Il castello nascosto del Lazio costruito nel X secolo, abbandonato e immerso nella natura
In Lazio, nel cuore della Sabina, c'è una misteriosa fortezza in uno scenario naturalistico di grande impatto, tra boschi e torrenti. È un castello medievale oggi abbandonato e forse per questo ancora più interessante

A una manciata di chilometri dal confine con l’Umbria, in provincia di Rieti, si trova una secolare fortezza affacciata su una stretta gola scavata da un torrente. Non distante un secondo borgo fortificato, praticamente gemello del primo, aggiunge ulteriore fascino ad un ambiente già ricco di suggestioni.
La scarsità di notizie riguardo la sua fondazione, inoltre, contribuisce a donare al castello una certa aura di mistero, rendendolo uno dei luoghi più interessanti da visitare nella valle del Tevere.
I castelli gemelli
Il castello abbandonato, con il piccolo borgo fantasma che lo circonda, si trova sulla gola del fiume Laia, parte della rete degli affluenti del Tevere. Siamo in una frazione del comune di Torri in Sabina, dove la strada che congiungeva la Valle del Tevere alla Piana di Rieti era sorvegliata da due fortezze che hanno conosciuto un destino diverso.
Un tempo questa era una zona di grande traffico e spesso contesa tra Rieti e Narni. Questo spiega ad esempio le tre cinte murarie che circondavano i due castelli, rendendoli quasi inespugnabili.
Al tempo della loro fondazione, nel Medioevo, erano noti con i nomi di Rocca Guidonesca e Rocca Bertalda. Nel corso dei secoli sono stati abitati entrambi anche da importanti famiglie del luogo, come i Savelli e gli Orsini, che con i successivi restauri hanno contribuito alla salvaguardia dei luoghi. Tuttavia, una volta che la funzione difensiva venne meno, i borghi iniziarono a conoscere un lento declino.
Oggi uno dei due villaggi, quello rinominato Rocchette, è però ancora abitato, mentre l’altro, Rocchettine, è stato abbandonato con ogni probabilità già dal XVIII secolo.
L’imponenza della sua torre e delle fortificazioni immerse nel verde creano in ogni caso un’atmosfera unica: qui i visitatori possono vivere davvero l’emozione di un viaggio nel passato.
Il borgo abbandonato
Rocchette ha conservato quasi intatta solo l’antica porta d’ingresso e le possenti mura che sembrano sospese nel vuoto, perdendo quindi l’aspetto di un castello fortificato. Oggi questo è più che altro un tranquillo borgo immerso nella campagna.
Rocchettine invece, proprio perché ha subito meno modifiche nel corso dei secoli, ha mantenuto maggiormente l’aspetto austero di un avamposto militare. Alle sue silenziose rovine si giunge attraverso una ripida salita che inizia nei pressi di Rocchette e che termina presso l’antica porta d’ingresso.

All’interno di quello che era una volta il perimetro del borgo protetto dalle mura, si trovano ancora gli edifici un tempo abitati dagli artigiani, le stalle e le cantine, disposte lungo un dedalo di vicoli tortuosi secondo l’uso medievale.
Le tracce più importanti del passato del borgo
Di questo antico castello del Lazio rimangono in particolare due tracce che ne raccontano la storia: una massiccia torre cilindrica e i possenti muraglioni costruiti con la pietra calcarea tipica della regione.
All’interno del complesso si trova però anche una chiesa in buono stato di conservazione grazie ai restauri settecenteschi e al fatto che sia ancora in uso, sia pure raramente.
È la chiesa San Lorenzo, dove ogni anno viene celebrata la festa di San Lorenzo, il 10 agosto. È questo l’unico giorno in cui qui a Rocchettine si dice messa per gli abitanti di Rocchette, ed è quindi questa anche l’unica occasione per visitare la chiesa al suo interno.