L'affascinante fenomeno delle "onde orografiche", come si formano?

In presenza di umidità sufficiente, queste ondulazioni generano nubi, dalla forma ellittica o di lente, si sviluppa quando forti venti in quota incontrano un rilievo o una dorsale montuosa.

Le nubi lenticolari prodotte dal fenomeno atmosferico dell'onda orografica

Con il termine “onda orografica”, dall’inglese “mountain waves”, si fa riferimento a delle ondulazioni che si determinano quando un flusso d’aria incontra lungo il suo percorso un ostacolo orografico, come una dorsale o un massiccio montuoso.

In presenza di umidità sufficiente, queste ondulazioni generano nubi, dalla forma ellittica o di lente, si sviluppa quando forti venti in quota, che spirano nella media atmosfera (a partire dai 1500-2000 metri), impattano le pareti di una catena montuosa o di un grosso rilievo, generando delle forti turbolenze, o meglio “ondulazioni” (variazioni della componente verticale del flusso eolico), che si propagano alla massa d’aria sovrastante la cima.

Quando si sviluppano le “onde orografiche”?

Tale fenomeno si verifica allorquando l’intenso flusso eolico che scorre in quota, una volta incontrata una importante barriera orografica nella sua traiettoria (in genere rilievi alti più di 2000-3000 metri). Esso è costretto a superare un simile ostacolo originando delle onde d’aria (le cosiddette turbolenze), simili a quelle marine, dotate di cresta e cavo.

Le ondulazioni vengono chiamate anche con il termine di “onde orografiche” (“mountain waves”) visto che sono causate proprio dall’impatto con il rilievo. In genere la massa d’aria stabile trasportata su un rilievo diventa molto più densa raffreddandosi e sotto l’influenza della gravità tende a sprofondare sottovento alla barriera montuosa oscillando attorno al suo punto di equilibrio.

Le nubi prodotte dalle “onde orografiche” assumono questo tipo di forme lenticolari perché quando l’aria sale lungo la cresta tende a dilatarsi e a raffreddarsi, facendo condensare il vapore in minuscole goccioline d’acqua, che originano la nube.

Quando l’aria scende e si scalda l’acqua evapora e la nube tende poi lentamente a dissolversi. Ciò spiega perché nella conca dell’”onda orografica” si formano gruppi di nubi lenticolari, distribuiti su più livelli, che appaiono come grandi lenti o alle volte prendono le sembianze di dischi volanti sospesi, per ore o intere giornate, sopra i rilievi.

Esempio di onde orografiche fotografate in Patagonia, a ridosso dei rilievi andini

Caratteristica delle nubi lenticolari

Questo tipo di nubi possono contenere anche dei cristalli di ghiaccio che si formano in continuazione durante il raffreddamento adiabatico dell’aria che sale verso la cresta dell’“onda orografica“, per poi dissolversi altrettanto rapidamente durante la successiva discesa.

Una caratteristica principale di queste nubi riguarda la loro stazionarietà. Difatti, le nuvole lenticolari non si allontanano dal punto di origine, in quanto sono strettamente legate alla turbolenza prodotta dal vento che incontra una barriera montuosa.

Solo dopo che il flusso d’aria si indebolisce o si interrompe, o se l’umidità andrà a diminuire, la nuvola lenticolare tenderà a dissiparsi, fino a sparire del tutto. Maggiore è la velocità del vento medio, più veloce sarà l’oscillazione seguendo picchi e valli.

In Italia dove è più facile osservarle?

Essendo il nostro un Paese circondato da rilievi, anche molto importanti, come le Alpi e gli Appennini, il fenomeno delle “onde orografiche” lo si può osservare spesso, in buona parte del territorio nazionale, dalla Valle d’Aosta fino alla Sicilia.

Le “onde orografiche” sono più frequenti durante il periodo invernale e primaverile sulle nostre Alpi, specie quando l’Italia è attraversata da forti venti da nord-ovest e nord, capaci di sviluppare importanti turbolenze.

Quando invece spirano intensi venti dai quadranti occidentali, o meridionali, le “onde orografiche” sono facili da osservare lungo tutta la dorsale appenninica e sui rilievi di Sardegna e Sicilia.