Perché la carta igienica è la prima cosa che finisce al supermercato durante ogni crisi? Ecco cosa dice la scienza

Dopo il massiccio blackout che ha colpito milioni di persone in Spagna e Portogallo il 28 aprile, gli scaffali vuoti della carta igienica sono tornati al centro dell'attenzione. La scena richiama gli inizi della pandemia di COVID-19 e rivela modelli di comportamento che si ripetono di fronte all'incertezza. Cosa c'è dietro questo comportamento collettivo?

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Cinque anni dopo, in un contesto completamente diverso, gli stessi comportamenti riemersero in Europa con il blackout.

Il 28 aprile 2025, un guasto elettrico di grande entità ha lasciato senza corrente milioni di persone in Spagna e Portogallo. Paralisi dei trasporti, negozi chiusi e confusione generale hanno segnato la giornata. Tuttavia, un’immagine familiare è tornata a circolare con forza sui social: scaffali vuoti di carta igienica nei supermercati.

Sebbene l’origine del blackout non abbia nulla a che vedere con la pandemia che ha segnato il 2020, la reazione collettiva è stata simile. Ancora una volta, l’acquisto compulsivo di carta igienica è riemerso come risposta quasi automatica a una situazione di crisi.

Dalla pandemia al blackout: lo stesso schema emotivo

Nei primi mesi della diffusione del covid-19, la vendita di carta igienica aumentò esponenzialmente. Carrelli stracolmi, litigi tra corsie e code interminabili divennero immagini virali. Ora, cinque anni dopo, in un contesto del tutto diverso, gli stessi comportamenti riemergono.

Ricercatori come Javier Labad hanno analizzato questo fenomeno, sottolineando il ruolo dei bias cognitivi, come l’effetto bandwagon, in cui le persone imitano gli altri per paura di restare indietro. Ansia e stress collettivo accentuano questa tendenza, soprattutto quando la minaccia è incerta o invisibile.

Inoltre, alcune caratteristiche di personalità, come l’accuratezza o l’ansia emotiva, sono associate a una maggiore propensione all’accaparramento preventivo. Il paradosso è che non si tratta di un reale bisogno, ma di un modo per sentirsi al sicuro.

Perché sempre la carta igienica?

Al di là della funzione pratica, la carta igienica ha un forte valore simbolico in molte culture. Secondo il sociologo australiano Jon Stratton, rappresenta igiene, dignità e controllo personale. La sua assenza viene quindi vissuta come una minaccia all’ordine quotidiano.

Durante la pandemia, si tentò persino di giustificare l’acquisto massivo con presunti sintomi gastrointestinali del virus. Tuttavia, come chiarisce Labad, la paura precedette le informazioni mediche: l’accaparramento iniziò prima che si conoscessero quei dettagli clinici.

Questo schema non è nuovo. Nel 1973, una battuta del comico Johnny Carson su una possibile carenza di carta igienica scatenò un’ondata di acquisti negli Stati Uniti. Più recentemente, sfide virali come il toilet paper challenge sui social ne hanno consolidato lo status di oggetto iconico.

Reazioni umane davanti all’incertezza

Secondo un rapporto del Centre for Emotional Health in Australia, è importante distinguere tra l’accaparramento reattivo in situazioni di crisi e i disturbi patologici da accumulo. Sebbene il primo sia occasionale e legato a un contesto specifico, le sue conseguenze possono ripercuotersi sull’intera società: carenze, tensioni tra consumatori e panico ingiustificato.

Il blackout di aprile ha dimostrato che non serve un’emergenza sanitaria per innescare questi comportamenti. Basta un’interruzione improvvisa, un segnale di vulnerabilità, per attivare l’istinto di autoprotezione.

In una società satura di informazioni (e disinformazione), queste reazioni non sono affatto irrazionali. Al contrario, sono profondamente umane: tentativi di recuperare il controllo nel mezzo del caos.

E in questa ricerca, la carta igienica, apparentemente banale, diventa una sorta di talismano quotidiano.

Fonte della notizia:

The Conversation - Perché è tornata a finire la carta igienica il giorno del blackout?