Ecco come la furia dei monsoni influenza l'estate sul Mediterraneo

Ecco come la furia dei monsoni in Asia e Africa può influenzare, in modo diretto, l'estate lungo le coste mediterranee, con le intense ondate di calore provenienti dal Sahara.

Immagine di repertorio delle inondazioni prodotte dalla furia del monsone indiano durante il periodo estivo

I monsoni che interessano le coste dell’Africa e dell’Asia hanno delle ripercussioni sull’andamento della circolazione atmosferica, durante il periodo estivo, sull’area mediterranea, e più nello specifico in Italia. Nell’emisfero boreale, il sistema monsonico più intenso è il monsone indiano, connesso con il monsone di Guinea, che agisce nell’omonimo Golfo, sulle coste dell’Africa occidentale.

Il caldo, piuttosto intenso per il periodo, di questi giorni, difatti è frutto di questa complessa interazione atmosferica, fra i monsoni asiatici e africani, e la circolazione generale delle medie latitudini.

Il monsone indiano

Il monsone indiano, ha un’influenza sul nord Africa attraverso le onde di Rossby tropicali, che si propagano dall’India verso occidente. Mentre il monsone di Guinea ha un’influenza sull’oceano Indiano tramite le onde di Kelvin, che si propagano verso oriente, dall’Africa verso l’India. Da qui si scopre che il monsone indiano e il monsone di Guinea formano un sistema circolatorio integrato, con forti interazioni fra loro.

Il monsone di Guinea

Il monsone di Guinea, che ha origine dal contrasto termico fra le acque superficiali del Golfo di Guinea ed il Sahara, da dove provengono le masse di aria umida che penetrano all’interno del continente caldo. A sua volta il monsone Indiano è limitato a nord dall’imponente catena montuosa dell’Himalaya.

Il monsone indiano è circa tre volte più potente di quello Africano. Le oscillazioni del sistema monsonico africano-indiano condizionano il clima Mediterraneo da giugno a settembre.

Gli effetti delle piogge abbondanti prodotte dal monsone lungo le coste dell'Asia meridionale

In estate, il Medio Oriente e il Mediterraneo orientale sono sotto l’influenza della subsidenza (correnti aeree discendenti, che comprimono l’aria verso il basso e la scaldano) del monsone indiano. Questa influenza, in certi episodi, può estendersi fino alla Sicilia e al meridione d’Italia.

Quale correlazione esiste fra il monsone e l’anticiclone africano?

Nello specifico, in estate l’Italia è solitamente sotto l’influenza dell’anticiclone sub-tropicale libico/algerino. A sua volta, l’alta pressione libico/algerina è un prodotto della subsidenza del monsone di Guinea (i forti temporali sul Sahel generano moti discendenti fin sul Mediterraneo).

Episodi di invasione del Mediterraneo centrale da parte dell’anticiclone libico sono favoriti da fasi molto intense del monsone di Guinea e da fasi di limitata attività del monsone indiano.

Le ondate di calore connesse con queste invasioni dell’anticiclone di origine africana possono raggiungere la Francia centrale, e in casi particolarmente intensi possono estendersi a latitudini maggiori, fino a raggiungere anche l’area di Parigi e la Manica, come è avvenuto nel corso della terribile estate 2003. Ma si è ripetuto, purtroppo, anche in anni più recenti.

Quali sono gli impatti di queste ondate di calore?

Le ondate di calore, correlate a questi episodi di incursione di aria calda africana sospinta dalla presenza di un persistente ed intenso monsone, hanno impatti sia sulla salute umana, che sul benessere animale e sul settore agricolo in generale nei Paesi dell’Europa mediterranea.

L’Italia, negli anni, ha contribuito con molti studi sull’effetto dei monsoni sul clima in area Mediterranea e val la pena qui di ricordare il progetto AMMA (African Monsoon Multidisciplinary Analysis), coordinato dalla Francia, al quale hanno preso parte CNR, ENEA e diverse università italiane, il primo di una serie di progetti ancora attivi, oltre che di campagne di misura specifiche al fine di comprenderne la dinamica e l’impatto sulle popolazioni e l’agricoltura in un sistema fragile e vulnerabile come quello dell’Africa Saheliana.