5 curiosità sui cambiamenti climatici

Quali sono le cause dei cambiamenti climatici? Ecco cinque curiosità sulle cause naturali e antropiche dei cambiamenti climatici. Perché oggi siamo sicuri che è colpa dell’uomo?

clima
Il sole è sicuramente il primo elemento che influenza il clima, ma importante è anche la composizione dell'atmosfera, che funge da involucro alla terra. Così, le attività umane oggi hanno un'influenza nettamente maggiore dei fattori naturali

Dopo le 5 curiosità sull’effetto serra, proseguiamo la nostra passeggiata nel clima con le cinque curiosità sulle cause dei cambiamenti climatici. Come per il coronavirus, sui cambiamenti climatici nel mondo web circolano molte notizie imprecise, bufale e fake news, ma i dati scientifici sono chiari da tempo. Ad esempio, la prima affermazione che viene contrapposta alla causa umana è “ma il clima è sempre cambiato”.

Il clima è sempre cambiato nella lunga storia della terra, ma per cause diverse e che non implicano che oggi l’azione umana è dominante. Ecco perché.

1. La bufala della Groenlandia verde

      Una fake news molto diffusa è il mito della Groenlandia verde nell’epoca della colonizzazione vichinga attorno all’anno 1000 D.C. La tesi degli scettici della causa antropica del climate change sostiene che poiché il vichingo Erik il Rosso chiamò quell’isola Groenlandia, terra verde, significa che allora faceva molto più caldo di oggi e quindi non dovremmo preoccuparci del global warming.

      In realtà il nome “terra verde” nacque perché solo una parte, quella colonizzata appunto, era verde. La Groenlandia, allora come oggi, è coperta per l’84% da ghiacci da almeno 400000 anni. Ciò non esclude che alcune zone della Groenlandia che erano più verdi di quanto lo siano oggi ma questo non era un fenomeno generale su tutto il territorio.

      2. Cause astronomiche: il sole non mostra reali segni di cambiamento

        La principale causa naturale dei cambiamenti climatici sono i cicli astronomici del sole. Fra questi, citiamo la variazione di eccentricità dell’orbita terrestre, che ha un ciclo di 120000 anni, l’obliquità dell’orbita, con ciclo di 41000 anni e la precessione degli equinozi, 22000 anni. Come si capisce, siamo ben fuori dai tempi di scala umana, questi fenomeni insomma non sono in grado di spiegare le variazioni in corso oggi.

        Altrettanto le variazioni dell’attività solare, incluso il ciclo undecennale delle macchie solari, non sono tali da giustificare i cambiamenti in corso.

        3. Cause geologiche:chi fuma più di un vulcano?

          Anche le grandi mutazioni geologiche agiscono, come forzante interna al sistema climatico, ai cambiamenti del clima. Fra queste citiamo la deriva dei continenti, è chiaro che la disposizione delle terre emerse cambia la disposizione dei cicloni e anticicloni e altera la circolazione generale dell’atmosfera. Tuttavia anche questo è un fenomeno lento, che agisce su centinaia di milioni di anni e non può spiegare il forte riscaldamento dell’ultimo secolo.

          Altro fattore geologico importante sono le eruzioni vulcaniche. Senz’altro i vulcani hanno una forte influenza del clima, da un lato per il degassamento di CO2 e dall’altro per l’immissione di cenere e SO2, che viceversa hanno effetti raffreddamenti. Si tratta però di un effetto a breve termine, mentre l’uomo fuma molto più dei vulcani!

          4. Cause antropiche: l’unica giustificazione

            Solo le cause antropiche riescono a giustificare l’entità e rapidità dei cambiamenti in corso.

            I modelli climatici possono ricostruire bene il clima del passato, ma senza introdurre le forzanti antropiche dovute a gas serra, deforestazione e cambio uso del suolo non si trova giustificazione alle variazioni in corso oggi.

            Peraltro, a trent’anni dal primi rapporti IPCC, oggi abbiamo le evidenze di quanto i cambiamenti previsti si stanno puntualmente avverando.

            5. Le frasi chiave IPCC dal 1990 a oggi

              Era il 1990 e l'IPCC, la Commissione Intergovernativa sui cambiamenti climatici, istituita due anni prima da UNEP e WMO, rilasciava il suo primo rapporto di valutazione. La frase chiave parlava di dubbi ed evidenze del riscaldamento globale. Cinque anni dopo, nel secondo rapporto, si parlava delle prime evidenze della causa umana. Nel 2001, l’IPCC riconosce che "è probabile (67% confidenza) che le attività umane siano la causa dominante dei cambiamenti climatici.

              Nel 2007 nel quarto rapporto viene sciolto ogni dubbio sul riscaldamento, dichiarando che "il global warming è inequivocabile ed è molto probabilmente è dovuto a cause umane". Nell’AR5, nel 2014, si definisce come estremamente probabile la causa umana.

              L’ultimo documento IPCC è lo SR global Warming 1.5°C, dove si legge che “le attività umane hanno causato un riscaldamento di 1°C rispetto all’era preindustriale”.

              Insomma, è ora di agire, come si stanno, giustamente, ascoltando epidemiologi e virologi sull’emergenza Coronavirus, la politica deve ascoltare la scienza del clima e agire di conseguenza.