Crisi climatica e stop ai voli per il COVID-19, spunti di riflessione

La sospensione di decine di migliaia di voli per covid-19 in questo marzo del 2020 porterà probabilmente a una riduzione consistente delle emissioni di CO2. In tempi di crisi climatica, alcune riflessioni su questo "stop", con un occhio alle mobilitazioni mondiali del 2019.

Per tutto il 2019 si è discusso molto dell'impatto delle nostre azioni, del nostro sistema economico e del nostro modo di vita sul clima mondiale. Un crescente numero di persone ha compreso quanto la comunità scientifica andava ripetendo da tempo: e cioè che l'emissione nell'atmosfera di enormi quantità di CO2, frutto della combustione dei combustibili fossili (petrolio, carbone, gas), sta portando a un cambiamento climatico planetario troppo accelerato per poterci adattare in tempo: le sue conseguenze saranno catastrofiche per la nostra specie e per molte altre.

Scomparsa di ecosistemi, scomparsa di biodiversità, aumento drastico del livello del mare per lo scioglimento dei ghiacciai continentali e dei ghiacci polari, sono alcuni degli effetti catastrofici verso cui andiamo. Le proiezioni sono chiare, non ci sono più dubbi sulla gravità di questa situazione.

Crisi climatica, parola dell'anno nel 2019

Nel 2019 la "crisi climatica", o "emergenza climatica", è diventata un tema ricorrente grazie anche alla enorme mobilitazione di un movimento globale per il clima nato dall'iniziativa di una giovane ragazza svedese, Greta Thunberg. Un 2019 in cui la parola dell'anno è stata "crisi climatica", parola ormai preferita anche da molte redazioni di importanti giornali al più generico "cambiamenti climatici".

L'anno degli scioperi per il clima

Lo abbiamo raccontato anche sui portali Meteored: è stato l'anno degli scioperi per il clima, ben quattro, l'anno delle grandi mobilitazioni. Questi movimenti per il clima chiedevano ai governi misure urgenti e coraggiose per ridurre drasticamente le emissioni di CO2. "I dati scientifici sono chiari", dicevano: "bisogna prendere misure coraggiose, subito". E le misure, si capiva, avrebbero determinato anche un cambiamento delle nostre abitudini. Specie nei paesi più ricchi del pianeta.

A fine anno la COP25 di Madrid, che abbiamo raccontato qui su "ilmeteo.net", è fallita mostrando il ritardo della classe dirigente mondiale nel prendere misure drastiche, di fronte a una crisi climatica sempre più evidente.

I dati scientifici intanto continuavano a mostrare record di temperature, e gli ultimi mesi, così come gli ultimi anni, hanno mostrato un continuo aumento delle temperature medie.

Il blocco dei voli e degli spostamenti per il COVID-19

In questa prima parte del 2020 stiamo assistendo ad una situazione mai vista a causa del dilagare del nuovo coronavirus COVID-19 nel mondo: la pandemia ha portato a misure senza precedenti nella storia recente, con il blocco dei trasporti in molti paesi del globo. Da ormai diversi giorni i cieli dell'Italia sono senza aerei, decine di aeroporti sono chiusi, e più andiamo avanti più aumenta il numero di voli cancellati, per le enormi restrizioni agli spostamenti mondiali.

Il blocco riguarda poi anche auto ed altri tipi di trasporti, per le forti limitazioni agli spostamenti in questo storico marzo 2020 in cui "restiamo tutti a casa". Le strade vuote nelle città italiane e nelle aree più urbanizzate sta portando anche a una forte riduzione dello smog.

Fino a qualche settimana fa potevamo ancora comparare questa situazione con quella dell'aprile 2010, quando l'eruzione del vulcano islandese portò alla cancellazione di migliaia di voli, per le ceneri presenti nell'atmosfera. Ormai però, le proporzioni di questo stop sono molto più vaste.

Una delle richieste del movimento per il clima: rivedere le nostre abitudini

E qui, uno spunto di riflessione. Di fronte a una situazione di allarme sanitario mondiale vengono bloccati i trasporti e si limitano le libertà delle persone. Chiusi in casa, milioni di persone si rendono conto che è possibile (e necessario), anche se non certo piacevole, cambiare stile di vita per far fronte a una minaccia esterna. Un virus molto contagioso, che se non frenato porterebbe al collasso delle strutture sanitarie. Uno dei cambiamenti più importanti per la nostra società attuale è stata sicuramente la riduzione degli spostamenti. Non si vola più, non ci si muove più neanche in macchina.

Il movimento "non volare", per "salvare il clima"

Uno degli effetti che ebbe la mobilizzazione del 2019 per il clima fu quella di creare un sentimento fra chi usa spesso l'aereo nei paesi occidentali, conosciuto come "vergogna di volare". Molte persone hanno iniziato a ridurre i propri viaggi in aereo - nonostante siano in certi casi più economici che i viaggi terrestri, almeno sulle distanze medio-lunghe - consapevoli dell'enorme impatto che questo tipo di mezzi di trasporto ha in termini di emissioni di CO2.

Trasporto aereo in crescita continua

Lo sappiamo, il trasporto aereo mondiale sta crescendo anno dopo anno, ogni giorno ci sono quasi duecentomila voli in circolazione, molti più di dieci anni fa. I voli contribuiscono per circa il 3% alle emissioni di CO2 mondiali causate dall'uomo, l'impatto di industrie come quella della moda è molto maggiore, ma sono in costante crescita (almeno fino a qualche giorno fa!).

Quella di non volare era una scelta (anche Greta Thunberg decise nel 2019 di spostarsi solo in treno e barca a vela per mostrare al mondo l'importanza delle nostre azioni sul clima), che serviva soprattutto a sensibilizzare sull'impatto delle nostre azioni, e che ha avuto anche il merito di far migliorare i collegamenti ferroviari sulle distanze medio-lunghe, come valida alternativa "green" all'aereo.

Ora, il blocco imposto da questa emergenza sanitaria porterà probabilmente a una riduzione delle emissioni, almeno nel settore dei trasporti. Un modo di ridurre le emissioni di CO2 che nessuno di noi avrebbe voluto così. Vedremo inoltre se ci sarà un aumento in altri settori.

Ridurre gli spostamenti aerei per frenare la crisi climatica

La riflessione allora è questa: come mai per l'emergenza sanitaria siamo disposti a fermare tutto, e non per una emergenza climatica ormai evidente da anni, e che avrà enormi conseguenze sulle nostre vite? Probabilmente il pericolo di un collasso imminente dei sistemi sanitari e la naturale paura di una malattia che colpisca noi o i nostri cari, spaventa di più, rispetto ad un rischio più esteso e meno apprezzabile nell'immediato. Ma se non verranno prese urgentemente misure di riduzione delle emissioni di CO2, convertendo il nostro sistema di vivere in uno ad "emissioni zero", le conseguenze saranno davvero pesanti per tutti noi.