Verso un importante riscaldamento della stratosfera a inizio 2024, ma attenzione alle illusioni

Un importante aumento delle temperature sopra la stratosfera polare inizierà a farsi più concreto nelle tendenze per l’inizio del nuovo anno. Ma quali conseguenze si attendono per l'inizio del 2024?

Inverno, vortice polare
Il vortice polare ha una influenza diretta sulla circolazione atmosferica lungo le medie latitudini, in particolar modo durante l’inverno, influenzando pesantemente l’andamento della stagione invernale.

Ne avevamo già parlato qualche settimana fa. Ora inizia a farsi più concreto nelle tendenze per l’inizio del nuovo anno. I modelli iniziano a vedere un importante evento di “stratwarming”, ossia un forte riscaldamento della stratosfera polare, che potrebbe causare l’indebolimento del vortice polare, con un conseguente cambio di circolazione in Europa, e nel Nord America.

Come sappiamo bene il vortice polare è una profonda figura ciclonica, colma di aria molto gelida a tutte le quote, che staziona in modo semi-permanente sopra il mar Glaciale Artico. Esso è identificabile in un profondo vortice di bassa pressione, ben strutturato in quota, nella media troposfera, caratterizzato da bassissimi valori di geopotenziali, legati ad isoterme molto gelide, anche sotto i -45°C -50°C alla quota di 500 hPa.

Esso ha una influenza diretta sulla circolazione atmosferica lungo le medie latitudini, in particolar modo durante l’inverno, influenzando pesantemente l’andamento della stagione invernale. Quando per un forte riscaldamento stratosferico, a carico di una o più “onde di Rossby” il vortice polare si indebolisce, esso può frammentarsi in più circolazioni depressionarie che tendono ad estendersi verso sud, specie nel periodo invernale.

Ciò va a influenzare profondamente le condizioni meteorologiche nel continente europeo, asiatico o americano, in base all’espansione verso le basse latitudini dei vari “lobi” che ne fanno parte.

L’attuale condizione del vortice polare

Il vortice polare ha attualmente dimensioni normali, ma è coricato verso la Scandinavia, causa la presenza di un solido anticiclone sul Pacifico settentrionale. Proprio in quest’area, se analizziamo l’andamento termico in stratosfera, alla quota di 10 hPa, si denota un aumento delle temperature, che rischia di essere sempre più repentino.

Da ciò ne deriva pure la sua forma, non circolare classica, ma allungata e compressa, verso l’Europa settentrionale. Questo perché una robusta area di alta pressione, in stratosfera, continua a premere verso di esso, continuando a deformarlo.

Cosa comporterà questo riscaldamento stratosferico?

Ancora è davvero troppo presto e prematuro sapere esattamente cosa accadrà nelle prossime settimane, se l’entità di tale riscaldamento stratosferico sarà tale da provocare un cambiamento di circolazione per il nuovo anno, con effetti a cascata sull’intero emisfero nel cuore della stagione invernale.

Va pero detto che solo una anomalia termica positiva veramente forte può produrre (ma non capita in tutti i casi) un vero e proprio sconvolgimento barico sulla troposfera sottostante. Il meccanismo è sempre lo stesso.

L’intenso surriscaldamento, che interessa la parte bassa della stratosfera, tende inevitabilmente ad estendersi verso il basso, interessando pure l’alta troposfera. Qui il sensibile aumento termico, che scivola dalla stratosfera, produce un forte aumento dei valori di geopotenziale.

Vortice polare
Il vortice polare ha attualmente dimensioni normali, ma è coricato verso la Scandinavia, causa la presenza di un solido anticiclone sul Pacifico settentrionale.

Si vengono così a creare dei massimi di geopotenziale, fra bassa stratosfera e alta troposfera, i quali tendono a collaudare una imponente area anticiclonica, ben strutturata nell’alta troposfera, che si estende ulteriormente verso il basso, andando così a destabilizzare la figura del vortice polare, la quale, di tutta risposta all’attacco anticiclonico e all’improvviso aumento dei geopotenziali in quota, andrà a spaccarsi in due o più “lobi” (“split”) in movimento verso le medie latitudini, fra l’Asia settentrionale, il nord America e l’Europa.

I vari “lobi” secondari del vortice polare, scivolando verso le medie latitudini, vengono alimentati dal costante afflusso di masse d’aria molto gelide, d’estrazione artica, spinte dal robusto anticiclone artico che si va a collocare, temporaneamente, al di sopra del mar Glaciale Artico, con massimi barici che spesso possono oltrepassare i 1040-1050 hPa.

Attenzione alle illusioni

Prima di concludere bisogna sottolineare come senza la complicità delle due importanti figure anticicloniche oceaniche dell’emisfero boreale, l’alta pressione delle Aleutine sul nord Pacifico e quello delle Azzorre sull’Atlantico settentrionale, lo stratwarming sopra l’Artico alle volte non basta per produrre importanti ondate di gelo verso le basse latitudini.

Anzi, se l’intenso riscaldamento della stratosfera non riuscirà a propagarsi in maniera omogenea agli strati inferiori, fino a penetrare nell’alta troposfera, favorendo un significativo aumento dei geopotenziali, i risultati, sulla circolazione generale dell’atmosfera, saranno nulli, senza alcun tipo di conseguenza.

Occorre ricordare anche come un eventuale “split” del vortice polare stratosferico si possa interfacciare con un vortice troposferico ancora freddo e compatto, incapace di portare quei cambiamenti congeniali in seno alla circolazione generale dell’atmosfera.

Concludendo possiamo dire che senza la collaborazione della troposfera un episodio di stratwarming potrebbe essere improduttivo. Senza una predisposizione lungo i meridiani delle due importanti figure anticicloniche oceaniche, con grossi e robusti “blocking” che riescono ad arrestare il flusso delle “westerlies” sull’intero emisfero (“2 wave pattern”), non potremo mai avere la strada spianata per la discesa di grandi blocchi di aria gelida polare, direttamente dalla Calotta dell’Artico, lungo i bordi orientali delle circolazioni anticicloniche.