Verdetto imminente alla COP 28: verso la transizione ecologica o vinceranno le lobby dei combustibili fossili?

Record di partecipazione a Dubai COP28, ma sono più i lobbisti di petrolio, gas e carbone degli ambientalisti. Si discute di dichiarare l’uscita dai combustibili fossili, osteggiata dai paesi OPEC che hanno scatenato la rabbia di vari paesi UE. Dove si terrà la COP29?

L'ombra delle emissioni serra da combustibili fossili rischia di offuscare i risultati di COP28 in corso a Dubai negli Emirati Arabi Uniti

Dopo il tradizionale giorno di pausa, quest’anno coincidente con la giornata del venerdì dato la Conferenza delle parti si svolge in un paese islamico, entra nel vivo l’ultima settimana di negoziati al Vertice ONU sul clima in corso negli Emirati Arabi Uniti.

Il record di partecipanti non deve trarre in inganno: mai come quest’anno la COP è stata oggetto di malcontento e contraddizioni. Il “processo multilaterale partecipato”, nato nel 1992 all’Earth Summit di Rio de Janeiro con uno spirito di democrazia e appunto partecipazione, sembra segnare il passo. A Dubai sono presenti più lobbisti delle industrie di combustibili fossili che ambientalisti.

Le dichiarazioni del Presidente COP Sultan Al Jaber secondo cui l’uscita dalle fonti fossili non è confermata dalla scienza hanno scatenato polemiche, e anche la decisione della prossima sede sembra più una questione geopolitica che ambientale.

Bozze di documento finale: sarà citata l’uscita dai combustibili fossili?

L’8 dicembre è stata pubblica una nuova bozza di decisione principale della COP28 sul Global Stocktake. Nelle 27 pagine ci sono ancora molte opzioni e parentesi, ma è inclusa l'opzione di uscire dalle fonti fossili. Il testo affronta anche temi come le tempistiche di revisione degli impegni nazionali, la finanza per il clima e altri argomenti. Nella plenaria di riapertura della seconda settimana sono emerse frizioni tra il Presidente della COP e il Segretario Esecutivo UNFCCC.

La frase a maggior impatto mediatico appunto è quella sull’uscita graduale dai combustibili fossili, indicata in inglese come phase out. Anche se simbolico sarebbe comunque un passo storico citarli nel documento finale, ma le opzioni aperte sono ancora ampie.

Elenchiamo le opzioni in discussione per far capire come si svolge la decisione su questioni anche di virgole:

Opzione 1: abbandono graduale dei combustibili fossili in linea con le migliori conoscenze scientifiche disponibili;

Opzione 2: Abbandono graduale dei combustibili fossili in linea con le migliori conoscenze scientifiche, i percorsi 1.5°C dell'IPCC e i principi e le disposizioni dell'Accordo di Parigi;

Opzione 3: abbandono dei combustibili fossili non adeguati, riconoscendo la necessità di raggiungere il picco del loro consumo in questo decennio e sottolineando l'importanza che il settore dell'energia sia prevalentemente privo di combustibili fossili ben prima del 2050;

Opzione 4: Abbandono dei combustibili fossili non adeguati e riduzione rapida del loro utilizzo per raggiungere le emissioni nette zero di CO2 nei sistemi energetici entro o intorno alla metà del secolo;

Opzione 5: nessun testo.

Insomma, si va da proporre l’abbandono graduale a indicare date, per passare poi a frasi equivoche col termine “adeguati” che lasciano spazio a soluzioni dubbie come il CCS o addirittura cassare questa parte dal testo.

Nelle ultime ore la polemica si è fatta incandescente. In una lettera, i Paesi produttori del Petrolio hanno manifestato un netto rifiuto delle prime 4 opzioni. La ministra spagnola Ribera ha descritto questa affermazione come "disgustosa". La Francia si è detta "arrabbiata e sbalordita" di fronte a questa decisione.

Assente a Dubai la tradizionale manifestazione della società civile, come fu invece due anni fa a Glasgow. Foto L.Lombroso.

Zittite le proteste delle associazioni ambientaliste

Climate Action Network, la coalizione di organizzazioni ambientaliste, ha denunciato che la società civile sta subendo restrizioni senza precedenti, sollecitando urgentemente l'ONU a preservare la libertà di espressione e di manifestazione.

Gli spazi dedicati alle proteste vengono chiusi all'improvviso, assente la tradizionale manifestazione del sabato, che fu tanto colorita e partecipata per esempio alla COP 25 di Madrid e a COP 26 a Glasgow.

Clamoroso il numero di lobbisti dell’industria fossile, stimato in oltre 2500 partecipanti, negli observer ma anche inclusi delle delegazioni nazionali. Lo scorso anno erano 700.

Petrolieri che possono spendere senza problemi anche in paesi con alto tenore di vita come gli Emirati, mentre per opposto la società civile fatica a sostenere i costi sempre più alti delle ultime COP, Climate Action Network sottolinea l'importanza di rendere le Conferenze delle Parti (COP) accessibili a tutti i settori della società.

COP29 in Azerbaijan?

Clamoroso lo stallo nel decidere la prossima sede COP. Mentre è già decisa, in Brasile, quella del 2025, nel 2024 sarebbe toccato all’Europa orientale. Veti incrociati fra Russia e Unione Europea hanno fatto bocciare la prima candidata, la Bulgaria e quindi la Bielorussia. Si vociferava di ripiegare sulla sede UNFCCC di Bonn, ma questo avrebbe implicato lasciare agli Emirati Arabi la presidenza, tanto contestata oggi.

Ora spunta la candidatura della Capitale dell’Azerbaijan Baku. Prima osteggiata dall’Armenia, ora aprendosi un tavolo di pace fra i due paesi pare questa la probabile sede di COP29.

Ancora una volta dunque sarà probabilmente un paese OPEC, grande produttore di gas e petrolio, a ospitare una conferenza sul clima.

Qualcuno dice che è come lasciare a Dracula la gestione delle donazioni di sangue.