Il satellite Aeolus spinto oltre i suoi limiti si prepara per il suo rientro assistito

L’Agenzia Spaziale Europea tenta un’impresa unica nel suo genere: far rientrare sulla Terra il satellite Aeolus con un rientro assistito anche se progettato per un rientro incontrollato

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Incredibile rientro assistito per il satellite Aeolus dell'ESA

Il 22 agosto 2018 il satellite ADM-Aeolus, acronimo di Atmospheric Dynamics Mission Aeolus, venne lanciato in orbita dall’ESA (Agenzia Spaziale Europea) e ai tempi si trattava del primo satellite in grado di effettuare osservazioni dei profili di velocità dei venti a livello globale. La missione aveva quindi l’obiettivo di studiare le dinamiche atmosferiche in modo da migliorare la conoscenza dei vari fenomeni a larga scala di carattere meteorologico e climatologico.

La sua missione è stata ufficialmente conclusa lo scorso 30 aprile e a partire dal 19 giugno Aeolus ha iniziato la sua ridiscesa verso la Terra e a questo punto i ricercatori dell’ESA hanno deciso di spingere il satellite ben oltre i suoi limiti naturali.

Il progetto iniziale era ben diverso

Quando la missione del satellite Aeolus è stata progettata, alla fine degli anni ’90 non c’era consapevolezza dell’entità che avrebbe potuto raggiungere l’inquinamento spaziale e quindi dei pericoli legati ai rifiuti spaziali, perciò il satellite era stato progettato per effettuare, entro pochi mesi dalla fine del carburante, un rientro “naturale” incontrollato.

Tuttavia nel corso degli ultimi decenni è aumentata sempre più la sensibilità riguardo all’inquinamento e ai possibili danni che questo può arrecare. Nel caso di rientro incontrollato per quanto minimo c’è sempre il pericolo che frammenti di questi oggetti spaziali possano recare danni a infrastrutture e/o a persone.

Una decisione storica

Per questo motivo l’ESA ha deciso di fare quello che finora non era mai stato tentato: anche se il satellite è stato progettato per effettuare un rientro incontrollato si proverà a compiere un rientro assistito, pilotando il più possibile questo rientro per farlo effettivamente accadere domani, 28 luglio 2023, in un tratto dell’Oceano Atlantico lontano dalla terraferma e tentando quindi di eliminare completamente qualsiasi rischio per l’uomo.

In realtà, per come è progettato il satellite, durante il rientro quasi tutto il corpo di Aeolus dovrebbe bruciare e disintegrarsi in atmosfera ad alta quota, tuttavia è possibile che alcune componenti riescano a sopravvivere alle alte temperature e possano quindi raggiungere la superficie terrestre.

Siccome è la prima volta che si tenta una manovra simile è difficile sapere con precisione il momento e il punto esatto in cui avverrà il rientro.

Le manovre di rientro

Intanto sono già state fatte alcune manovre per far sì che il satellite si posizionasse nel punto di partenza giusto, quindi con gli ultimi kg di combustibile si è portato Aeolus da 280 a 250 km di quota e per fare questo spostamento ci sono volute due accensioni dei propulsori, tra cui la più potente accensione mai realizzata dal satellite nei suoi 5 anni di missione.

La prossima manovra, quella finale, è prevista quindi proprio domani, quando il satellite scenderà ulteriormente di quota passando da 150 a 120 km di altitudine per poi precipitare e distruggersi a 80 km di quota.