Anomalo anticiclone sull'Artico accelera la fusione dei ghiacci

La bassa estensione per l’Artico nel suo insieme è in gran parte causata da vaste acque libere nei mari di Laptev e Barents. Le concentrazioni di ghiaccio sono molto basse nel mare della Siberia orientale.

Le isolette artiche durante la luce dei mesi estivi

Il caldo eccezionale che da oltre un mese investe la zona artica sta mettendo in crisi la tenuta dei ghiacci artici. Le intense avvezioni calde che hanno investito di frequente le aree attorno il mare di Barents ed il mare di Laptev, con temperature largamente positive salite fino alla soglia dei +5°C +8°C, hanno favorito la rapida fusione degli ultimi mucchi di neve ancora presenti sulle isole più settentrionali dell’Artico russo.

Su entrambi i bacini il forte riscaldamento riscontrato in queste ultime settimane è da attribuire alla presenza di vasti tratti di acque libere dai ghiacci. Le acque libere riescono ad assorbire una maggior quantità di calore dai raggi solare, calore che una volta immagazzinato dall’acqua viene gradualmente trasferito all’atmosfera sovrastante, incentivando un progressivo aumento dei valori termici.

L’assenza del ghiaccio marino provoca anche una sensibile riduzione delle aree ad “Albedo”, che mantengono uno strato d’aria piuttosto freddo nei bassi strati, riflettendo una buona parte della luce solare.

Fuso gran parte del ghiaccio marino presente sull’Arcipelago Artico russo

La situazione più critica si sta registrando proprio fra sull’arcipelago dell’Artico russo. La quasi totale assenza di freddo ha portato alla totale fusione del manto nevoso nell’isola artica di Dikson, nell’Artico russo, con diverse settimane di anticipo. Inoltre, come mai remotamente successo prima lo spessore del manto nevoso, a causa di queste temperature così elevate, sta rapidamente scendendo anche nell’isola bianca, a Vize, Golomjanyi e a Cape Chelyuskin.

Fino a pochi anni fa la neve era semi-perenne, poteva passare l’estate, poi e cominciata a fondere a fine luglio inizio agosto. Poi un bel giorno, durante la “rovente” estate del 2012 (la più calda di per il continente nord-americano), ha ben pensato di fondere entro la prima settimana di luglio qualcosa di mai visto e ora, a inizio giugno siamo già nel dramma.

La repentina fusione dei ghiacci artici registrata a luglio

Il 15 luglio, l’estensione del ghiaccio marino artico si è attestata a 7,51 milioni di chilometri quadrati (2,90 milioni di miglia quadrate), 330.000 chilometri quadrati (127.000 miglia quadrate) al di sotto del record del 15 luglio, stabilito nel 2011.

Questo pone l’estensione al livello più basso finora mai registrato in questo periodo dell’anno dalle immagini satellitari. Se questo trend dovrebbe proseguire anche nelle prossime settimane si rischia concretamente di superare il minimo storico d’estensione dei ghiacci marini dell’Artico, registrato durante la terribile estate del 2012.

La bassa estensione per l’Artico nel suo insieme è in gran parte causata da vaste acque libere nei mari di Laptev e Barents. Le concentrazioni di ghiaccio sono molto basse nel mare della Siberia orientale, tanto che il ghiaccio rimasto in quest’area rischia di fondere molto rapidamente.

Cosa sta accelerando la fusione del ghiaccio marino?

Analizzando le temperature dell’aria registrate nel mese di luglio sul mar Glaciale Artico notiamo delle anomalie termiche positive elevatissime nella parte centrale del bacino, fino a picchi di oltre +10°C rispetto le medie stagionali. Queste temperature sopra la media erano associate alla persistenza di un anomalo anticiclone dinamico, centrato con i propri massimi sui mari della Siberia orientale e di Chukchi.

L’aria calda che per molti giorni ha investito il settore orientale del mar Glaciale Artico era composta da masse d’aria, originatesi precedentemente sopra le immense distese continentali dell’Eurasia. Il gran caldo è riuscito a raggiungere il Polo Nord attraverso l’attivazione di moderati venti dai quadranti meridionali che cavalcano i margini delle grandi onde lunghe troposferiche (“onde di Rossby”) da settimane semi-stazionarie fra l’Europa e la fascia siberiana, fino alle coste dell’estremo oriente russo.

Nella prima parte di luglio sulla costa artica russa le temperature erano quasi leggermente al di sopra della media. Questo è un netto cambiamento rispetto a giugno, quando, durante le intense ondate di calore che a ripetizione hanno investito la Siberia centro-orientale, le temperature lungo la costa siberiana del mare di Laptev orientale erano di +8°C sopra la media stagionale.

È probabile che queste alte temperature, unite al movimento del ghiaccio lontano dalla costa, abbiano favorito la ritirata del ghiaccio lungo la costa russa, portando all’attuale bassa estensione del ghiaccio. Sulla base delle immagini dell’AMSR2 elaborate dall’Università di Brema, la rotta del mare del Nord lungo la costa russa, il famoso passaggio a nord-est, ormai è aperta.