L’estate del 2025 di sicuro sarà più fresca di quelle del futuro, l'Italia dovrà prepararsi ad estati sempre più calde

Il Mediterraneo, riconosciuto come un “hotspot” climatico globale, si sta riscaldando a un ritmo del 20% superiore alla media globale, con conseguenze significative per l’ambiente, l’economia e la società italiana.

Cambiamento climatico.
Le estati future, a partire dal 2030, potrebbero durare fino a 5-6 mesi, con temperature massime superiori a +35°C per un numero crescente di giorni, specialmente nelle pianure del Nord, in Toscana, Lazio, Umbria e Sardegna.

Le estati in Europa, e in particolare nel bacino del Mediterraneo e in Italia, stanno diventando sempre più calde, lunghe e caratterizzate da eventi meteorologici estremi.

I modelli climatici più recenti, basati su simulazioni avanzate come quelle del programma Med-CORDEX e del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC), confermano che l’estate del 2025, pur già segnata da temperature elevate, sarà probabilmente più fresca rispetto a quelle attese nei decenni futuri.

Il Mediterraneo, riconosciuto come un “hotspot” climatico globale, si sta riscaldando a un ritmo del 20% superiore alla media globale, con conseguenze significative per l’ambiente, l’economia e la società italiana.

Cosa prevedono i modelli climatici per il futuro?

I modelli climatici, come quelli elaborati dall’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) e da istituzioni come ENEA e CMCC, prevedono un aumento significativo delle temperature medie e degli eventi estremi nel Mediterraneo e in Italia entro la fine del XXI secolo.

Secondo le proiezioni IPCC, entro il 2080-2099, le temperature medie estive nel Sud Europa e nel Mediterraneo potrebbero aumentare di +2,2°C rispetto al periodo di riferimento 1980-1999. Nel caso dello scenario più pessimistico (SSP5-8.5), l’aumento potrebbe raggiungere i +3,5°C nel Mediterraneo entro il 2100.

Ondate di calore.
Il Mediterraneo, riconosciuto come un “hotspot” climatico globale, si sta riscaldando a un ritmo del 20% superiore alla media globale, con conseguenze significative per l’ambiente, l’economia e la società italiana.

In Italia, il riscaldamento è già evidente. Il 2024 ha registrato un’anomalia di +3,22°C rispetto all’era pre-industriale, superando di gran lunga la media globale di +1,3°C.

Le estati future, a partire dal 2030, potrebbero durare fino a 5-6 mesi, con temperature massime superiori a +35°C per un numero crescente di giorni, specialmente nelle pianure del Nord, in Toscana, Lazio, Umbria e Sardegna.

Sempre più eventi atmosferici estremi?

In Italia, città come Firenze hanno visto triplicare i giorni con temperature massime ≥35°C, passando da una media di 15-20 giorni negli anni ’90 a circa 44 giorni nel 2024, con proiezioni che indicano un possibile superamento del record del 2003 (48 giorni).

Entro il 2030, le ondate di calore potrebbero diventare la norma, con temperature estreme di 45°C o più in regioni come Spagna, Italia e Grecia.

Il numero di notti con temperature minime sopra i +20°C è aumentato del 42% in Italia tra il 1961 e il 2008, con un picco nell’Europa sudorientale nel 2024, dove si sono registrate 23 notti tropicali, il triplo del record precedente.

Ondate di calore.
Il riscaldamento atteso e gli eventi climatici estremi avranno impatti significativi sull’economia italiana, in particolare su settori chiave come l’agricoltura, il turismo, la pesca e le infrastrutture costiere.

Le proiezioni indicano una riduzione dei giorni di precipitazione e dell’umidità del suolo, con un aumento dell’indice di siccità nell’Europa sud-orientale, dove il 2024 ha segnato le condizioni estive più secche degli ultimi 12 anni. Tuttavia, quando le precipitazioni si verificano, sono più intense, causando alluvioni lampo, soprattutto nelle aree urbanizzate selvaggiamente.

Attese pesanti ripercussioni economiche

Il riscaldamento atteso e gli eventi climatici estremi avranno impatti significativi sull’economia italiana, in particolare su settori chiave come l’agricoltura, il turismo, la pesca e le infrastrutture costiere.

L’aumento delle temperature e la siccità prolungata ridurranno la disponibilità idrica, colpendo colture come vite, olivo e cereali, fondamentali per l’economia agricola italiana.

Secondo stime, la produzione agricola potrebbe diminuire del -10-20% entro il 2050 in regioni come la Sicilia e la Puglia a causa dello stress idrico e termico.

Le grandinate e le piogge torrenziali, sempre più frequenti, danneggiano i raccolti, mentre gli incendi boschivi, favoriti dalla vegetazione secca, hanno distrutto vaste aree di macchia mediterranea nel 2023, con costi economici significativi per il ripristino.

Inevitabili impatti sul turismo

Il turismo estivo, pilastro dell’economia italiana, subirà un duro colpo a causa delle ondate di calore e delle condizioni climatiche estreme. Le temperature estreme ridurranno l’attrattiva delle destinazioni costiere e urbane, come Roma e Firenze, dove i giorni con temperature sopra i 35°C stanno diventando insostenibili per i visitatori.

Caldo estremo.
Le ondate di calore e gli eventi estremi aggravano i problemi di salute pubblica, con un aumento stimato del 13% delle morti legate a fattori ambientali (es. colpi di calore, malattie respiratorie).

Si stima una potenziale perdita di fatturato turistico del -5-15%** nelle regioni mediterranee entro il 2050, con un aumento della stagionalità verso periodi meno caldi, come aprile-maggio, o settembre-novembre.

Salute e produttività lavorativa

Le ondate di calore e gli eventi estremi aggravano i problemi di salute pubblica, con un aumento stimato del 13% delle morti legate a fattori ambientali (es. colpi di calore, malattie respiratorie).

Ciò comporta costi sanitari crescenti e una riduzione della produttività lavorativa, specialmente nei settori all’aperto come l’edilizia e l’agricoltura, con potenziali perdite economiche potenziali del 2-5% del PIL regionale in alcune aree.

Strategie di adattamento e mitigazione alle ondate di calore

Per affrontare queste sfide, l’Italia deve investire in misure di adattamento e mitigazione, attraverso un’accelerazione verso il passaggio a fonti rinnovabili (solare, eolico) per ridurre le emissioni di gas serra.

Implementare sistemi di accumulo dell’acqua durante i periodi piovosi per contrastare la siccità e promuovere infrastrutture verdi, ben adattabili ai centri urbani, e ridurre il consumo di suolo per mitigare l’impatto delle ondate di calore e delle alluvioni nelle città.