Alpi, un anno fa il catastrofico crollo sul ghiacciaio della Marmolada: stabilite le cause del collasso

Il 3 luglio del 2022 si verificò il catastrofico crollo di una parte del ghiacciaio della Marmolada, dopo giorni di alte temperature ed un inverno di caldo anomalo e poche precipitazioni. La valanga di ghiaccio e detriti causò 11 morti e 8 feriti. Uno studio è risalito alle cause collasso, ed i legami con il cambiamento climatico sono evidenti.

marmolada alpi
Il ghiacciaio della Marmolada, sulle Alpi.

Nel primo pomeriggio del 3 luglio 2022, esattamente un anno fa, si verificò una catastrofe sulle Alpi italiane orientali, tra le regioni Veneto e Trentino-Alto Adige. Un grosso seracco si staccò improvvisamente dal ghiacciaio della Marmolada, travolgendo nella caduta due cordate di alpinisti. L'enorme distacco, stimato in circa 64.000 tonnellate di acqua, ghiaccio e detriti rocciosi, diede origine ad una valanga che travolse e uccise 11 alpinisti, mentre altri 8 rimasero feriti.

Mesi dopo, nell'aprile del 2023, un team di ricercatori internazionale coordinato dal prof. Aldino Bondesan dell’Università di Padova ha pubblicato lo studio The climate-driven disaster of the Marmolada Glacier (Italy) sulla rivista «Geomorphology», ripreso anche da "Nature". Questo studio costituisce il primo lavoro che indaga le possibili cause e i meccanismi del collasso.

Catastrofe sulla Marmolada, perché il ghiacciaio è crollato?

"Il distacco è stato in gran parte causato da un cedimento lungo un crepaccio mediano - spiega il professor Bondesan - in parte occupato da un enorme volume di acqua di disgelo generato dalle temperature altamente anomale della tarda primavera e dell'inizio dell'estate. Al momento dell’evento erano stati raggiunti in quota i 10.7 ◦C", aggiunge.

"Il distacco è stato in gran parte causato da un cedimento lungo un crepaccio mediano in parte occupato da un enorme volume di acqua di disgelo generato dalle temperature altamente anomale della tarda primavera e dell'inizio dell'estate. [...] La causa scatenante è da individuarsi nella pressione sovrastante causata dall'eccesso di acqua di fusione. Professor Aldino Bondesan

Bisogna ricordare che la zona del distacco si trova al di sopra dei 3000 metri sul livello del mare, e che questi valori di temperatura sono assolutamente anomali. Da giorni, inoltre, sull'Italia imperava una situazione di alte temperature, con valori molto alti in quota.

Il distacco sulla Marmolada del 3 luglio 2022 va contestualizzato anche in una stagione molto siccitosa per il nord Italia. L’inverno 2021 – 2022 era stato caratterizzato da precipitazioni molto scarse, come spiegato in questo articolo dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), e nella provincia di Trento il trimestre dicembre-febbraio era stato tra i dieci inverni più secchi dal 1921. Allo stesso tempo era stato tra i cinque inverni più caldi dal 1921.

Il periodo maggio-giugno 2022 fu inoltre caratterizzato da temperature medie mensili di oltre 2°C più calde rispetto alla media del periodo 2008 – 2021.

Temperature anomale ed acqua di fusione in eccesso

La fitta rete di crepacci, si legge nell'introduzione dello studio, insieme alla morfologia e alle proprietà della superficie rocciosa basale, predisposero questo settore glaciale al collasso. La causa scatenante è da individuarsi quindi nella pressione sovrastante causata dall'eccesso di acqua di fusione.

Sono stati individuati due meccanismi concomitanti che hanno provocato l'instabilità con conseguente crollo improvviso del ghiacciaio: l’acqua infiltrata all’interno di un crepaccio del ghiacciaio ha causato da sotto una pressione tale da sollevare lo strato di ghiaccio; quando l’acqua è penetrata all’interno dei sedimenti basali si è verificata una spinta al galleggiamento, essendo il ghiaccio meno denso dell’acqua, spiegano i ricercatori.

Un evento in grado di rilasciare energia sismica, paragonabile una piccola scossa di terremoto

Il crollo del 3 luglio 2022 avvenne nella parte alta del versante settentrionale della Marmolada alla quota di 3213 m s.l.m. e interessò un lembo sommitale del ghiacciaio, nei pressi di Punta Rocca.

Questo piccolo ghiacciaio residuale era parte integrante dell’ampia fronte glaciale fino a circa un decennio fa, e oggi, a causa della frammentazione causata dall'arretramento, è rimasto isolato e racchiuso entro una nicchia sul versante esposto a settentrione appena al di sotto della cresta. L'evento è stato documentato da diversi video registrati da escursionisti che si trovavano sul posto, che hanno aiutato nell’analisi delle cause del collasso.

L'energia sismica rilasciata dall'evento è stata paragonabile a un terremoto di magnitudo pari a 0,6.

Le relazioni con il riscaldamento globale

Dalla seconda metà del 1800 la temperatura media terrestre è aumentata di oltre 1°C, con una velocità mai registrata negli ultimi 800 000 anni, in larga misura a causa dell'immissione in atmosfera di gas clima-alteranti da parte degli esseri umani, attraverso la combustione di petrolio ed altri combustibili fossili che si trovavano finora immagazzinati nelle profondità della Terra.

Gli ambienti di alta quota, come i ghiacciai, sono considerati delle vere e proprie sentinelle del cambiamento climatico visto il loro fragile equilibrio, e sono particolarmente sensibili alle variazioni di temperatura.

Attualmente, tutti i ghiacciai di montagna del pianeta stanno perdendo massa. Dalle Ande all'Himalaya assistiamo a un rapido e costante ritiro dei ghiacciai, con una forte diminuzione delle masse glaciali.

Questo è un problema molto serio per il futuro, perché centinaia di milioni di persone nel mondo dipendono dalle acque che arrivano dai ghiacciai: la scomparsa delle masse glaciali porterà a un gravissimo deficit di acqua potabile in molte aree del mondo, oltre a sconvolgere le aree di pianura dove i fiumi vedranno fortemente ridotta la propria portata.

La riduzione dei ghiacciai alpini sempre più accentuata

Lo scioglimento dei ghiacciai ha come conseguenza anche un innalzamento del livello degli oceani. Se la situazione dei ghiacciai è preoccupante in tutto il mondo, lo è ancor di più nei ghiacciai alpini: a partire dalla seconda metà del XIX secolo, ossia della fine della Piccola Era Glaciale, i ghiacciai delle Alpi hanno subito un generale ritiro quasi continuo, perdendo in media circa il 70% della loro area e il 75% della loro massa. Attualmente, le Alpi perdono ogni anno circa l’1.5% del proprio volume glaciale.