In volo nell’occhio del ciclone

Cosa sono e come sono equipaggiati i cacciatori degli uragani? Pochi sanno che vent’anni fa erano a caccia delle piogge intense sulle Alpi. Ecco alcune curiosità di questi straordinari aerei.

Un aereo cacciatore di uragani in volo nell'occhio dell'uragano Katrina (2005)

Ad ogni uragano arrivano le loro spettacolari foto dell’occhio del ciclone. Fanno quello che gli aerei di linea evitano, volano dentro gli uragani. Sono gli aerei cacciatori di uragano della NOAA, l’agenzia dell’atmosfera e dell’oceano degli Stati Uniti.

Forniscono dati preziosi per ottimizzare le previsioni dei cicloni tropicali ed anche per la ricerca scientifica, infatti quando non sono operativi per gli uragani sono utilizzati in progetti di ricerca anche internazionali come nel 1999 durante il Mesoscale Alpine Programme.

NOAA Orion P3 cacciatore di uragani

I più famosi aerei utilizzati per la caccia agli uragani sono due Orion Lockheed WP-3D che fanno base presso il NOAA AOC Aircraft Operation Center.

Curioso il nome con cui sono stati battezzati, Kermit e Miss Peggy, in onore dei pupazzi del noto cartoon Muppetts show. Sono due aerei turboelica risalenti al 1976, un particolare modello di solito ad uso militare appositamente modificati e rinforzati per volare negli uragani.

Per affrontare le condizioni di volo estreme e le intense turbolenze che devono affrontare in cabina di pilotaggio operano tre piloti. Il comandante manovra la cloche, l’ingegnere di bordo agisce di continuo sulla manetta per regolare la potenza dei motori e un terzo pilota legge i dati degli strumenti di volo.

A bordo ci sono anche scienziati, ricercatori e meteorologi che controllano la strumentazione scientifica avanzata per raccogliere quanti più dati possibile sia ad uso meteo operativo e di ricerca.

La strumentazione meteo di bordo

E veniamo al cuore scientifico di queste possiamo dire eroiche missioni, gli strumenti meteorologici. Anzitutto vi sono sensori idonei all’uso in volo per la misura in volo di temperatura, pressione e umidità. Il vento è calcolato dall’angolo di orientamento dei flap, rilevato con sistemi ad altissima precisione, così da ottenere anche la componente verticale.

Vi sono due radar meteorologici, uno in coda e uno sotto la plancia, per poter scansionare n tutte le direzioni le nubi e le precipitazioni. Recentemente, un nuovo sofisticato radiometro raccoglie dati di altezza e direzione delle onde del mare, fondamentali per prevedere l’altezza della mareggiata ciclonica, che rappresenta il maggior pericolo degli uragani.

Uno strumento curioso sono le drop sond, sonde a forma di razzo rilasciate da un apposito tubo, naturalmente con paracadute che scendono fino al suolo. E’ grazie a queste che si può rilevare con maggior precisione il vento massimo sostenuto, per classificare l’uragano.

A bordo vi è un direttore di volo, un capo scienziati e naturalmente un meteorologo. Le rotte seguite sono veramente particolari, a 8 o perfino a zig zag sia orizzontale che verticale, con picchiate fino a poche centinaia di metri dal suolo o dal mare per raccogliere dettagliatamente quanti più dati possibile.

20 anni fa un NOAA P3 a caccia sulle Alpi

Proprio in questi giorni, 20 anni fa si svolgeva un importante e storico progetto scientifico, il MAP, Mesoscale Alpine Programme. Fu schierata una task force di strumenti scientifici, in cooperazione fra tutti i paesi alpini, Italia inclusa, e USA, per studiare le interazioni delle perturbazioni, le precipitazioni intense e il foehn sulle Alpi.

Per l’occasione un NOAA P3 fece base a Innsbruck, dove vi erano altri aerei scientifici nonché il centro di previsione meteo apposito per coordinare i voli. Fra i forecaster, per l'Italia parteciparono e volarono a bordo dei cacciatori di uragani i meteorologi Luca Lombroso e Paolo Frontero dell'Osservatorio Geofisico di UNIMORE.

L’aereo cacciatore di uragani fece vari voli, sulle Alpi a cavallo del confine fra Austria e Italia, nel nord est delle Alpi, alto Piemonte e anche fra l’Appennino Tosco Emiliano e la Liguria. I modelli ad alta risoluzione in uso oggi sono stati sviluppati e migliorati proprio grazie alla mole di dati raccolte durante il periodo di osservazioni speciali (SOP) svolto fra settembre e novembre 1999.