L'antico "albero del pane" che ha sfamato l'Italia sta soffrendo: cosa sta causando la crisi dei castagneti
Simbolo di vita e sostentamento per secoli, il castagno oggi è in pericolo: malattie, clima e abbandono minacciano un patrimonio naturale e culturale che ha nutrito l’Italia intera. Ora tocca a noi salvarlo

Per secoli, prima che il grano e la patata conquistassero la tavola, il castagno fu l’albero della vita per milioni di italiani. Chiamato “albero del pane” per la farina che si ricavava dai suoi frutti, ha sostenuto intere generazioni nelle montagne dell’Appennino e delle Alpi, dove i terreni erano poveri e l’agricoltura difficile.
I castagneti non erano solo fonte di cibo, ma anche di legna, ombra, pascolo e cultura: attorno a essi ruotavano feste, tradizioni, proverbi. Oggi però, quel patrimonio che ha nutrito e modellato il paesaggio rurale italiano sta vivendo una profonda crisi, minacciato da malattie, cambiamenti climatici e abbandono.
Il castagno: un gigante dei boschi italiani
Il castagno europeo (Castanea sativa) è un albero maestoso, che può superare i 30 metri di altezza e vivere anche oltre 500 anni. Ama i terreni acidi e ben drenati, e si trova soprattutto nelle fasce montane tra i 400 e i 1.200 metri, dalle Alpi Liguri alla Calabria, con un’ampia diffusione sull’Appennino Tosco-Emiliano, Umbro e Campano.
In Italia, il castagno rappresenta una delle specie forestali più importanti, insieme a faggio, quercia e abete. Nei boschi misti, il faggio (Fagus sylvatica) tende a dominare alle quote più alte o sui versanti più umidi, mentre il castagno predilige pendii esposti e climi più miti.
Oltre al valore ecologico, il castagno possiede un valore economico e paesaggistico unico: produce legno resistente e duraturo e frutti, le castagne, ricchi di carboidrati e nutrienti, che un tempo sostituivano il pane nelle diete contadine.
La cause della crisi
Negli ultimi decenni, i castagneti italiani stanno soffrendo una crisi senza precedenti, dovuta a una combinazione di fattori:
Cambiamenti climatici: estati sempre più calde e secche e piogge irregolari indeboliscono le piante, rendendole più vulnerabili a parassiti e funghi.
Patogeni e insetti introdotti: la “vespa cinese del castagno” (Dryocosmus kuriphilus) ha devastato i raccolti dagli anni 2000 in poi, mentre il cancro corticale (Cryphonectria parasitica) e l’inchiostro del castagno (Phytophthora cambivora) continuano a decimare gli alberi.
Abbandono agricolo e forestale: con lo spopolamento delle aree montane e il declino dell’agricoltura tradizionale, molti castagneti sono stati lasciati a se stessi. I boschi non curati diventano preda di infestazioni, competizione con altre specie e incendi.
Cambiamenti economici e sociali: il calo della domanda di farina di castagne, la difficoltà di meccanizzazione e i bassi prezzi sul mercato hanno ridotto la convenienza della coltivazione.
Ricolonizzazione forestale: dove un tempo c’erano castagneti coltivati, oggi si espandono boschi misti di faggio e carpino, che modificano la composizione ecologica del paesaggio.
Possibili soluzioni
La crisi non è irreversibile. Diverse strategie stanno già mostrando risultati promettenti:
Recupero dei castagneti abbandonati attraverso potature, innesti e gestione forestale sostenibile.
Ricerca e innovazione: lo sviluppo di ibridi resistenti alle principali malattie e parassiti è una delle frontiere più importanti.
Lotta biologica: l’introduzione di Torymus sinensis, un insetto antagonista della vespa cinese, ha già ridotto in molte aree la gravità dell’infestazione.
Valorizzazione economica e culturale: promuovere la filiera della castagna, dalla farina ai dolci tipici, può ridare vita alle economie locali. Marchi DOP e IGP, sagre e turismo rurale rappresentano strumenti di rilancio.
Creazione di nuovi castagneti: piantare nuovi esemplari su terreni idonei permette di ampliare le superfici coltivate, preservare biodiversità e integrare fin da subito tecniche di gestione sostenibile e resistenza alle malattie.
Gestione integrata del territorio, che unisca agricoltura, foresta e turismo, puntando su sostenibilità e biodiversità.
Il futuro dei castagneti dipende da noi
Il castagno ha accompagnato per secoli la vita nelle nostre montagne, plasmando paesaggi e culture e sostenendo le comunità rurali. Oggi il suo destino dipende da noi: salvare i castagneti significa non solo proteggere un ecosistema prezioso, ma anche onorare un legame antico tra essere umano e natura, un patto di gratitudine che può diventare la chiave per un futuro più equilibrato e sostenibile.