La notte in cui la salma di un Papa rischiò di essere gettata nel Tevere, a Roma

Nel luglio del 1881 la salma di papa Pio IX, pontefice che rimase al potere proprio negli anni della nascita dell'Italia unita e della fine dello Stato Pontificio, venne quasi gettata nel fiume Tevere da alcuni manifestanti anticlericali.

Il Ponte di Castel sant'Angelo a Roma, dove avvenne l'incidente nel quale la salma di Pio IX quasi venne gettata nel Tevere.

In questi giorni di maggio 2025 il mondo guarda con attenzione a Roma, dove è in corso l'elezione del nuovo pontefice della Chiesa cattolica, a seguito della morte di papa Francesco. Si ripete un rito che va avanti da secoli, anche se dal 1870 le cose sono cambiate, lo Stato Pontificio non esiste più e non controlla più l'Italia centrale come è stato per molto tempo.

Il 20 settembre del 1870, lo ricordiamo, le truppe del Regno d’Italia aprirono una breccia nelle mura di Roma all’altezza di Porta Pia, mettendo fine al potere temporale dei papi e sancendo l’annessione della città al nascente Stato italiano, che era nato ufficialmente nel marzo del 1861, pochi anni prima.

Quel giorno segnò la fine dello Stato Pontificio e l’inizio di una nuova fase, con lunghi decenni nei quali i rapporti tra i Papi e l'Italia sarebbero stati molto tesi.

Bisogna anche ricordare che, prima ancora della Presa di Roma, la città eterna aveva vissuto sconvolgimenti e moti di rivoluzione contro il potere dei Papi. Uno di questi momenti era culminato nella Repubblica Romana, nel 1849. Il nuovo Stato repubblicano, sorto a seguito di una rivolta interna che nei territori dello Stato Pontificio, ebbe come effetto la fuga di papa Pio IX a Gaeta.

L’episodio del 1881 a Roma

Era la notte tra il 13 ed il 14 luglio del 1881 quando un corteo funebre silenzioso lasciò la Basilica di San Pietro per dirigersi verso San Lorenzo Fuori le Mura. Nella bara, coperta da un drappo semplice, giaceva il corpo di Papa Pio IX, morto tre anni prima e fino ad allora sepolto provvisoriamente in quella che oggi è la Città del Vaticano.

La traslazione, però, fu tutt’altro che tranquilla. Lungo il percorso, un gruppo di anticlericali tentò l’assalto al convoglio con l’intento di gettare la salma nel Tevere, al grido di "al fiume il papa porco". Ci volle l’intervento deciso delle forze dell’ordine e della Guardia Svizzera per evitare che l’attacco avesse esito.

Bisogna ricordare che erano anni di transizione, in cui il potere dei papi era appena tramontato, ma era ancora viva la fase in cui Pio IX aveva regnato.

A pochi giorni dai funerali di Papa Francesco e dal trasferimento della sua salma da San Pietro a Santa Maria Maggiore, l’episodio ci deve far ricordare quanto fragile sia stata, anche nei suoi momenti più solenni, la relazione tra papato e Italia nella Roma postunitaria.

E di come nei secoli di potere dei papi, il rapporto tra potere temporale e popolo sia stato segnato da rivolte, tensioni, in un contesto in cui il controllo politico si scontrava spesso con le aspirazioni di libertà, giustizia sociale o semplice autonomia da un'autorità percepita come distante e repressiva.

Qualche curiosità sul papa Giovanni Maria Mastai Ferretti

Papa Pio IX, il pontefice che quasi finì nel Tevere nell'episodio sopra descritto, si chiamava Giovanni Maria Mastai Ferretti, ed era nato a Senigallia il 13 maggio 1792. Fu eletto pontefice nel 1846, prendendo il nome di Pio IX. Il suo fu il pontificato più lungo della storia, durato oltre trent’anni.

Pio IX fu protagonista della fase più turbolenta del XIX secolo ed affrontò il crollo del potere temporale dei papi. Già nei decenni precedenti alla nascita dell'Italia unita affrontò le crescenti insofferenze delle città che si trovavano nello Stato pontificio, e fu anche il Papa che andò in esilio quando venne proclamata la Seconda Repubblica Romana, nel 1849.

Con la breccia di Porta Pia del 1870, perse lo Stato Pontificio e si ritrovò prigioniero simbolico in Vaticano, in aperto contrasto con il nuovo Regno d’Italia. La sua opposizione al liberalismo e al nuovo assetto politico italiano lo rese bersaglio della rabbia di molti. Per questo, alla sua morte nel 1878, si decise di tumularlo provvisoriamente a San Pietro, in attesa che le acque si calmassero.

Quando alla fine si stabilì di esaudire il suo desiderio testamentario di essere sepolto a San Lorenzo Fuori le Mura – in una semplice urna di pietra, senza monumenti, e con una spesa che non superasse le 2.150 lire – le tensioni erano ancora vive. Il governo Depretis autorizzò il trasferimento solo di notte e sotto stretta sorveglianza, consapevole del rischio. Ma non bastò a prevenire l’attacco.

Vista aerea dell'area di Castel Sant'Angelo, a Roma, e dell'area di San Pietro.

Il ponte di Castel Sant’Angelo fu teatro di un’aggressione violenta: insulti, sassi, bastoni. La reazione del Vaticano fu durissima. Papa Leone XIII, succeduto a Pio IX, accusò apertamente il governo di non aver garantito l’ordine e ventilò l’ipotesi di trasferire la Santa Sede a Vienna o Madrid.

Alla fine, la crisi fu ricomposta, ma la ferita rimase. E da allora, mai più una salma papale attraversò le strade di Roma senza una cornice imponente di sicurezza. Oggi, il corpo di Pio IX riposa nella cripta sotto l’altare maggiore di San Lorenzo, visibile ai fedeli.

Fonti della notizia

Quando la salma di un papa portata via da San Pietro rischiò di finire nel Tevere - la Repubblica - https://roma.repubblica.it/cronaca/2025/04/24/news/ultimo_papa_vaticano_funerali_rischio_bara_pio_ix-424146903/