La sua corteccia è un isolante perfetto e si rigenera: il segreto della quercia da sughero
Alla scoperta della quercia da sughero, l’albero che produce un materiale unico e versatile senza essere abbattuto: dalle sue straordinarie proprietà alle sfide future delle sugherete, un patrimonio naturale da conoscere e proteggere

Esiste un albero capace di produrre, per tutta la vita, un materiale unico al mondo: leggero, elastico, ignifugo, rinnovabile e sostenibile. È la quercia da sughero (Quercus suber), una specie tipica del bacino del Mediterraneo che ha trovato nella Sardegna una delle sue terre d’elezione.
Qui le sugherete modellano il paesaggio, custodiscono biodiversità e sostengono un’economia tradizionale che, a differenza di molti altri settori forestali, non richiede l’abbattimento degli alberi.
Il sughero, infatti, si ottiene staccando la corteccia esterna del tronco: un'operazione che non solo non danneggia la pianta, ma le permette di rigenerarsi e produrre nuova corteccia negli anni successivi.
Una pianta longeva originaria del Mediterraneo
La quercia da sughero è una sempreverde robusta, dal portamento tortuoso e dalla chioma irregolare. Può vivere anche tre secoli, raggiungendo dimensioni imponenti soprattutto nelle aree meno aride e con suoli ben drenati.
È una specie perfettamente adattata al clima mediterraneo: sopporta siccità prolungate, venti salmastri, suoli poveri e la sua corteccia spessa la protegge dagli incendi, permettendole spesso di rigettare dopo il passaggio del fuoco.
In Sardegna, come in Portogallo, Spagna e una parte del Nord Africa, ha trovato condizioni ideali per prosperare e costituire boschi estesi, tra i più caratteristici del paesaggio insulare italiano.
Il sughero: produzione e raccolta
Il sughero è il tessuto spugnoso che riveste il tronco dell’albero e si forma grazie all’attività del fellogeno, uno strato di cellule che produce continuamente nuovi strati di corteccia esterna.
Il prelievo avviene solo in estate, quando la corteccia può essere staccata senza danneggiare i tessuti vivi.

Gli alberi vengono “scortecciati” per la prima volta intorno ai 25–30 anni, poi a intervalli di circa nove anni, il tempo necessario per rigenerare completamente il tessuto.
Un materiale naturale impiegato in molti settori
Il sughero è famoso per i tappi delle bottiglie, applicazione che sfrutta al massimo la sua elasticità e la capacità di garantire una chiusura ermetica.

Ma le sue qualità, unite alla totale biodegradabilità, lo rendono oggi un materiale strategico in molti settori: nell’edilizia come isolante termico e acustico, nella moda come alternativa naturale alle pelli sintetiche, nell’industria aerospaziale per rivestimenti leggeri e ignifughi.
Le sugherete europee tra minacce e opportunità
Negli ultimi decenni le sugherete hanno dovuto affrontare sfide crescenti. I cambiamenti climatici, con siccità più intense e incendi più frequenti, mettono sotto stress le piante.
Alcuni patogeni fungini e insetti xilofagi indeboliscono gli alberi, mentre in diverse aree l’abbandono delle pratiche tradizionali o, al contrario, il sovrasfruttamento, compromettono la vitalità dei boschi. Tuttavia, la domanda di sughero rimane alta e il valore ecologico delle sugherete è sempre più riconosciuto, favorendo progetti di tutela e gestione attiva.
Un futuro sostenibile per un albero straordinario
La quercia da sughero è, a tutti gli effetti, un modello di sostenibilità: offre un materiale prezioso senza perdere la propria integrità e, allo stesso tempo, mantiene vivo un paesaggio culturale e naturale di grande valore.
In un’epoca in cui si cercano materiali rinnovabili e processi produttivi a basso impatto, la filiera produttiva del sughero è un esempio virtuoso di equilibrio possibile tra necessità umane e rispetto della natura.
La sua valorizzazione, se accompagnata da una gestione attenta e non invasiva delle sugherete, è perfettamente allineata alle sfide future e indica la strada verso un futuro più sostenibile.