Moda o bufala? La verità sulla borsa in “pelle di dinosauro” che fa il giro del mondo
Moda giurassica o cortina fumogena? Una borsa in "pelle di dinosauro" ha scatenato un dibattito tra innovazione biotecnologica e sensazionalismo commerciale: la scienza ha qualcosa da dire... e non si tratta esattamente di un boato di approvazione.

In una svolta che sembra uscita più da Jurassic Park che da un laboratorio, tre aziende — VML, Lab-Grown Leather Ltd e The Organoid Company — hanno annunciato il lancio di un prodotto che promette di rivoluzionare il lusso: una borsa realizzata con "cuoio di Tyrannosaurus rex", coltivato in laboratorio. Con il nome di Elemental-X™, questo materiale unirebbe biotecnologia avanzata e resti fossilizzati del leggendario predatore mesozoico. Tuttavia, la comunità scientifica non ha tardato a esprimere scetticismo.
Promesse che sanno di fantascienza
Il cuoio Elemental-X™ viene presentato come ecologico, cruelty-free e resistente quanto quello tradizionale. I promotori affermano di aver utilizzato frammenti di collagene fossilizzato rinvenuti in ossa di T. rex per sintetizzare, a partire da DNA artificiale, un tessuto che si comporta come vero cuoio.
La proposta, oltre che tecnica, è avvolta in un accattivante racconto di “lusso etico” e nostalgia preistorica: portare al braccio un accessorio ispirato al più grande predatore che abbia mai camminato sulla Terra.
JUST IN: Biotech startup creates "T-Rex Leather" by splicing T-Rex DNA into the lab-grown leather process. pic.twitter.com/6GgLwfKy7b
— Yup That Exists (@yupthtexists) May 1, 2025
Il problema fondamentale è che non esiste DNA utilizzabile di Tyrannosaurus rex. La scienza è chiara: il materiale genetico comincia a degradarsi appena l’organismo muore, e sebbene alcuni frammenti si siano conservati per milioni di anni, il limite di conservazione dell’RNA e del DNA è ben inferiore ai 66 milioni di anni che ci separano dall’ultimo T. rex. In altre parole, per quanto avanzata sia oggi l’ingegneria genetica, non si può ricostruire la pelle di un animale estinto senza disporre della sua sequenza genetica completa.
Saranno repliche autentiche?
I frammenti di collagene fossilizzato, da soli, non contengono abbastanza informazioni per progettare una replica biologica accurata. Inoltre, il collagene è una proteina altamente conservata nel regno animale, il che significa che quello del T. rex non è molto diverso da quello di un pollo o di un pesce. Dunque, quanto è autentico questo “cuoio di dinosauro”?
La risposta più probabile: per nulla. Un altro ostacolo insormontabile è che quasi nessun tessuto molle del T. rex si è conservato: i fossili ci offrono solo impronte superficiali o tracce parziali della pelle, insufficienti a ricostruire fedelmente la texture, la struttura e la composizione del cuoio originale. In sintesi, non c’è una base scientifica solida per affermare che quanto prodotto in laboratorio abbia un reale legame con la biologia di questo dinosauro.
Etica, ecologia e marketing
Di fronte a queste critiche, le aziende dietro il progetto difendono la propria proposta con argomentazioni ambientali. Affermano che il cuoio da laboratorio potrebbe ridurre gli impatti dell’industria della pelle tradizionale: deforestazione, emissioni di metano, uso di sostanze chimiche tossiche e sofferenza animale.
Tuttavia, ciò che per alcuni è un tentativo di moda consapevole, per altri è solo una strategia di marketing travestita da innovazione scientifica. Usare il T. rex come icona è senz’altro una trovata ingegnosa per attirare l’attenzione, ma priva di reale fondamento biologico. In definitiva, siamo più vicini alla fantascienza che alla scienza. Ma in un’industria come la moda, forse è proprio questo a dettare le tendenze.