Uccelli migratori, lo spettacolo della grande migrazione di primavera

Con l'arrivo delle belle giornate primaverili è possibile assistere allo spettacolo della grande migrazione di primavera sui cieli d'Italia e dell'intera Europa.

Uccelli migratori in formazione durante la grande migrazione di primavera fra Africa e Europa

Con l’arrivo della primavera e delle belle giornate assolate in Europa, in modo particolare sull’area mediterranea, si può assistere allo spettacolo della grande “migrazione primaverile”.

Non c'è primavera in Italia, o in Spagna o Grecia, che non sia accompagnata dall'arrivo di enormi frotte di uccelli migratori provenienti dal continente africano per venire a nidificare e poi ripartire in cerca di caldo. Lo spazio aereo di questi Paesi costituisce un vero e proprio ponte naturale tra Europa e Africa.

Sono oltre 2 miliardi gli uccelli che sorvolano l’Italia

Nella sola Italia si stima che siano oltre due miliardi gli uccelli migratori che ogni primavera ed ogni autunno sorvolano la penisola, dai piccoli luì alla grande cicogna. La maggior parte di loro si concentra sulle linee costiere, altri preferiscono passare per una serie di valichi alpini ed appenninici.

Questi uccelli, stremati dal lungo viaggio che li porta ad attraversare i paesi dell’Africa sub-sahariana e il deserto del Sahara (il più grande ed esteso del pianeta), raggiungono dei “corridoi” preferenziali, che li spingono in direzione del vecchio continente. In Spagna abbiamo lo Stretto di Gibilterra, famoso per il passaggio dei Grillai e altre 315 specie di uccelli, mentre in Turchia è il Bosforo uno dei principali “corridoi” preferenziali, fra Africa e Europa orientale.

Lo Stretto di Messina è il primo “corridoio” per la migrazione in Europa

A differenza di quanto accade sul Bosforo o a Gibilterra, lo Stretto di Messina è uno dei posti dove è più facile imparare a riconoscere i rapaci. Non solo dovuto all’elevato numero di specie che si possono vedere, ma soprattutto perché è tra i pochi luoghi di transito dove si vedono i rapaci a distanza ravvicinata.

Un po’ per le caratteristiche del territorio, un po’ per i venti, di norma gli stormi passano a media-corta distanza, ma se è la giornata adatta allora si è letteralmente in mezzo agli stormi.

Ma perché questo braccio di mare è così importante per la migrazione?

Proprio lungo lo Stretto di Messina questi uccelli, sfruttando le correnti ascensionali che quotidianamente si formano fra l’Aspromonte e i Peloritani, trovano le condizioni meteorologiche favorevoli che li accompagnano durante la migrazione verso i luoghi di svernamento sull‘Europa centro-settentrionale e area balcanica.

Grazie a queste correnti ascendenti, loro possono risalire molto rapidamente l’area dello Stretto di Messina, passando dalle coste messinesi a quelle reggine nel più breve tempo possibile. Gran parte degli avvistamenti di falchi e aquile avvengono proprio nelle ore pomeridiane in prossimità delle principali vallate, nel momento in cui si formano le famose “termiche”.

Stormi di uccelli al tramonto

L’importanza delle “termiche” nella migrazione

Molti di questi rapaci, ma non solo rapaci, una volta inseriti all’interno delle forti correnti “termiche” si alzano gradualmente fino a raggiungere altezze considerevoli, arrivando oltre i 1000-1200 metri, per poi scivolare in “picchiata” sopra lo Stretto, in direzione delle coste calabresi, sul continente.

Il vento e le correnti ascensionali di natura termica sono molto importanti anche per stabilire quali siano le migliori località o punti di osservazione durante i transiti. Il vento migliore per fare osservazioni è quello da nord o nord-ovest, il maestrale o la tramontana, soprattutto quando soffiano in maniera debole.

Con lo scirocco e con i vendi meridionali (ostro o libeccio), malgrado la componente favorevole che li accompagna da Sud a Nord per la risalita dello Stretto, le migrazioni si osservano solo nei primi giorni a quote molto basse visto che il sostenuto vento da Sud che si incanala nella parte nord dello Stretto (per effetto “Venturi”) impedisce a questi grandi uccelli di spiccare il volo a grandi altezze.

Quando i venti sciroccali raggiungono una notevole intensità, come capita spesso in primavera, con raffiche ad oltre i 70-80 km/h, il transito diminuisce sensibilmente fino ad annullarsi quasi del tutto.

Sempre dalle osservazioni fatte in riva allo Stretto si è anche scoperto che quando dall’Algeria o dalla Tunisia si avvicina una perturbazione, si assiste a un aumento dei transiti prima di un temporaneo arresto, in coincidenza con l’arrivo degli impetuosi venti meridionali. In questo caso gli uccelli sono costretti a trovare un rifugio sicuro, aspettando il passaggio della burrasca.