Juliette evolve in un TLC sul Tirreno, rischio medicane?

La circolazione depressionaria "Juliette", responsabile dell'ondata di maltempo in atto fra Spagna e Italia, si sposta sul Tirreno ed evolve in un vero e proprio TLC, ecco l'evoluzione attesa per le prossime ore.

Ecco il ciclone Juliette a largo della Sardegna orientale mentre iniziava ad assumere caratteristiche subtropicali

La depressione extratropicale denominata “Juliette”, responsabile dell’ondata di maltempo che da giorni interessa la Spagna, l’area delle Baleari e buona parte dell’Italia, nella giornata di ieri, dopo aver attraversato la Sardegna meridionale, ha raggiunto il mar Tirreno, favorendo una recrudescenza del maltempo, con piogge, nevicate a bassa quota e venti di burrasca.

Addirittura sulle Baleari l’arrivo di un nocciolo di aria estremamente fredda da N-NE, ha permesso la caduta dei fiocchi di neve fino in prossimità della fascia costiera, come non avveniva da tanti anni.

“Juliette” è evoluta in un “TLC”

Durante lo spostamento sul settore più occidentale del Tirreno la depressione “Juliette” ha cominciato a chiudersi su se’ stessa, a causa dell’attivazione del cosiddetto processo di “warm seclusion”. Esso si verifica quando l’arretramento del fronte caldo e dell’aria calda pre-frontale, ad esso associato, sul settore post-frontale, porta all’isolamento di una vasta bolla di aria calda, che viene circondata lungo i suoi lati dalle masse d’aria fredde post-frontali, dominanti sul settore occidentale e settentrionale della circolazione ciclonica extratropicale.

Questa dinamica appena descritta favorisce l’isolamento di un nucleo di aria calda proprio nei pressi del minimo depressionario, facendo assumere al sistema le tipiche caratteristiche “ibride”, sub-tropicali, o nei casi più rilevanti più propriamente tropicali.

In questo caso la depressione potrebbe evolvere in un ciclone subtropicale. Un TLC, ricordiamo essere acronimo di tropical like Cyclone, con il “cuore caldo” che comparirebbe solo nei bassi strati (850 hPa), mentre alle quote superiori prevale ancora l’aria più fredda, anche se durante l’evoluzione della “tropical transition” il “cuore caldo” può ampliarsi e estendersi verso l’alto (fino a 700 hPa), oltre i 3000 metri.

Cosa sono i “TLC”?

I “TLC” mediterranei sono a tutti gli effetti dei cicloni subtropicali in grado, seppur temporaneamente, di trasformarsi in strutture sorprendentemente di forma simmetrica, con un perfetto “anello di convezione”, composto da imponenti annuvolamenti torreggianti, che si chiudono a riccio attorno l’occhio centrale. Proprio come avviene nei cicloni tropicali. I “TLC” mediterranei nella maggior parte dei casi si sviluppano sopra mari tutt’altro che caldi, con valori non adatti a processi ciclogenetici tropicali.

In questo caso l’effetto che funge da innesco per la convezione profonda (ecco la differenza con i veri cicloni tropicali) è proprio rappresentato dal passaggio, sopra la depressione, di un ramo secondario del “getto polare” o da una forte “anomalia positiva della tropopausa” che fa affluire masse d’aria decisamente molto fredde e secchissime dalla bassa stratosfera verso la parte sommitale della troposfera.

Questo afflusso di aria fredda, soprattutto fra media e alta troposfera, determina una significativa intensificazione dei moti convettivi (correnti ascensionali) interni alla circolazione depressionaria.

L’intensificazione delle correnti ascensionali, prodotta dall’inasprimento del “gradiente termico verticale” e del “gradiente igrometrico verticale”, contribuisce a riempire il nucleo depressionario di aria piuttosto calda e molto umida, fino ai medi e bassi strati, isolando il “cuore caldo”, con temperature di oltre i +3°C +4°C rispetto all’ambiente circostante (ben visibili alla superficie isobarica di 850 hPa e 500 hPa).

Una volta riempitosi di aria calda e molto umida, questa enorme quantità di energia termica incamerata dal ciclone favorirà la rapida formazione di enormi sistemi temporaleschi che cominciano a ruotare attorno al minimo di bassa pressione, ben riconoscibile dal tipico occhio centrale.

Tutta questa energia potenziale verrà trasformata in energia cinetica che produrrà un improvviso scoppio dell’attività convettiva (correnti ascensionali in rotazione vorticosa) attorno il centro della bassa pressione, comportando un notevole approfondimento di quest’ultima a seguito del calore latente sprigionato dalla condensazione del vapore acqueo messo a disposizione dalla calda superficie del mare.

Come evolverà “Juliette” nelle prossime ore?

Dalle immagini satellitari si può notare come il minimo depressionario, poco a largo delle coste della Sardegna orientale, ha provato e sta tuttora cercando di evolvere in un in un sistema depressionario sub-tropicale, anche se l’attività convettiva, che dovrebbe delineare le caratteristiche subtropicali, è di fatto poco organizzata. Non dovrebbe evolvere in un "medicane".

Il fatto che la piccola depressione a scala sub-sinottica, nelle ultime ore, si sia staccata dal sistema frontale, ormai quasi del tutto occluso, in azione al traverso della Sardegna, lascia presagire che “Juliette” per raggiungere la piena autonomia rispetto l’ondulazione ciclonica principale (saccatura) che l’ha generata sul Mediterraneo occidentale.

In parole povere ciò porterà la circolazione depressionaria, ad assumere tutte le caratteristiche di un piccolo ciclone sub-tropicale, con il “cuore caldo” nei bassi strati (850 hPa), mentre alle quote superiori prevale ancora l’aria più fredda, lasciata in eredità dalla circolazione “baroclina”.

Nel corso della giornata odierna “Juliette” dovrebbe muoversi lentamente verso nord, in direzione del medio-alto Tirreno, dove andrà a colmarsi entro la prossima notte, arrecando ancora piogge e rovesci sulla Sardegna nord-orientale, in particolare in Gallura. I resti di “Juliette” produrranno delle piogge pure lungo le coste tirreniche dell’Italia centrale.