Cosa sta succedendo nell'area del supervulcano più pericoloso d'Europa?

Una serie di terremoti viene registrata da giorni nell'area del più pericoloso supervulcano d'Europa, i Campi Flegrei. Dove si trova quest'area vulcanica e cosa sta succedendo?

solfatara
La Solfatara di Pozzuoli, nell'area vulcanica dei Campi Flegrei vicino Napoli.

Alle 4,28 di notte dell'8 maggio 2023, un terremoto di magnitudo 3.4 è stato registrato in Italia nell'area dei Campi Flegrei, nella città metropolitana di Napoli. L'evento sismico è stato avvertito distintamente dalla popolazione, in modo particolare a Pozzuoli, perché avvenuto a una profondità di 2,7 chilometri, quindi molto superficiale.

Il sisma, che è stato preceduto anche da un boato, ha causato apprensione nella popolazione anche per una caratteristica che forse non tutti conoscono: in quell'area si trova infatti uno dei supervulcani più pericolosi del mondo, l'unico in Europa, per fortuna attualmente in stato di quiescenza, cioè dormiente. Sono quindi terremoti legati al vulcanismo, e non all'attività tettonica che genera i forti eventi sismici dell'Appennino.

Nonostante le ultime mega-eruzioni dei Campi Flegrei siano avvenute molto tempo fa, sono ancora presenti in quest'area molti fenomeni di vulcanismo secondario, come le fumarole, ed anche il sorprendente fenomeno del bradisismo, cioè un abbassamento e sollevamento periodico del livello del suolo che causa terremoti, la maggior parte di magnitudo molto bassa (inferiore a 1), ma anche boati e scosse a volte più forti.

Sebbene il vulcano sia dormiente, non è inattivo, per questo i Campi Flegrei sono una delle zone vulcaniche più monitorate al mondo.

Un supervulcano in Europa: non è il Vesuvio!

I Campi Flegrei, (parola che deriva dal greco flègo, che vuol dire "brucio", "ardo", quindi letteralmente "campi ardenti" per la presenza di fumarole e fenomeni di vulcanismo secondario), sono un'area vulcanica attiva densamente popolata, inclusa nei comuni di Bacoli, Monte di Procida, Pozzuoli, Quarto, Giugliano in Campania e Napoli. È un'area ricchissima di storia, dove oltre ai fenomeni vulcanici ci sono anche importanti resti archeologici risalenti alla Magna Grecia e all'antica Roma.

Breve presentazione dei Campi Flegrei, alle porte di Napoli

Osservando una mappa satellitare della zona, si può vedere che ad est della città italiana di Napoli si trova il Vesuvio, il vulcano noto in tutto il mondo per le sue pericolose eruzioni esplosive e per aver sepolto le città di Pompei, Ercolano e Stabia nel 79 d.C.. I Campi Flegrei, meno noti, sono un altro edificio vulcanico, e si trovano ad ovest nella città.

satellite napoli
In questa sezione 3d dei Campi Flegrei, si possono distinguere le numerose bocche eruttive della grande caldera. In basso a destra, la città di Napoli. Nell'immagine non compare il Vesuvio, che si trova più ad est.

A differenza del Vesuvio i Campi Flegrei non hanno un edificio vulcanico unico, ma sono piuttosto un campo vulcanico di forma depressa, con all'interno molti centri eruttivi e attività di vulcanismo secondario, noto con il nome di caldera.

Vicino Napoli non c'è soltanto il Vesuvio. Ad ovest della città si trova una vasta area vulcanica, conosciuta come Campi Flegrei, nota per la attività vulcanica del passato. È una caldera, una area depressa che si è formata per il collasso di un serbatoio magmatico.

La caldera, riporta sul suo sito l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, INGV, "è il risultato del ripetuto sprofondamento di una vasta area provocato dal collasso del tetto del serbatoio magmatico superficiale". Il collasso di questo serbatoio magmatico sotterraneo avvenne in due occasioni, a seguito di mega-eruzioni avvenute 40.000 anni fa e 15.000 anni fa. Furono eruzioni vulcaniche enormi, le maggiori mai avvenute nel Mediterraneo, note rispettivamente con i nomi di Ignimbrite Campana e Tufo Giallo Napoletano.

Chiaramente non abbiamo testimonianze scritte di quegli eventi, avvenuti nella preistoria, ma i geologi hanno ricostruito l'entità di quelle eruzioni rilevando i depositi vulcanici, che si propagarono su enormi superfici.

Eruzioni enormi, avvenute 40.000 e 15.000 anni fa

Le eruzioni furono talmente grandi da avere effetti anche sul clima globale. In epoca più recente, in particolare negli ultimi 5.500 anni, l'area dei Campi Flegrei ha continuato ad essere molto attiva, con decine di nuove attività eruttive, anche se non così grandi.

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Vista di Bacoli da Monte di Procida, nel cuore dei Campi Flegrei.

L'ultima eruzione è avvenuta in epoca storica, nel 1538. Non è stata una mega-eruzione, bensì un episodio molto più concentrato localmente, ma portò comunque alla formazione di un nuovo cono vulcanico, ancora oggi presente e noto come Monte Nuovo.

Nella caldera dei Campi Flegrei ci sono numerosi crateri che si sono formati negli ultimi millenni. Uno di questi è occupato oggi dall'acqua, ed è il lago Averno. L'ultima eruzione, di piccole dimensioni, risale al 1538.

Dal 1538 non ci sono state più eruzioni, ma l'area dei campi Flegrei è nota per i numerosi fenomeni di vulcanismo secondario, come le fumarole. Una delle zone più spettacolari dei Campi Flegrei è La Solfatara, nota fin dagli antichi per le spettacolari emissioni di anidride solforosa.

La situazione negli ultimi decenni nei Campi Flegrei

Oltre alle fumarole, una delle manifestazioni degli ultimi decenni più impressionante è il bradisismo. Si tratta di una lenta deformazione del suolo, che nel giro di anni può portare a un sollevamento o ad uno sprofondamento del suolo di diversi metri.

Il bradisismo è un fenomeno legato al vulcanismo della zona, che consiste in un periodico abbassamento o innalzamento del livello del suolo. A Pozzuoli l'antico tempio romano di Serapide conserva i resti di queste oscillazioni del suolo.

I segni degli abbassamenti si vedono anche sui resti archeologici dell'antica Roma, come il tempio di Serapide, che per dei periodi veniva sommerso dall'acqua del mare.

Tra il 1970 ed il 1972 e nel periodo 1982-84, l’area flegrea è stata interessata da gravi crisi bradisismiche: il suolo, specialmente nel centro abitato di Pozzuoli, si sollevò di circa 3.5 m in certi punti! Purtroppo, questi fenomeni causarono gravi danni agli edifici e portarono all'abbandono forzato di alcuni quartieri. Nella seconda crisi ci furono numerosi terremoti che causarono ulteriori danni agli edifici.

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Il centro abitato di Pozzuoli si trova propio dentro la grande caldera dei Campi Flegrei. Vicino all'anfiteatro romano che si vede nella foto aerea, si trova anche il tempio di Serapide, che nel corso dei millenni si è alzato e abbassato rispetto al livello del mare a causa del bradisismo.

La situazione oggi: cosa sta succedendo?

Dopo le crisi bradismiche avvenute nella parte finale del XX secolo c'è stato un periodo di generale subsidenza, cioè di abbassamento del suolo, che si è però interrotto a partire dal 2005 con un'inversione del fenomeno. Dal 2005 è in corso un nuovo costante sollevamento del suolo, al momento ancora in atto.

Tra il 1970 ed il 1972 e nel periodo 1982-84, l’area flegrea venne interessata da gravi crisi bradisismiche, con un sollevamento del suolo fino a 3,5 metri. A seguire ci fu un nuovo abbassamento, ma dal 2005 è in corso un nuovo costante sollevamento del suolo, al momento ancora in atto.

Oltre all'innalzamento del suolo, che viene misurato costantemente dall'INGV con numerosi strumenti e costantemente monitorato, negli ultimi anni è stato rilevato anche un aumento della sismicità nell'area.

Terremoti causati dal bradisismo, cioè dal sollevamento del suolo

Il terremoto registrato l'8 maggio scorso è il più forte da quello di magnitudo 3.6 avvenuto nel marzo del 2022, che a sua volta era il terremoto più potente dalla crisi sismica del 1982-1984. È inoltre una delle scosse più forti degli ultimi 40 anni.

Bisogna però sottolineare che la maggior parte degli eventi ha una magnitudo molto bassa, inferiore a 1. Ad aprile sono state registrate oltre 600 scosse, la maggior parte di magnitudo molto modesta, ma che riflettono una sismicità in aumento.

La causa di questi terremoti è il generale sollevamento del suolo che sta avvenendo nella zona dei Campi Flegrei, che dal 2005 ha già raggiunto e superato il metro.

Sulle cause di questo sollevamento del suolo, che genera terremoti, ci sono ipotesi diverse, tra le quali la più accreditata indica che è in corso un potente degassamento dalla camera magmatica situata in profondità.

Il monitoraggio del vulcano

Dal 2012 l'area dei Campi Flegrei si trova in un livello di allerta vulcanica di colore giallo, come stabilito dal Dipartimento della Protezione Civile italiana sulla base dei risultati del monitoraggio e delle valutazioni espresse dalla Commissione Grandi Rischi.

Tale livello, a differenza del livello di allerta “verde”, che corrisponde all’attività ordinaria del vulcano, è indice della variazione di alcuni dei parametri monitorati dall'INGV - Osservatorio Vesuviano. L'area vulcanica è costantemente monitorata, e qualsiasi situazione di allarme verrebbe subito comunicata alla popolazione.