Il clima cambia per colpa umana, ecco perché

500 scienziati scrivono alle Nazioni Unite negando il ruolo umano sulla crisi climatica, ma le evidenze osservative e modellistiche ormai sono chiare. Il nostro approfondimento.

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Grandi manifestazioni dei giovani si sono svolte in tutto il mondo il 20 e 27 settembre per i Fridays for future.

La giovane ambientalista Greta Thunberg ha chiesto ai Capi di Stato di ascoltare gli scienziati del clima, ammonendo i leader degli Stati delle Nazioni Unite col drammatico grido How Dare you? Come osate? Dopo il suo appello, sono seguite grandi e pacifiche manifestazioni in tutto il mondo, Italia compresa. Il tornare alla ribalta del tema clima ha riacceso la discussione mediatica sulla causa umana del riscaldamento globale.

Una lettera firmata da 500 scienziati e professori di varie discipline è stata inviata al Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres, a Patricia Espinosa, Segretaria Esecutiva dell’UNFCCC e al Presidente del Parlamento Europeo. Nella lettera, si mette in discussione la causa umana della crisi climatica, si afferma che i modelli climatici sarebbero imprecisi e che le attuali politiche climatiche indeboliscono il sistema economico.

Come stanno veramente i fatti?

Le evidenze della causa delle attività umane

Il clima nella lunga storia della Terra è sempre cambiato, ma in passato il cambiamento avveniva per cause naturali e gradualmente, dando tempo alle specie viventi di adattarsi. Fattori astronomici come i cicli di Milanković o geologici come la deriva dei continenti avvengono lentamente e non possono certo spiegare i cambiamenti odierni. Nessun fattore naturale giustifica il rapido aumento delle temperature in corso oggi, nemmeno l’attività solare. L’attività dei vulcani ha influenza temporanea, e comunque le emissioni serra umane sono quasi 1000 volte superiori al degassamento dei vulcani.

Le concentrazioni di CO2 in atmosfera sono aumentate da 290 ppm dell’era preindustriale a 410 ppm o più oggi, con un rapido incremento negli ultimi anni. E’ errato affermare che più CO2 fa bene alla natura perché quella di provenienza umana si aggiunge a quella naturale del ciclo del carbonio.

Secondo il recente rapporto Speciale IPCC 1.5°C le temperature globali sono aumentate fra 0.8 e 1.2°C rispetto all’era preindustriale, e un recente report dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale indica gli ultimi 5 anni come i più caldi in assoluto. Dunque, non è corretto affermare che le temperature dopo il 2000 non sono più aumentate, e nemmeno che l’aumento è inferiore a quanto stimato negli anni 1990 dai modelli climatici.

I rischi dei punti di non ritorno

Gli eventi estremi aumentano, e in recenti convegni e pubblicazioni scientifiche crescono le evidenze che tempeste come Vaia del 28-29 ottobre 2018 non hanno precedenti e sono state favorite, nell’intensità, dal contributo dell’atmosfera e del mare più caldi. Aumentano anche le evidenze dell’aumento di fenomeni quali temporali intensi e violente grandinate, mentre ormai è indiscutibile l’aumento delle ondate di calore.

Ci sono senz’altro ancora dubbi su alcuni aspetti della scienza del clima, ma riguardano solo alcuni dettagli peraltro piuttosto preoccupanti. Per esempio, non si sa se sono stati superati dei tipping point, punti di non ritorno, di alcuni aspetti come l’interruzione della corrente del golfo o il preoccupante rilascio di metano dal permafrost che potrebbe portare il pianeta Terra verso la sindrome di venere, ovvero un aumento incontrollato dell’effetto serra.

L’importanza del negoziato ONU sul clima

Siamo tutti parte della soluzione, ognuno di noi può contribuire con buone pratiche individuali al miglioramento dell’ambiente, ma le drastiche riduzioni di emissioni necessarie per rispettare l’accordo di Parigi sul clima richiedono grandi e coraggiose scelte politiche che devono basarsi sulla miglior scienza disponibile e richiedono consapevolezza della popolazione.

Agire costa molto meno dell’inazione, anzi la banca mondiale ritiene l’inazione incompatibile con la civilizzazione. Dunque al contrario di ciò che afferma la petizione degli scettici del clima, conviene anche all’economia attuare la transizione verso la decarbonizzazione.

Prossimo appuntamento dei negoziati, la COP 25 che si terrà a Santiago del Cile, dove si proseguirà il processo di implementazione dell’accordo di Parigi sul clima.