Finestre meteorologiche nei dipinti di Rubens, Bellini e Tintoretto
Nei paesaggi in miniatura visti attraverso le finestre dipinte in alcuni dipinti, vediamo cieli ricchi di sfumature, con una grande varietà di elementi atmosferici.

Prima che i grandi maestri della pittura europea come Pieter Brueghel il Vecchio (c. 1525/1530-1569) o Joachim Patinir (1480-1524) elevassero il paesaggio a soggetto pittorico e questo cominciasse a guadagnare protagonismo su tavole e tele, le rappresentazioni dell’esterno si limitavano in molti casi a ciò che appariva dipinto in una finestra che l’artista inseriva nella stanza dove si svolge la scena, dominata dal personaggio o dai personaggi principali.
Se durante le nostre visite ai musei ci soffermiamo a individuare quelle finestre nei quadri, ci accorgeremo che attraverso di esse, in quella vista sull’esterno, lo spazio è distribuito in modo equilibrato tra la parte del cielo (metà superiore) e quella della superficie terrestre (metà inferiore).
Ben presto attirerà la nostra attenzione la cura con cui sono dipinti quei paesaggi in miniatura, compresi gli elementi atmosferici, il che consente di dedurre che i pittori di allora, pur non essendo paesaggisti in senso stretto, erano grandi osservatori dell’ambiente naturale.
Le finestre interiori del Prado
Nella vasta collezione di dipinti custodita dal Museo del Prado di Madrid troviamo diverse finestre con vedute sull’esterno che mostrano cieli interessanti. Un primo esempio notevole è L’udito, realizzato intorno al 1617-1618, frutto della collaborazione tra Jan Brueghel il Vecchio (1568-1625) e Pieter Paul Rubens (1577-1640).
Attraverso l’ampia vetrata che domina la stanza, si scorge sullo sfondo il Palazzo di Mariemont, dove trascorrevano l’estate gli arciduchi Alberto d’Austria e Isabella Clara Eugenia (sovrani all’epoca dei Paesi Bassi sotto il dominio della Corona spagnola), sul quale si abbatte un cupo nuvolone di tempesta che avanza da destra.
Fu introdotto nel dipinto per il suono che produce (attraverso i tuoni), che si unisce a quello degli uccelli, degli strumenti musicali e degli orologi presenti nella scena.

Durante la visita al Prado, non bisogna trascurare la grande finestra che domina la tavola de Il transito della Vergine, del grande maestro italiano Andrea Mantegna (c. 1431-1506), dipinta intorno al 1461. Osserviamo un cielo azzurro punteggiato da lunghe nubi che possiamo identificare, per lo più, come altocumuli lenticolari. Queste nubi compaiono anche in altre opere di Mantegna.
Formatosi come pittore a Padova, trascorse la maggior parte della sua vita a Mantova, nella regione della Lombardia, con la maestosa barriera delle Alpi alle spalle. Le nubi lenticolari si formano solo sottovento alle catene montuose, come conseguenza del moto ondulatorio dell’aria che si genera quando il flusso incontra un ostacolo montuoso a una certa velocità. La catena alpina, situata a nord dell’Italia, genera spesso nubi lenticolari, ed è per questo che Mantegna le dipinse, poiché le vedeva di frequente.
Troviamo un’altra finestra con un panorama meteorologico interessante nella tavola di Santa Barbara, del pittore fiammingo Robert Campin (c. 1375-1444). Attraverso di essa vediamo un tipico cielo primaverile, con cumulonembi di grande sviluppo, precursori di temporali.
Si tratta di un chiaro riferimento alla protagonista, patrona dei minatori, degli artiglieri, dei pompieri e di tutte le categorie che lavorano con esplosivi o con il fuoco. Nella tradizione cristiana Santa Barbara è la protettrice del fulmine, e tra le persone più anziane del mondo rurale è ancora comune invocarla con preghiere e scongiuri quando si avvicina una tempesta.
Cieli diversi dietro le finestre
La visita a una grande pinacoteca offre spesso l’opportunità di individuare finestre nei quadri e fare scoperte interessanti. Mi è accaduto durante una recente visita al Museo di Storia dell’Arte di Vienna, nell’agosto 2025. Lì è esposto il dipinto di grande bellezza Giovane donna al bagno (1515) del pittore veneziano Giovanni Bellini (1430-1516). La parte sinistra del quadro è dominata da una finestra, alle spalle della protagonista.

Se osserviamo il cielo (nella metà superiore della veduta), lo dominano grandi cumuli, su uno sfondo che può essere o meno nuvoloso. Rimaniamo nel dubbio. Non è un tipico cielo azzurro limpido, il che fa pensare a uno strato di nubi medie che copre il cielo, tranne nella parte inferiore, dove compare una fascia luminosa giallastra, sopra la quale si staglia una linea di montagne.
Interpretato in questo modo, Bellini avrebbe dipinto quella piccola zona libera da nubi, illuminata dal sole, ma non si può nemmeno escludere che in quella zona inferiore sia rappresentato un mare di nubi, tale che subito sopra si apra un cielo sereno (di tonalità meno intensa nella parte inferiore rispetto a quella superiore, come avviene nella realtà), in cui si inseriscono i cumuli, con le loro caratteristiche forme globulari e la parte superiore bianca e brillante.

Concludiamo questo percorso con alcuni brevi appunti su un altro paio di “finestre meteorologiche” nei quadri. La prima si trova nello stesso museo di Vienna, nel Ritratto di un uomo in armatura, dipinto tra il 1555 e il 1560 da Tintoretto (1518-1594). L’elemento più sorprendente dell’opera è la splendida armatura d’acciaio lucente con finiture dorate (documentata nel 1540) indossata dal personaggio, un giovane marinaio trentenne.
In secondo piano, ma non meno interessante, si apre una veduta attraverso la finestra sulla sinistra. In questo caso, si tratta di una scena marina, con un vascello da guerra del XVI secolo che naviga in un mare scuro, sul quale si abbatte un cielo tempestoso e cupo. La luce emerge in lontananza, nella parte inferiore.
Quei cieli un po’ tenebrosi contrastano con quelli che il pittore e incisore tedesco Albrecht Dürer (1471-1528) inserì nel suo Autoritratto del 1498, molto più luminosi, con l’inconfondibile tocco dell’artista, sia nelle nubi cumuliformi che vi compaiono, sia nella raffinatezza con cui dipinge i diversi elementi del paesaggio (neve sulle cime, tonalità differenti nella vegetazione, increspature sull’acqua di un fiume o di un lago…). Questi paesaggi in miniatura parlano da soli della qualità pittorica dei loro autori.