Settembre 2019: nuovi record di temperatura e concentrazione di CO2

A settembre registrati nuovi primati nelle temperature globali e nelle concentrazioni di gas serra. Senza azioni sarà presto raggiunta la fatidica soglia di +1.5°C rispetto all’era preindustriale.

ghiacciaio-monte-rosa
Ghiacciaio sul Monte Rosa. In questo autunno 2019 la riduzione dei ghiacciai italiani ha avuto ampio spazio sui media nazionali.

La casa brucia, dice Greta Thunberg nei suoi discorsi. O, se preferite, come afferma l’IPCC “il riscaldamento globale è inequivocabile”.

I primi dati climatici del mese di settembre 2019 non fanno altro che confermare il grido d’allarme dei giovani e le proiezioni dei modelli climatici. Quello che stiamo vivendo è un periodo straordinariamente caldo per il nostro pianeta, almeno nella scala dei tempi umana. Ecco il quadro delle temperature e concentrazioni di gas serra aggiornati al mese di settembre 2019.

Temperature globali: il settembre più caldo

Secondo i dati diffusi dal servizio climatico Copernicus ECMWF, settembre 2019 è risultato di 0.57°C più caldo del periodo climatico trentennale di riferimento 1981-2010. Con questo valore, dunque, il mese appena concluso risulta il settembre più caldo dell’intero data set Copernicus.

Come sempre, vi sono notevoli differenze geografiche nelle anomalie termiche. In pratica, nel quadro di un pianeta più caldo, mensilmente alcune zone sono soggette ad anomalie calde maggiori di altre o per opposto a temperature più basse della media.

L’Europa in settembre è risultata quasi tutta più calda della media, soprattutto nel settore sud-sudest, Italia compresa. Temperature sotto la media invece nel nord Europa, soprattutto in Norvegia. Più caldo del normale anche in gran parte degli USA, Sud America centrale, Sudafrica, ovest Australia. Anomalie particolarmente marcate, al solito, si riscontrano nelle zone Artiche.

Per opposto, le temperature di settembre sono risultate notevolmente inferiori alla media solo nella Russia sudoccidentale, nell'Asia centrale e in alcune parti dell'Antartide.

Sempre più prossimi al limite di 1.5°C di global warming

Gli ultimi 12 mesi (ottobre 2018-settembre 2019) nel complesso risultano di 0.55°C più caldi della media 1981-2010, il record in questo caso resta quello del medesimo periodo 2015/16. Copernicus ECMWF sottolinea però che, prendendo a confronto il periodo preindustriale definito dallo Special Report IPCC 1.5°C, sia le temperature mensili degli ultimi 12 mesi che quelle di settembre 2019 sono risultate di circa 1.2°C superiori a tale periodo di riferimento.

Insomma, il limite più prudenziale dell’accordo di Parigi sul clima di evitare un riscaldamento pericoloso per ecosistemi, ambiente, uomo ed economia di 1.5°C rispetto all’era preindustriale si avvicina pericolosamente. Senza tagli di emissioni serra ricordiamo che potrebbe essere raggiunto giù nel 2032.

Concentrazioni di CO2

Lo storico Osservatorio di Mauna Loa nelle Hawaii, dove fin dal 1958 vengono rilevate le concentrazioni di biossido di carbonio in atmosfera, a settembre ha rilevato una concentrazione media di 408.54 ppm. Lo scorso anno in questo mese, in cui si è prossimi peraltro al minimo stagionale dovuto al ciclo della vegetazione, la concentrazione era di 405.51, tanto che il tasso di crescita annuale è fra i più alti mai registrati.

In Italia, presso l’Osservatorio di Monte Cimone del Servizio Meteo Aeronautica militare la concentrazione di anidride carbonica media in settembre è risultata di 405.92 ppm lo scorso anno era 403.64 ppm. Globalmente, gli ultimi dati disponibili sono riferiti al mese di luglio 2019, con la concentrazione a 408.65, mentre a luglio 2018 era 406.25.

Ricordiamo che secondo il climatologo James Hansen il livello da non superare di CO2 in atmosfera sarebbe di 350 ppm, valore superato fin dal 1988.

L’emergenza climatica è una realtà

Insomma, i dati parlano chiaro, sono urgenti azioni forti e coraggiose di riduzione dei gas serra.

Le notizie e la petizione inviata alle Nazioni Unite che negano questa evidenza sono prive di fondamento e contengono tutti i principali elementi del negazionismo scientifico. Falsi esperti, la maggior parte di coloro che mette in discussione la scienza del clima non ha in realtà pubblicazioni scientifiche in questo settore. Logica fallace, falsi indizi e la raccolta di ciliegie, ovvero l’uso distorto di dati. Per finire, quando i dati sono difficili da mettere in discussione, spesso chi li vuole negare sfocia nel complottismo.