Le gocce fredde che si isolano in autunno sul Mediterraneo possono essere potenzialmente devastanti, ecco perché

In autunno quando una goccia fredda staziona per molti giorni sopra le acque del Mediterraneo si può trasformare in un ciclone dalle caratteristiche subtropicali o tropicali, con impatti devastanti nelle aree interessate dall'eventuale landfall.

Medicane.
Questo è il periodo dell'anno in cui sul Mediterraneo possono nascere dei cicloni dalle caratteristiche tropicali o subtropicali, capaci di innescare ondate di maltempo estremo.

Nel cuore dell'autunno, quando l’aria inizia a raffreddarsi, il Mediterraneo si trasforma in un teatro di contrasti termici estremi. Qui, masse d'aria fredda, discese dalle alte latitudini europee, si isolano dalla corrente a getto polare, formando ciò che in gergo meteorologico viene definito "gocce fredde" o "cut-off lows".

Queste strutture depressionarie, spesso innocue quando permangono in quota, a causa di un anticiclone di blocco presente sull’Europa orientale possono rimanere stazionarie per giorni sopra le calde acque del Mediterraneo, potenziandosi sensibilmente, grazie allo sviluppo di una intensa attività temporalesca, che si autorigenera sul mare.

Se la convezione forzata persiste per giorni tali sistemi convettivi possono evolvere in Mcv (Mesoscale Convective Vortex), da cui derivano i famosi "medicanes", vortici ibridi tra cicloni subtropicali e tropicali, capaci di scatenare alluvioni e mareggiate devastanti.

Natura delle gocce fredde

Le gocce fredde sono essenzialmente sacche di aria polare o artica che si staccano dalla corrente a getto, quel fiume d'aria a 10-12 km di quota che separa le masse fredde dal Nord Europa da quelle più miti a sud.

Goccia fredda.
I temporali che stanno causando inondazioni nell'est della Spagna originati dalla goccia fredda che da giorni staziona sopra il caldo Mar delle Baleari.

In autunno, quando il getto polare si indebolisce e si ondula, queste sacche possono "cadere" come gocce isolate, creando un minimo di pressione in quota che si propaga verso il basso. Secondo un'analisi classica di Prezerakos et al. (2006), pubblicata su “Meteorology and Atmospheric Physics”, questo "cut-off" è il preludio di una rigenerazione ciclonica.

L'aria fredda, densa e stabile, scende e si scontra con l'aria calda e umida sovrastante il Mediterraneo, innescando instabilità baroclina.

Non si tratta di un processo casuale. Studi come quello di Lagouvardos et al. (2007) su “Quarterly Journal of the Royal Meteorological Society” esaminano casi storici, come la ciclogenesi esplosiva del gennaio 2004 sull'Egeo, rivelando che queste gocce si formano tipicamente tra settembre e dicembre, quando il gradiente termico è massimo.

Il Mediterraneo, con la sua forma semi-chiusa e le catene montuose (Alpi, Appennini, Atlante) che fungono da barriere, amplifica l'effetto. Per questo le gocce fredde rimangono bloccate, stazionarie, e persistono per giorni, alimentando convezione profonda.

Il calore latente del Mediterraneo

In autunno, il mare trattiene il calore estivo come una pentola bollente, tanto che le temperature superficiali (SST) possono rimanere ancora elevate, fino a +24°C +25°C, specie fra basso Tirreno, Ionio e Canale di Sicilia.

Vortice ibrido.
Il pericolo viene dalle conseguenze del loro passaggio. Questi vortici, pur molto piccoli (diametro 200-400 km), possono colpire coste densamente popolate. Le piogge torrenziali, fino a 300-500 mm in 24 ore, causano alluvioni lampo e inondazioni di grandi proporzioni, con importanti ripercussioni per i centri abitati.

L'aria fredda in quota, circa a -20/-30°C a 5000 metri di altezza, crea un'instabilità termica estrema costringendo l'aria ad ascendere violentemente verso l’alto, condensando vapore acqueo e liberando calore latente, quell'energia termica immagazzinata nell'umidità che alimenta i temporali.

Qui entra in gioco il meccanismo del WISHE (Wind-Induced Surface Heat Exchange), teorizzato da Emanuel (2005) e applicato ai vortici ibridi mediterraneo da Miglietta e Rotunno (2019) su “Quarterly Journal of the Royal Meteorological Society”. Il vento generato dalla goccia iniziale "mescola" l'aria, aumentando il flusso di calore e umidità dal mare verso l'atmosfera.

Il ciclone così assorbe energia come una spugna, tanto che per ogni grado di SST in più, la convezione si intensifica, abbassando la pressione centrale, in talune situazioni estreme, fino a 980-990 hPa, valori tipici di un ciclone tropicale di 1^ categoria.

I cicloni ibridi del Mediterraneo, ecco perché non sono tutti uguali

Non tutti i medicanes nascono uguali. La letteratura distingue tre tipi, come proposto da Miglietta et al. (2019): quelli puramente baroclinici (guidati dal contrasto frontale), quelli con "warm seclusion" (dove aria calda viene intrappolata al centro) e quelli pienamente tropicali, dove il WISHE domina.

Vortice.
I venti ciclonici e lo sbalzo di pressione di questi cicloni possono produrre onde alte, a cui si aggiunge pure il fenomeno della storm surge, che sul Mediterraneo può raggiungere altezze considerevoli, fino a oltre il metro di altezza, con conseguenti inondazioni lungo la fascia costiera.

In autunno, il 60-70% evolve da gocce fredde a depressioni subtropicali o tropicali, grazie all'instabilità atmosferica. Flaounas et al. (2017) su “Atmospheric Research” analizzano pattern sinottici compositi: il 90% dei medicanes si forma sotto un "streamer" di vorticità potenziale – una lingua di aria fredda che favorisce la transizione.

Un caso emblematico è il Medicane Ianos (settembre 2020), studiato da Kouroutzoglou et al. (2025) su “Atmosphere”. Nato da una goccia fredda sull'Ionio, ha assorbito SST anomale (+2°C), raggiungendo venti di 120 km/h e un occhio visibile via satellite.

Simulazioni con modelli come WRF mostrano come il rilascio di calore latente dalla convezione profonda (nubi a -70°C) abbia trasformato un banale cut-off in un mostro subtropicale.

Perché questi vortici sono così pericolosi?

Il pericolo viene dalle conseguenze del loro passaggio. Questi vortici, pur molto piccoli (diametro 200-400 km), possono colpire coste densamente popolate. Le piogge torrenziali, fino a 300-500 mm in 24 ore, causano alluvioni lampo e inondazioni di grandi proporzioni, con importanti ripercussioni per i centri abitati.

Peggio ancora, le mareggiate. Difatti i venti ciclonici e lo sbalzo di pressione generano onde alte, a cui si aggiunge pure il fenomeno della storm surge, che sul Mediterraneo può raggiungere altezze considerevoli, fino a oltre il metro di altezza, con conseguenti inondazioni lungo la fascia costiera.

In Italia, eventi come il 2006 in Puglia o il 2018 con Zorbas hanno causato erosione costiera e blackout, con impatti annui stimati in 33 milioni di euro solo per il nostro Paese.