Etna, corsa contro il tempo per fermare la lava: l'eruzione del 1992

La lotta contro la lava nell'eruzione dell'Etna del 1991-1993 raggiunse il suo picco nei mesi di aprile e maggio 1992, esattamente 30 anni fa. Ecco come si tentò in ogni modo di fermare le colate laviche ormai vicinissime alla cittadina di Zafferana Etnea.

etna eruzione
Una foto d'archivio di una recente eruzione dell'Etna. L'eruzione del 1991-1993 fu particolarmente lunga e caratterizzata da emissione di lava a una quota di circa 2.200 m.

Tra il dicembre del 1991 ed il maggio del 1993 si verificò una delle eruzioni dell'Etna più lunghe degli ultimi tempi. Nel XX secolo si sono verificate numerose eruzioni dell'Etna, ma quella del 1991-1993 è stata la più duratura: durò infatti ben 472 giorni. È stata anche l'eruzione più voluminosa degli ultimi secoli, secondo quanto riporta l'INGV, l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia italiano. Questa eruzione viene ricordata anche per la lotta contro l'avanzata della lava, che minacciava di distruggere il comune di Zafferana Etnea. I tentativi di fermare le colate laviche tennero l'Italia intera con il fiato sospeso. Per mesi si cercò di deviare le colate laviche e vennero usati, come nel 1983, anche gli esplosivi.

Etna 1991-1993: la lotta contro la lava

L'eruzione del 1991-1993 ebbe inizio il 14 dicembre 1991, quando la lava iniziò a uscire da alcune fratture localizzate alla base del cratere di sud-est. La lava si incanalò nella Valle del Bove, ampia conca situata sul versante orientale dell'edificio vulcanico dell'Etna, ed avanzò in direzione del ripido pendio del Salto della Giumenta (situato a una quota di circa 1300-1400 m sul livello del mare). Quel punto separa la Valle del Bove dall'adiacente Val Calanna, una vallata che fino a pochi decenni fa era coltivata a vigneti, frutteti e castagneti, ricca d'acqua e casolari, e che si trova subito sopra il paese di Zafferana.

L'abbondante quantità di lava, che fuoriusciva a una quota relativamente bassa se comparata con le eruzioni degli ultimi anni (intorno a 2.200 metri di quota), continuò ad alimentare i flussi lavici, che nel giorno della Vigilia di natale del 1991 raggiunsero il Salto della Giumenta, formando spettacolari cascate incandescenti che si spingevano verso il fondo valle, proprio all'inizio del 1992.

La lava entra nella Val Calanna

Una volta entrata nella Val Calanna, la lava continuò a fluire verso il paese di Zafferana Etnea, allontanandosi sempre di più dalle bocche eruttive anche grazie alla forte pendenza. Vennero distrutte coltivazioni e casolari. L'Esercito Italiano, insieme ai Vigili del Fuoco, lavorò alla creazione di un alto muraglione presso Portella Calanna, nel tentativo di frenare l'avanzata del flusso lavico. Venne creato un enorme terrapieno per contenere la lava e formare un bacino nel quale la lava potesse accumularsi, fermando il flusso verso valle o almeno ritardandolo. La speranza, nel frattempo, era che l'eruzione terminasse.

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Una recente foto della Valle del Bove, sull'Etna, in Sicilia.

Aprile 1992, l'incubo della lava a Zafferana Etnea

Come racconta questo articolo dell'INGV di Catania, la situazione divenne critica all'inizio dell'aprile 1992, proprio 30 anni fa, quando la lava traboccò dal terrapieno costruito a gennaio ed iniziò a muoversi verso il paese ormai vicinissimo di Zafferana Etnea. Un altro problema era costituito dall'ingrottamento della lava, che in profondità scorreva rapida in condotti conosciuti come "tunnel di lava".

Sarà in questo aprile del 1992 che l'attenzione sull'eruzione dell'Etna si fa massima: telegiornali, radio e giornali sono tutti concentrati sulla grave crisi vulcanica in Sicilia. Qui sotto, la prima pagina del quotidiano "la Repubblica" ed un articolo interno nell'edizione del 13 aprile.

Da questo momento in poi gli sforzi si fanno disperati. Si tenta di costruire piccoli terrapieni più a valle, e si inizia anche un intervento a vasta scala a monte, nella Valle del Bove, con l'obiettivo di fermare l'apporto lavico quasi alla fonte. Sarà in questo momento che viene usato l'esplosivo, a quota 2.000 metri, nei canali di ingrottamento della lava, per distruggerli e fermare la corsa verso valle. Vengono anche lanciati dall'elicottero enormi blocchi di cemento.

L'uso dell'esplosivo sull'Etna era avvenuto anche nel 1983, e di questo si è riparlato recentemente in Spagna a seguito dell'eruzione del Cumbre Vieja alle Canarie, dopo che un amministratore locale ha paventato - nell'autunno scorso - l'uso di esplosivi per frenare le colate.

L'"operazione tappo" e gli ultimi disperati tentativi

Nelle settimane successive, fino a maggio 1992, gli sforzi per salvare Zafferana Etnea continuano: viene costruito un canale artificiale e, con l'"operazione tappo", si fa deviare la lava in un canale di invito. L'operazione riuscirà, almeno in parte, a ritardare l'avanzata lavica.

Poi, il 27 maggio 1992, in una Sicilia e in un'Italia sconvolta dall'attentato di Capaci di pochi giorni prima, la colata lavica ormai arrivata presso Piano dell'Acqua, a pochi metri dalle prime case di Zafferana e a circa 700 metri dal popoloso quartiere di Sciara, si arrestò per mancanza di alimentazione. Quanto abbia pesato l'intervento umano e quanto la riduzione della quantità di lava alla fonte, è ancora oggi oggetto di dibattito. Il dato certo è che la lava risparmiò per un soffio il paese di Zafferana. Ancora oggi è possibile osservare i resti della colata di 30 anni fa, arrivata proprio alle porte del centro abitato.

La fine dell'eruzione nel 1993

Alla fine di maggio 1992 il ministro Nicola Capria dichiarò ufficialmente finita l'emergenza per la cittadina di Zafferana. L'eruzione sarebbe continuata per altri dieci mesi, ma ormai non suscitava più preoccupazione continuando a riversarsi nella Valle del Bove. La fine dell'eruzione avviene il 30 marzo 1993.