di mobilitare 1.3 trilioni di dollari all’anno entro il 2035 per aiutare i paesi più poveri, con più donazioni e meno prestiti

Il grande assente sono i combustibili fossili. Nel testo non compare alcun riferimento a “phase-out”, “phase-down”, e neanche termine “combustibili fossili”. L’ostruzione a questo punto è stata forte da parte dei paesi produttori di petrolio. Ha contribuito al freno anche l’assenza di Italia e Polonia fra gli 82 firmatari di un documento di intenti protesto dalla Colombia per una road map di addio a petrolio gas e carbone

Un sit in per chiede piu fonti rinnovabili

ONG, scienziati e molti Paesi UE, UK, Colombia e Costa Rica parlano di “testo debole” e “tradimento della scienza”.

Le ultime notizie di oggi: critiche internazionali e stallo negoziale

L’Unione Europea minaccia di bloccare l’accordo se non verrà reinserita una roadmap di uscita dai combustibili fossili. Oltre 30 Paesi hanno inviato una lettera congiunta alla presidenza chiedendo un percorso “giusto ed equo” di abbandono di petrolio gas e carbone.

Famosi e prestigiosi scienziati come Carlos Nobre (Science Panel for the Amazon), Johan Rockström (direttore del Potsdam Institute for Climate Impact Research), Paulo Artaxo (Universidade de São Paulo, membro IPCC) e Thelma Krug (presidente del Consiglio scientifico della COP30 ed ex vicepresidente IPCC) denunciano l’assenza dei combustibili fossili come “inaccettabile”.

La Colombia annuncia un vertice parallelo sull’abbandono dei combustili fossili per aprile 2026. Ora la situazione è in stallo, in attesa della plenaria conclusiva, annunciata prima venerdì, poi per sabato mattina e mentre scriviamo ulteriormente rimandata senza orario precisato.

Si va verso i “calci di rigore”, con il rischio che il clima perda, come l’Italia nel 1994, nella finale in Brasile decisa dal rigore sbagliato di Roberto Baggio.