Gelate precoci, invernali e tardive: quali sono le più temute nelle campagne?
Questo fenomeno meteorologico è tipico del periodo invernale, ma sempre più frequentemente arreca gravi danni all’agricoltura. Scopri di più nel video e nell’articolo.
Con l’arrivo dell’inverno è più frequente e probabile che possano verificarsi le cosiddette gelate, quel fenomeno meteorologico caratterizzato da un abbassamento della temperatura dell’aria da valori positivi a valori negativi.
Considerato il periodo in cui esse si verificano sono dette “gelate invernali” e fortunatamente non apportano particolari danni alla vegetazione perché la natura è a riposo e la raccolta degli ortaggi sensibili al freddo è già stata ultimata.
Le gelate, in concomitanza di configurazioni bariche particolari, possono però verificarsi anche precocemente (in autunno) o tardivamente (in primavera), quando le piante sono ancora in attività vegeto-produttiva o hanno da poco schiuso le gemme fiorali e vegetative.
Gelate tardive e cambiamenti climatici
Negli ultimi anni, a causa dei cambiamenti climatici, le gelate tardive sono risultate più frequenti del passato e hanno generato gravi danni in agricoltura, specialmente ai comparti frutticolo e viticolo.
In genere, quando ciò accade, gli eventi presentano queste caratteristiche e questa successione: nei primi mesi dell’anno si verificano temperature sopra media, che inducono un’interruzione della dormienza invernale degli alberi da frutto e una precoce schiusura delle gemme; dopo che la pianta ha ripreso la sua attività, se si verifica un ritorno di freddo e la temperatura scende sottozero, le gemme appena sbocciate vanno incontro a bruciature da gelo molto gravi che possono compromettere la vitalità e la produttività della pianta.
In genere più la gelata si verifica tardivamente nel calendario più è dannosa, perché significa che colpisce le piante a uno stadio vitale più avanzato, ma anche ritorni di freddo più precoci nell’inverno, se arrivano dopo un periodo mite a febbraio, possono risultare dannosi; purtroppo entrambe le situazioni sono più frequenti in tempi di cambiamento climatico.
In quali condizioni meteo si verificano?
In base alle condizioni meteorologiche che le determinano, le gelate si suddividono in gelate per advezione, gelate per radiazione (o irraggiamento) e gelate miste.
Gelate per advezione
Le prime si verificano quando una massa d’aria fredda e secca raggiunge una determinata area geografica: è la cosiddetta “ondata di freddo”, così come viene nominata nelle previsioni del tempo, e in genere porta un abbassamento delle temperature massime e minime con freddo progressivamente più pungente salendo di quota.
Gelate per radiazione
Le seconde si verificano in presenza di stabilità atmosferica, notti serene, assenza di nuvole e di vento: il terreno si raffredda rapidamente e il calore si disperde in atmosfera. In questo caso l’aria fredda, più pesante, ristagna vicino a terra, mentre salendo di quota la temperatura aumenta (inversione termica), per poi riprendere a scendere dopo una certa quota.
Gelate miste
Spesso possono verificarsi anche situazioni miste, in cui c’è un apporto di freddo dovuto all’arrivo di una massa d’aria fredda (avvezione) e in contemporanea, grazie ai cieli sereni, si verifica una rapida dispersione del calore dal suolo (irraggiamento).
Gelate nere e bianche
In generale, se l’umidità dell’aria è bassa la gelata risulta particolarmente intensa e dannosa (gelata nera), mentre in presenza di maggiore umidità si forma la brina (gelata bianca) e i danni ai tessuti vegetali sono più contenuti.
Altri fattori determinanti
Altri fattori che influenzano la gravità di una gelata sono la temperatura che viene effettivamente raggiunta, la durata della gelata e la velocità con cui la temperatura scende sotto lo zero e successivamente risale.
Danni da gelata: quali sono e come limitarli
A livello della cellula vegetale, la formazione di cristalli di ghiaccio provoca danni alle membrane e alle pareti, disidratazione degli spazi interni, alterazioni metaboliche e biochimiche, infine stress meccanico dei tessuti.
Per limitare i danni del gelo sulle coltivazioni sono stati sviluppati diversi metodi: quelli classici riguardano la protezione attiva e passiva, generalmente applicati su piante arboree, ma nel caso di piante erbacee come i cereali esistono anche metodi che agiscono sulla fisiologia della pianta e stimolano i meccanismi naturali di adattamento delle piante al gelo.
Protezione passiva
La protezione passiva riguarda misure preventive che riducono il rischio di danni da gelata prima che essa si verifichi, ad esempio: scegliere correttamente il sito di coltivazione, posizionare barriere frangivento o fisiche che ostacolino l’entrata del freddo nel campo, isolare le piante o loro parti dal freddo con materiali di diversa natura (plastica, cartone, paglia, tessuti) o strutture a coppa o rincalzature del terreno.
E ancora: controllare tramite trattamenti fitosanitari le popolazioni batteriche delle piante, che fungono da centri di nucleazione del ghiaccio, scegliere varietà a fioritura tardiva (nel caso degli alberi da frutto), imbiancare i tronchi delle piante.
Protezione attiva
La protezione attiva, invece, comprende interventi diretti e immediati da attuare durante la gelata per innalzare la temperatura dell’aria in prossimità della coltura o quella dei tessuti vegetali; i principali sono: l’irrigazione antibrina, l’utilizzo di generatori di calore e l’uso di ventilatori.
L’irrigazione antibrina è una tecnica che prevede di irrorare con acqua la chioma della pianta (soprachioma) o la parte sottostante (sottochioma), da quando la temperatura inizia a scendere sotto lo zero a quando torna al di sopra dello zero.
Questa tecnica sfrutta il principio fisico per il quale quando l’acqua spruzzata sulla pianta passa dallo stato liquido allo stato solido libera calore, il cosiddetto calore latente di solidificazione, che mantiene la temperatura dei tessuti vegetali vicina a 0°C, proteggendoli dal congelamento anche se la temperatura dell’aria scende al di sotto di questo valore. I frutteti in cui viene utilizzata questa tecnica assumono davvero un aspetto unico e suggestivo, dal momento che il ghiaccio al mattino copre tutto, compresi gli alberi da cui pendono spettacolari stalattiti di ghiaccio.
Altrettanto spettacolare è l’utilizzo di torce e falò per riscaldare, nel cuore della notte, l’aria del vigneto o del frutteto, disponendo le fonti di calore a intervalli regolari nei campi.
Tecniche più moderne si basano sull’utilizzo di riscaldatori, luci a infrarossi e ventilatori. Questi ultimi, collocati su pali alti oltre 10 metri, sono efficaci in presenza di gelate da inversione termica perché rimescolano l’aria fredda e pesante al suolo con quella più “calda” presente alla loro quota.
Inverno 2024-2025: come si comporterà?
Nonostante i cambiamenti climatici in atto, la speranza è che l’inverno in arrivo e la prossima primavera mostrino il loro volto più consono dal punto di vista meteo-climatico, senza riservare brutte sorprese agli agricoltori.