Finisce gennaio: nonostante le piogge, continua il dramma del fiume Po

Il 2023 è iniziato con perturbazioni che hanno portato piogge e nevicate, ma per i fiumi e laghi del nord Italia la situazione è ancora drammatica, all'indomani di un 2022 segnato da una gravissima siccità.

fiume po
Una foto d'archivio del fiume Po in secca nel corso della stagione invernale.

Il 2022 è stato un anno drammatico per i fiumi dell'Italia, con una situazione siccità molto pesante ed allarmante specie nelle regioni del Nord (ma non solo). Un anno fa, la situazione in cui si trovava il fiume Po finiva sui notiziari di tutto il mondo a causa della grave siccità, la peggiore dei precedenti 70 anni.

Era solo l'inizio: la carenza di piogge e le ondate di caldo estreme avrebbero poi segnato l'intero anno, e la situazione di emergenza si sarebbe estesa presto all'Europa centrale, dove l'estate scorsa si è verificato un drammatico abbassamento del livello dei fiumi.

Le condizioni meteo delle ultime settimane potrebbero far pensare ad una situazione migliore nel nord Italia rispetto a un anno fa, ma dal report settimanale dell'Osservatorio Anbi sulle risorse idriche, pubblicato il 26 gennaio, emerge che "al nord la crisi idrica è endemica mentre al centro sud riappare lo spettro alluvionale: senza nuove infrastrutture la situazione è sempre più grave".

Il dramma del fiume Po continua nel 2023

È il Piemonte il paradigma della preoccupante sofferenza idrica che permane nell'Italia settentrionale, si legge nel report dell'Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche. Nella principale regione del Nord Ovest i livelli di tutti i corsi d'acqua sta decrescendo. Il fiume Sesia registra addirittura un calo del 50% in una settimana, ma è ancora una volta il Po - il fiume più grande d'Italia sia per lunghezza che per portata - a rappresentare meglio l'immagine di una crisi idrologica che pare senza fine.

Quello che fino a qualche anno fa veniva definito il Grande Fiume d'Italia ha attualmente una portata inferiore a quella dello scorso anno, informa l'Anbi. A
Torino questo deficit si attesta attorno al 50%, ma in altre stazioni di rilevamento supera addirittura l'80%
, prolungando tale condizione anche in Lombardia ed Emilia Romagna. A Piacenza sono stati registrati nuovi minimi storici.

"La critica condizione idrica del fiume Po si trascina da Dicembre 2020 e condiziona l'economia agricola, nonché l'agroalimentare della principale food valley italiana e riconosciuta eccellenza mondiale: la Pianura Padana – evidenzia Francesco Vincenzi, Presidente ANBI. È necessario un nuovo approccio nell'affrontare una situazione di crisi dall'accelerazione inattesa, che la caratterizza come ormai endemica: bisogna tesaurizzare ogni goccia d'acqua, aumentando la permanenza sul territorio di apporti idrici sempre minori, aggiunge.

"È indispensabile - spiega ancora Vincenzi - una nuova cultura, che metabolizzi come i cambiamenti climatici stiano determinando la fine dell'abbondanza idrica sul Nord Italia e quindi sia necessario creare le condizioni infrastrutturali per garantire omogenee riserve idriche al Paese, pena l'abbandono di qualsiasi prospettiva di autosufficienza alimentare."

In sofferenza anche i grandi laghi del Nord

Al Nord continuano a soffrire anche i grandi laghi, i cui livelli permangono abbondantemente sotto media, anche se il Verbano supera, per la prima volta dopo molti mesi, lo zero idrometrico. I volumi trattenuti dagli altri bacini lacustri continuano a calare con Benaco e Sebino addirittura sotto le quote del 2022, mentre l'acqua presente nel lago di Garda è addirittura dimezzata rispetto ad un anno fa.

Anche il fiume Adige ristagna a livelli più bassi dell'anno scorso in Veneto, dove è in calo la portata del Bacchiglione, ma è quella della Livenza a registrare il decremento più vistoso: -86 centimetri in una settimana.

La neve caduta non basta: siamo ancora molto al di sotto della media del periodo

In Lombardia, cala anche il fiume Adda, il cui livello è il più basso in anni recenti anche rispetto al drammatico 2017, un altro anno che aveva fatto segnare siccità estrema.

La neve caduta (secondo l'Anbi sono calcolati 951,9 milioni di metri cubi contro una media di 1644,7) ha lievemente rimpinguato le riserve idriche, cresciute di quasi il 6% rispetto al 2022, ma si rimane comunque molto al di sotto della media del periodo, addirittura di un allarmante 47,2%, secondo ARPA Lombardia.

Qualche buona notizia dalla Valle d'Aosta

A godere significativamente delle precipitazioni è invece la Valle d'Aosta (mediamente 55 centimetri di neve con punta in Valtournanche, dove sono caduti 129 cm), con la Dora Baltea che ha una portata quasi cinque volte superiore alla media storica di Gennaio, secondo quanto riportato dal Centro Funzionale Regionale Valle d'Aosta.

La situazione nell'Italia centro-meridionale

In Emilia Romagna, l'area appenninica romagnola è una delle zone maggiormente colpite dall'ondata di gelo e neve, abbattutasi sull'Italia centro-meridionale la scorsa settimana. Di conseguenza cresce il fiume Reno, così come Savio e Lamone registrano portate sopra la media; i flussi negli alvei di Secchia, Enza e Trebbia segnano invece una netta battuta d'arresto.

In Toscana, nonostante le piogge e le nevicate in montagna siano state significative, calano sorprendentemente le portate del fiume Arno, ma soprattutto del Serchio, che si riduce di oltre il 60%.

Exploit pluviometrico sulle Marche, informa ancora l'Anbi: i fiumi di questa regione si sono gonfiati, facendo temere nuovi eventi alluvionali dopo quelli dello scorso autunno: vistose e repentine crescite di livello negli alvei di Potenza, Esino e del suo affluente Sentino.

Anche in Umbria, neve e pioggia hanno fatto alzare i livelli dei fiumi e finalmente anche del lago Trasimeno, che dopo mesi si allontana dal livello di criticità.

Crescono i fiumi del Lazio, in Campania eventi alluvionali

Come la neve in Abruzzo (circa 1 metro su molte località), nel Lazio si sono registrate piogge, che hanno rivitalizzato i corpi idrici: in crescita i fiumi Tevere, Aniene (+ 40%), Liri e Garigliano, così come il lago di Nemi (+ 10 centimetri).

Anche la Campania è stata interessata da forte maltempo: una serie di violenti nubifragi, con circa 100 millimetri di pioggia in 24 ore, hanno causato alluvioni nel Casertano e nel Beneventano con lo straripamento dei fiumi Calore, Sarno e Volturno, il cui livello è cresciuto di oltre 6 metri in 2 giorni. L'Anbi segna che l'altezza del Garigliano ha toccato 8,58 metri di altezza, mentre un anno fa era a 1,38 m.

"Il riapparire di eventi alluvionali che, seppur circoscritti, hanno comportato ingenti danni, ripropone l'altra faccia di una difficile gestione idraulica, cui si può dare risposta solo attraverso investimenti multifunzionali - commenta Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI - trasformando una minaccia in risorsa. I progetti per invasi, laghetti e bacini di espansione, previsti dai Consorzi di bonifica ed in attesa d finanziamento, rispondono a questa esigenza, contenendo l'acqua in eccesso per utilizzarla nei momenti di bisogno", aggiunge.

In aumento livelli nei bacini di Basilicata e Puglia

Al proposito viene segnalata la repentina crescita dei volumi trattenuti dalle dighe di Basilicata: + 114 milioni di metri cubi in 7 giorni (fonte: Autorità di bacino distrettuale dell'Appennino Meridionale); cospicuo infine è l'incremento (+ 48,39 milioni di metri cubi) anche nei bacini della Puglia dove, la settimana scorsa, i livelli dei torrenti (Carapelle e Radicosa, ad esempio) sono saliti di 1 metro e mezzo in poche decine di minuti.