Sette anni fa il terremoto sconvolgeva l'Italia centrale: il 24 agosto iniziò la sequenza sismica Amatrice-Visso-Norcia

Sono passati 7 anni dal 24 agosto 2016, quando un forte terremoto devastò Amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto, causando centinaia di vittime ed aprendo la lunga sequenza sismica che sconvolse un'ampia area dell'Italia appenninica centrale.

terremoto amatrice
Sono passati 7 anni dal devastante terremoto di Amatrice, e dall'inizio della sequenza sismica in Italia centrale.

Sette anni fa, nella notte tra il 23 ed il 24 agosto del 2016, un terremoto di magnitudo momento 6.0 sconvolgeva una vasta area dell'Italia centrale situata fra Lazio, Abruzzo, Umbria e Marche. Alle 3:36 di notte, la forte scossa devastava i Comuni di Amatrice, Accumoli (Rieti) e Arquata del Tronto (Ascoli Piceno), centri abitati situati nell'Appennino centrale. A causa dei crolli morirono 299 persone, e ci furono gravissimi danni numerosi centri abitati anche a diversi chilometri dall'epicentro.

Quel giorno di sette anni fa ebbe inizio una lunga sequenza sismica che l'INGV, l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia italiano, denominò "sequenza sismica Amatrice-Norcia-Visso", che durò per anni e che è considerata dai sismologi come una delle più importanti di questo secolo.

24 agosto 2016, il terremoto sconvolge Amatrice ed altri centri dell'Appennino centrale: centinaia i morti

In quel 2016 erano passati esattamente 7 anni dal terremoto del 6 aprile 2009 che aveva devastato L'Aquila e decine di altri comuni dell'Abruzzo, causando 294 vittime. Ventuno anni prima si era verificato un altro grande terremoto appenninico nell'Italia centrale, quello dell'Umbria-Marche dell'autunno 1997.

L'Appennino italiano, una catena montuosa in continuo movimento per le spinte tettoniche che avvengono in questo punto dell'Europa, tornava ad essere sconvolto da nuovi potenti terremoti, in aree caratterizzate dalla presenza di antichi paesi con numerose opere architettoniche antiche e fragili.

La gravità degli effetti del terremoto del 24 agosto fu evidente fin da subito. Oltre ad Amatrice, dove si contarono 237 morti, venne devastato il borgo di Pescara del Tronto, frazione di Arquata, cancellato per sempre.

Il bilancio pesantissimo del sisma fu di 299 vittime: 237 ad Amatrice, 51 ad Arquata (quasi tutte nella frazione di Pescara) e 11 ad Accumoli.

In quei giorni si era al culmine della stagione turistica, i paesi dell'Appennino centrale tornavano ad essere abitati da ex residenti tornati nelle case di proprietà per la stagione estiva, da turisti, visitatori. Il potente sisma avvenne inoltre nel cuore della notte, e molte persone vennero sorprese dai crolli nel pieno del sonno.

Gli effetti del terremoto del 24 agosto

Nei comuni di Amatrice e Arquata del Tronto, nella notte del 24 agosto, venne raggiunta una intensità pari al X grado della scala macrosismica europea EMS, che equivale a un livello di distruzione quasi totale.

L'intensità di un terremoto, diversa dalla magnitudo, non esprime la potenza del terremoto ma gli effetti locali ed è influenzata da molti fattori. Nei comuni di Amatrice e Arquata del Tronto venne raggiunta una intensità pari al X grado della scala macrosismica europea EMS, che equivale a un livello di distruzione quasi totale.

La distruzione raggiunta nel comune di Amatrice e l'elevato numero di vittime registrato in questo centro, portarono a chiamare inizialmente il sisma del 24 agosto "il terremoto di Amatrice", ma molti altri centri, oltre ad Accumoli ed Arquata del Tronto, vennero gravemente danneggiati.

In una vastissima area, anche a decine di chilometri dall'epicentro del primo grande evento sismico del 24 agosto 2016, ci furono danni, lesioni, ancora oggi visibili a sette anni da quel terremoto.

La sequenza sismica dopo il 24 agosto continua in Valnerina, sui Monti Sibillini e in Abruzzo

Dopo il 24 agosto 2016 si verificarono altri terremoti lungo l'Appennino centrale con nuovi danni e vittime. Si parlerà da quel momento di "terremoto del Centro Italia" e la sequenza sismica, denominata "Sequenza Amatrice-Visso-Norcia" durerà a lungo.

Il 26 ottobre del 2016, a poco più di due mesi dal forte sisma del 24 agosto, due scosse con epicentro tra i Comuni di Visso, Ussita e Castelsantangelo sul Nera (Macerata), devastano un'area situata alcune decine di chilometri più a nord rispetto all'area colpita ad agosto, nell'Appennino umbro-marchigiano.

Alle 7:40 del 30 ottobre 2016 viene registrata una scossa di magnitudo 6.5 con epicentro tra Norcia, Preci (Perugia) e Castelsantangelo sul Nera (Macerata). Si tratta del più forte terremoto avvenuto in Italia dal 1980, dall'evento che sconvolse l'Irpinia. Il sisma fa crollare la basilica di San Benedetto a Norcia, distrugge la frazione di Castelluccio di Norcia e danneggia ulteriormente le aree già colpite nei mesi precedenti.

In questa occasione non ci sono vittime, ma l'area sconvolta dai danni diventa ancora più grande: ormai sono 131 i Comuni danneggiati, ed il cratere sismico comprende quattro regioni: Marche, Lazio, Umbria, Abruzzo. Gli sfollati sono decine di migliaia: è ormai evidente che si tratta di uno dei maggiori disastri della storia recente d'Italia.

La sequenza sismica di Amatrice-Norcia-Visso continua nei mesi, con migliaia di eventi sismici minori, molti dei quali avvertiti nelle aree più vicine all'epicentro.

Poi, il 18 gennaio del 2017, quattro scosse fanno tremare nuovamente la terra in Abruzzo, in provincia dell'Aquila: la prima scossa avviene alle 10:25, con epicentro a Montereale, ed ha una magnitudo 5.1. La seconda di magnitudo 5.5 alle 11:14 con epicentro a Capitignano, la terza alle 11:25 di 5.4 con epicentro a Pizzoli, mentre la quarta ha una magnitudo 5.0, avviene alle 14:33 ed ha epicentro a Cagnano Amiterno.

Oltre 124.000 terremoti in 5 anni

Quella iniziata alle 3:36 di notte del 24 agosto 2016 con il terremoto di Accumoli-Amatrice, di magnitudo 6.0, è una delle più importanti sequenze sismiche che ha colpito il territorio nazionale in questo secolo, secondo quanto riportato dall'INGV. La sequenza, detta “di Amatrice-Visso-Norcia”, ha coinvolto un’area di circa 8.000 km quadrati, 140 Comuni e circa 600.000 persone. Dal 24 agosto 2016 fino al 2021, la

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Tutti gli eventi sismici di magnitudo uguale\maggiore di 2.5 localizzati dalla Rete Sismica Nazionale dell'INGV nell'area dell'Italia Centrale interessata dalla sequenza sismica del 2016-2017 (dal 1 agosto 2016 al 31 agosto 2017). Fonte dati: http://cnt.rm.ingv.it/

rete sismica nazionale dell’INGV ha registrato oltre 124.000 eventi nell'area. Le mappe pubblicate dall'INGV in questi anni permettono di avere una idea della vastità dell'area interessata dalla sequenza sismica: una enorme area dell'Italia centrale, posizionata lungo la catena montuosa degli Appennini, e che comprende le regioni Lazio, Abruzzo, Marche e Umbria. Qui sopra la mappa degli eventi principali avvenuti tra il 2016 ed il 2017, navigabile a questo link.

Il lavoro dell'INGV per la sorveglianza sismica in Italia

“Il 24 agosto 2016 - ha affermato oggi Carlo Doglioni, Presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, nel settimo anniversario del terremoto che colpì a fondo il Centro Italia - iniziò la tragica sequenza sismica di Amatrice-Visso-Norcia: una ferita che deve ancora rimarginarsi, che ci ha insegnato moltissimo e che stimola quotidianamente l’INGV a implementare le reti di monitoraggio e sorveglianza sismica in tutta Italia".

I terremoti torneranno, non c’è possibilità alcuna di fermarli, ma dobbiamo conoscerli meglio per poterci difendere tramite una prevenzione adeguata che ci permetta un giorno di poterci convivere senza temere perdite di vite e di beni. Carlo Doglioni, presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.

"I terremoti torneranno - ha aggiunto Doglioni - non c’è possibilità alcuna di fermarli, ma dobbiamo conoscerli meglio per poterci difendere tramite una prevenzione adeguata che ci permetta un giorno di poterci convivere senza temere perdite di vite e di beni. Vale la pena investire nella comprensione dei terremoti per difendere la Vita, le nostre Abitazioni, la Libertà di non essere sfollati per molti anni e perdere le proprie radici culturali e disperdere il tessuto Economico. Studiare la Terra è un investimento per il futuro, per difenderci dai rischi naturali e utilizzare le risorse del pianeta nel rispetto dell’ambiente”, conclude il presidente dell'INGV.