Clima, ennesimo record: CO2 a 425 ppm! Rischio estinzione per Homo sapiens?

Nuovo record storico e geologico per le concentrazioni di CO2 in atmosfera. L’Osservatorio di Mauna Loa ha toccato il valore più alto da almeno 3.5 milioni di anni. Valori record anche in Europa ed Italia. Siamo in un territorio inesplorato per la specie umana, qual è la soglia pericolosa?

Le concentrazioni di CO2 continuano ad aumentare. Le temperature sono in rotta verso gli scenari più pessimistici, gli scienziati guardano con perplessità e apprensione gli scenari futuri.

Ormai passa inosservato, ma il valore giornaliero toccato nelle misure di biossido di carbonio effettuate dalla NOAA nelle isole Hawaii ha sfondato l’ennesimo record storico e geologico. Il 28 aprile le osservazioni giornaliere di CO2hanno registrato 425.01 ppm, valore mai registrato prima d’ora. E’ un record destinato a durare poco, salvo un’inversione di rotta rapida ed immediata delle emissioni di gas serra in atmosfera. Ecco cosa significa e cosa rischiamo.

La Curva di Keeling: da 318 a 425 ppm

Le misure dirette di CO2 in atmosfera iniziarono all’Osservatorio di Mauna Loa, nelle Isole Hawaii nel 1957/58 ad opera dello scienziato Charles David Keeling in occasione dell’anno Geofisico Internazionale. Allora il valore era 318 ppm. In contemporanea gli scienziati Roger Revelle e Hans E. Suess nella pubblicazione Carbon Dioxide Exchange Between Atmosphere and Ocean and the Question of an Increase of Atmospheric CO2 during the Past Decades del 1957 scrissero, testuale:

"Il genere umano sta conducendo un gigantesco esperimento geofisico, inimmaginabile in passato e irripetibile nel futuro: nel giro di qualche secolo immetteremo nell’atmosfera e negli oceani, tutto il carbonio organico immagazzinato nei sedimenti durante centinaia di milioni di anni".

La CO2 in Italia: 425 ppm anche a Monte Cimone

Anche in Italia si misura la CO2 in atmosfera. Il biossido di carbonio, come altri gas serra, ha un comportamento diverso dagli inquinanti. Fuori dallo strato limite atmosferico si presenta ben rimescolato e in valori simili nei luoghi più remoti del globo.

L’Osservatorio Meteorologico del Monte Cimone gestito dal Servizio Meteorologico dell’Aeronautica Militare misura questo e altri gas serra dalla fine degli anni 1970. Il 24 aprile 2023 la concentrazione ha toccato 425.73 ppm.

A marzo 2023 il valore medio mensile è stato 424.69 ppm, 5 anni fa, marzo 2018, era 414.40 ppm. A inizio misurazioni, marzo 1979 era circa 342 ppm.

Cosa dice la paleoclimatologia

Sappiamo che negli ultimi 800000 anni la CO2 in atmosfera ha oscillato fra 190 ppm nelle ere glaciali e 290 ppm nei periodi interglaciali. Queste oscillazioni sono avvenute per cause naturali, principalmente astronomiche. Dalla scoperta della macchina a vapore a oggi si è assistito a un incremento con una rapidità mai vista in passato, arrivando alle oltre 420 ppm dei giorni nostri.

Nell’ultimo report IPCC si trovano però altri riferimenti. Dobbiamo risalire a oltre 3 milioni di anni fa, al periodo caldo del medio Pliocene per trovare valori di CO2 simili a quelli attuali.

In quel periodo, con l’atmosfera così carica di gas serra, la Terra era fra 2.5 e 4°C più calda di oggi e il mare fra 5 e 25 m più alto.

Le soglie di sicurezza

Fino alla COP15 di Copenaghen l’Unione Europea e i negoziatori discutevano di una soglia di 450 ppm, poi abbandonata dai successivi accordi internazionali. Come noto a Parigi hanno puntato sul contenere le temperature entro 2°C, meglio 1.5°C, rispetto ai livelli preindustriali.

La pubblicazione di riferimento che indica una soglia “pericolosa” di CO2 in atmosfera resta quella di James Hansen e altri del 2008 “Target atmospheric CO2: Where should humanity aim?”, in cui afferma “Se l'umanità desidera preservare un pianeta simile a quello su cui si è sviluppata la civiltà e a cui si è adattata la vita sulla Terra, le prove paleoclimatiche e il cambiamento climatico in corso suggeriscono che la CO2 dovrà essere ridotto dagli attuali 385 ppm a un massimo di 350 ppm, ma probabilmente meno”.

le prove paleoclimatiche e il cambiamento climatico in corso suggeriscono che la CO2 dovrà essere ridotto dagli attuali 385 ppm a un massimo di 350 ppm, ma probabilmente meno

Oggi appunto si sono toccati 425, siamo in un territorio inesplorato per la specie umana.

Rischio estinzione umana?

Il blogger Sam Carana, probabilmente uno scienziato del clima sotto pseudomino per poter parlare liberamente di argomenti fuori dal coro, mette in guardia in un post dai rischi di un rilascio incontrollato di metano dal permafrost, innescato dagli effetti di un prossimo evento de El Nino e dalle temperature record che si osservano in questi giorni negli oceani.

Questo potrebbe indurre già nel 2026 temperature globali oltre 3°C superiori ai livelli preindustriali. Secondo Sam Carana è probabile che gli esseri umani si estinguano con un aumento di 3°C e la maggior parte della vita sulla Terra scomparirà con un aumento di 5°C.

Francamente, questo scenario ci sembra irrealistico oltre che catastrofistico. Lo riportiamo per dovere di cronaca, confidando di riparlarne fra 3 anni per smentirlo.

Resta comunque imperativo, come dice il blogger, iniziare subito una rapida transizione verso un'energia pulita e rinnovabile, cibo e agricoltura sostenibile, stop deforestazione e massiccia rimozione della CO2 accumulata.