Un gigantesco vulcano è stato scoperto su Marte, potrebbe contenere i resti di un antico ghiacciaio

Il complesso vulcanico, denominato provvisoriamente "vulcano Noctis", raggiunge un'altitudine di 9.022 metri e ha un diametro di circa 450 chilometri. Si ritiene che sia stato un vulcano attivo per lungo tempo.

Marte, vulcano.
L’apparato vulcanico è ubicato in una delle regioni più interessanti di Marte, al confine tra il labirinto pesantemente fratturato chiamato Noctis Labyrinthus (Labirinto della Notte) e i monumentali canyon della Valles Marineris (Valli del Mariner).

Ha stupito non poco l’annuncio da parte di un gruppo di scienziati riguardante la scoperta di un gigantesco vulcano e di un possibile strato di ghiaccio sepolto in prossimità di questo vulcano, in quella che viene chiamata "Provincia vulcanica di Tharsis", vicino all'equatore di Marte.

L’apparato vulcanico è ubicato in una delle regioni più interessanti di Marte, al confine tra il labirinto pesantemente fratturato chiamato Noctis Labyrinthus (Labirinto della Notte) e i monumentali canyon della Valles Marineris (Valli del Mariner).

Possibile presenza di ghiaccio

La struttura vulcanica, chiamata provvisoriamente "Noctis vulcano", raggiunge i 9.022 metri di altitudine e presenta un diametro di circa 450 chilometri. Le dimensioni gigantesche del vulcano e la complessa storia che lo hanno portato allo stato attuale indicano che è stato un vulcano attivo per molto tempo.

La ricerca ha permesso anche di evidenziare che nella sua parte sud-orientale è presente un sottile e recente deposito vulcanico sotto il quale è probabile che via sia ancora presente il ghiaccio di un antichissimo ghiacciaio che esisteva milioni di anni fa.

Marte, vulcani.
Colate laviche, depositi piroclastici e depositi minerali idrati si possono osservare in diverse aree all'interno del perimetro della struttura.

“Stavamo esaminando la geologia di un'area in cui avevamo trovato i resti di un ghiacciaio l'anno scorso, quando ci siamo resi conto che ci trovavamo all'interno di un enorme vulcano profondamente eroso», spiega Pascal Lee del SETI Institute e del Mars Institute che ha realizzato la ricerca.

E infatti vi sono diversi indizi che, presi nel loro insieme, rivelano la natura vulcanica nell'accidentata area di Noctis Labyrinthus. L'area sommitale centrale di quello che ora è stato individuato come un vulcano, è caratterizzata da diverse montagne dalla sommità piatta.

Queste montagne formano un arco e raggiungono un'altezza massima al centro della struttura per poi digradare verso il basso, lontano dall'area sommitale.

Colate laviche, depositi piroclastici e depositi minerali idrati si possono osservare in diverse aree all'interno del perimetro della struttura.

Possibile vulcano attivo nl suolo marziano

“Quest'area di Marte è nota per avere un'ampia varietà di minerali idrati (ossia composti anche da acqua) che abbracciano un lungo tratto della storia marziana. Da tempo si sospettava che vi doveva essere un ambiente vulcanico per questi minerali.

Quindi, aver trovato un vulcano qui, potrebbe non essere troppo sorprendente" spiega Sourabh Shubham, del Dipartimento di Geologia dell'Università del Maryland e coautore dello studio. "In un certo senso, questo grande vulcano è la "'pistola fumante" a lungo cercata". Al momento ci sono molte domande a cui rispondere a partire dall'età del vulcano.

Marte
La ricerca ha permesso anche di evidenziare che nella sua parte sud-orientale è presente un sottile e recente deposito vulcanico sotto il quale è probabile che via sia ancora presente il ghiaccio di un antichissimo ghiacciaio che esisteva milioni di anni fa.

Anche se è chiaro che fu attivo all'inizio della storia di Marte non si sa, però, esattamente quando. Allo stesso modo, sebbene abbia dato vita a eruzioni anche in tempi moderni, non è noto se sia ancora vulcanicamente attivo e se possa eruttare nuovamente.

Solo un anno fa, Lee, Shubham e il loro collega John W. Schutt avevano identificato gli spettacolari resti di un ghiacciaio attraverso un'area erosa nella stessa coltre vulcanica, sotto forma di un deposito di tonalità chiara con presenza di sale solfato con le caratteristiche morfologiche di un ghiacciaio.

Si ritiene che il deposito di solfato, costituito principalmente da jarosite, un solfato idrato, si sia formato quando la coltre di materiali piroclastici vulcanici si posò su un ghiacciaio e reagì chimicamente con il ghiaccio. Lo studio è andato avanti utilizzando i dati delle missioni Mariner 9, Viking Orbiter 1 e 2, Mars Global Surveyor, Mars Odyssey e Mars Reconnaissance Orbiter della NASA, nonché della missione Mars Express dell'ESA.