Che temperatura fa registrare il Mediterraneo oggi, e quanto potrebbe alimentare forti piogge a novembre in Italia?

Le acque ancora calde del Mediterraneo rilasciano nella bassa atmosfera ingenti quantitativi di umidità. Quest'ultima rappresenta un enorme serbatoio di energia, pronta da essere sfruttata dai primi fronti atlantici. Ecco quali saranno le aree a maggior rischio per novembre.

Mari, temperature.
Sono ancora caldi in superficie i mari attorno l'Italia, con temperature che raggiungono valori di ben +22°C al Sud, specie fra basso Tirreno, Canale di Sicilia e Ionio.

Con l’arrivo dell’autunno, mentre le temperature dell’aria iniziano a diminuire, le temperature del mare, grazie all’inerzia termica, continuano a rimanere piuttosto tiepide in superficie. Dai dati satellitari e delle boe, presenti in acqua, si confermano temperature superficiali ancora elevate, specialmente nelle aree del basso Tirreno, dello Ionio e del Canale di Sicilia, dove si registrano valori medi tra i +21°C e +22°C.

Queste anomalie, superiori di circa +1°C +1.2°C rispetto alle medie climatiche del periodo, non sono solo un dato termico isolato, ma rappresentano un serbatoio energetico che potrebbe amplificare i rischi di precipitazioni intense nel prossimo mese, all’arrivo delle nuove perturbazioni atlantiche.

Acque ancora calde in superficie, fino a +22°C

Le misurazioni satellitari del programma Copernicus Marine Service, integrate con i dati dalle boe, delineano un quadro chiaro. Nel basso Tirreno meridionale (tra Sicilia occidentale e Calabria), le temperature superficiali oscillano intorno ai +21.5°C +22°C, valori tipici di fine estate piuttosto che di fine ottobre.

Nello Ionio settentrionale e centrale, si raggiungono picchi di +22°C, grazie alla ridotta profondità del bacino e alla scarsa ventilazione che ha limitato il raffreddamento.

Nubi cumuliformi.
Il gran vapore acqueo immesso in atmosfera dal mare potenzia le perturbazioni, esacerbando l'instabilità e favorendo la formazione di temporali molto localizzati, ma intensi.

Nel Canale di Sicilia, tra Pantelleria e Malta, le acque sfiorano i +22°C, con anomalie positive dovute a un surplus termico accumulato durante l'estate 2025, segnata da ondate di calore marine che hanno elevato le temperature fino a +4-5°C sopra la norma in giugno-luglio.

Queste temperature non sono un'anomalia casuale. Il Mediterraneo, un bacino semi-chiuso di circa 2.5 milioni di km², ha una capacità termica elevata.

I dati storici dell'ISPRA mostrano un trend di riscaldamento decennale di +0.3-0.5°C per decennio nel Mediterraneo centrale, esacerbato dal cambiamento climatico, che riduce la convezione verticale e intrappola il calore in superficie.

Per novembre 2025, le proiezioni ECMWF indicano un lieve calo, con temperature medie intorno ai +19°C +20°C, ma con anomalie persistenti di +0.5-1°C rispetto alla climatologia 1991-2020, sufficienti a mantenere un "motore termico" attivo.

Perché le temperature del mare possono aumentare il rischio di eventi estremi?

Per comprendere come le acque del mare possano alimentare le piogge intense, dobbiamo immergerci nei principi della fisica atmosferica. Il mare funge da serbatoio di umidità grazie al processo di evaporazione, governato dalla “equazione di Clausius-Clapeyron”.

Questa relazione termodinamica stabilisce che, per ogni grado Celsius di aumento della temperatura, la capacità dell'aria di trattenere vapore acqueo cresce del 7% circa. Con temperature del mare a +21°C +22°C, l'evaporazione è potenziata.

Il Mediterraneo rilascia enormi quantità di vapore acqueo nell'atmosfera bassa (strato d’aria prossimo alla superficie marina), elevando l'umidità relativa al 80-90%, specie se in presenza di venti meridionali o occidentali.

Immaginiamo ora l'arrivo di una perturbazione atlantica organizzata, con lo sviluppo di un minimo sui mari attorno l’Italia. Questa perturbazione introduce aria più fredda e instabile, che scorre sopra la superficie marina calda.

Il divario termico, noto come “gradiente termico verticale”, crea moti convettivi. In pratica l'aria marina umida e calda sale rapidamente, raggiungendo la saturazione e condensandosi in nubi cumuliformi imponenti.

Alluvione lampo.
Questi processi non sono astratti, ma si traducono in rischi concreti. Le piogge intense, potenziate dall'umidità marina, aumentano il pericolo di alluvioni lampo (flash floods), dove fiumi e torrenti esondano in poche ore, e frane superficiali su suoli già saturi.

Qui entrano in gioco i processi di rilascio latente di calore, con la condensazione del vapore acqueo che libera energia termica, riscaldando ulteriormente l'aria ascendente e alimentando un circolo vizioso di updraft (correnti ascensionali) fino a 10-12 km di quota.

Risultato? I carichi precipitativi si esacerbano e una perturbazione normalissima può scaricare 20-50 mm di pioggia, ma con temperature marine poco più calde, si passa a 100-200 mm in 24-48 ore, con picchi locali oltre 300 mm in casi estremi.

I rischi per il dissesto e le alluvioni lampo

Questi processi non sono astratti, ma si traducono in rischi concreti per territori e comunità. Le piogge intense, potenziate dall'umidità marina, aumentano il pericolo di alluvioni lampo (flash floods), dove fiumi e torrenti esondano in poche ore, e frane superficiali su suoli già saturi.

Su scala nazionale, l'ISPRA stima che il 16% del territorio italiano (circa 50.000 km²) sia a rischio idrogeologico medio-alto, con 7 milioni di residenti esposti.

Alluvioni lampo.
Non tutta l'Italia subirà impatti uguali. Le perturbazioni atlantiche privilegiano traiettorie occidentali, colpendo duramente il Nord e il Centro-Tirreno.

Nel novembre 2025, le perturbazioni atlantiche potrebbero spingere gli accumuli pluviometrici oltre i 400-500 mm in alcune zone, esposte ad ovest e sud-ovest, superando soglie critiche per i bacini idrografici.

Quali saranno le aree più a rischio a novembre?

Non tutta l'Italia subirà impatti uguali. Secondo la linea di tendenza del modello europeo, ECMWF, le perturbazioni atlantiche privilegiano traiettorie occidentali, colpendo duramente il Nord e le regioni Centrali tirreniche già entro fine prima decade. Mentre il Sud potrebbe beneficiare di un "effetto sottovento" con piogge più irregolari, ma elevato rischio di temporali localizzati.

Proprio al Meridione, in regioni come Campania, Calabria, Sicilia e Puglia, il rischio per novembre è più per fenomeni violenti, ma estremamente localizzati, come temporali autorigeneranti prodotti fra interazioni orografiche e flussi molto umidi e instabili di Scirocco o Libeccio. Soggetti sinottici capaci di scaricarti fino a 300-400 mm di pioggia in poche ore.