Il ciclone tropicale Freddy è leggenda, tutti i record battuti in un mese

Il ciclone tropicale "Freddy" entrerà negli annali della meteorologia globale come il ciclone tropicale più longevo della storia, oltre ad essere anche uno dei più energetici finora registrati sulla Terra.

Il ciclone tropicale "Freddy" poco prima del suo secondo landfall sulle coste del Mozambico. Si notano i fortissimi venti ciclonici sul quadrante settentrionale del ciclone.

Il ciclone tropicale “Freddy” ha stupito un po’ tutti i meteorologi del mondo, a causa della sua longevità, così prolungata nel tempo, da farlo entrare negli annali di meteorologia globale, con numerosi record battuti in un solo mese. In questo articolo andremo a vedere perché questo ciclone tropicale, nato sull'oceano Indiano meridionale, ha riscritto intere pagine di storia della meteorologia tropicale.

Il ciclone tropicale più longevo della storia

“Freddy” è ufficialmente divenuto il ciclone tropicale più longevo della storia, durando per ben 34 giorni. Finora nessun ciclone tropicale osservato sulla Terra ha mantenuto una così lunga vita. Ma oltre alla sua durata “Freddy” passerà alla storia come il ciclone tropicale più energetico mai registrato, con una serie di rapide intensificazioni finora mai osservate.

Pensate che nel suo percorso, di oltre 8000 chilometri, “Freddy” si è intensificato per ben sette volte. Una rapida intensificazione di un ciclone tropicale si verifica quando i venti aumentano di 56 o più km/h nel giro di 24 ore. Queste sue rapide intensificazioni, avvenute per ben 7 volte di fila, rappresentano una vera eccezione visto che finora nei cicloni tropicali si erano visti cicli di intensificazioni rapide non oltre quattro volte. Anche su questo “Freddy” ha battuto il record.

L’incredibile percorso di “Freddy”

Il ciclone tropicale è nato lo scorso 6 febbraio al largo della costa nord-occidentale dell’Australia e durante il suo passaggio ha colpito nazioni insulari, tra le quali le famose isole Mauritius.

Il 19 febbraio, dopo aver attraversato per 8.800 chilometri le calde acque superficiali dell’oceano Indiano meridionale, la tempesta ha effettuato il landfall sul Madagascar. Dopo aver attraversato l’isola è arrivato sul Mozambico il 24 febbraio, con un secondo landfall lungo le coste centro-meridionali del Paese africano.

E proprio da qui l’insolita svolta. Poco dopo l’atterraggio sul Mozambico il sistema depressionario, legato a “Freddy”, causa la presenza di un solido anticiclone dinamico ad est del Madagascar, è riuscito a tornare nuovamente in mare, riprendendo forza sopra le caldissime acque del Canale del Mozambico.

Rinforzandosi sensibilmente il ciclone ha poi effettuato un secondo, quanto inusuale, landfall sul Mozambico lo scorso sabato 11 marzo 2023. Si tratta dell’unico precedente finora osservato in quell’area. In pratica “Freddy” ha seguito una traiettoria del tutto insolita che gli ha permesso di potersi “autoalimentare” più volte, sopra le caldissime acque dell’oceano Indiano meridionale.

Ben 34 giorni sull'oceano Indiano meridionale

Secondo una analisi del WMO “Freddy” ha raggiunto un’intensità paragonabile a quella di un uragano di 5^ categoria Saffir-Simpson per ben due volte nel corso della sua vita sull’oceano Indiano.

Anche se non è stato intenso come un uragano, il ciclone ha avuto un’intensità tale da restare una tempesta nominata per ben 34 giorni. Si tratta a tutti gli effetti di un record di massima longevità per un ciclone tropicale.

Il record precedente risaliva al 1994, con l’uragano “John” che durò 31 giorni sul Pacifico, tra l’11 agosto e il 13 settembre. “Freddy” però non è riuscito a battere il record per tragitto più lungo percorso. Il record resta ancora all’uragano “John”, con ben 13.180 km di percorso.

“Freddy” passa alla storia come uno dei cicloni più energetici

Non finisce qui. Il suo nome è entrato nella storia anche per la sua energia complessiva. Nel weekend dell’11 e 12 marzo, Freddy è diventato pure il ciclone tropicale più energetico mai osservato. Questo parametro viene calcolate attraverso un indice denominato ACE, acronimo di Accumulated Cyclone Energy.

Esso fa riferimento all’intensità dei venti della tempesta nell’arco della sua vita. L’energia ricavata dal ciclone, quella che gli permette di sopravvivere così a lungo e di avere un’intensità così grande, viene ricavata dalle calde acque su cui transita.

Secondo la NASA il ciclone ha generato ben 86 unità ACE, battendo il precedente record dell’uragano “Ioke” del 2006 che aveva generato 85,26 unità di ACE. Si tratta di un ACE superiore a quella totale generata da oltre 100 delle ultime 172 intere stagioni degli uragani atlantici.

L'impatto del ciclone sulla terraferma

Gli impatti sulla terraferma hanno provocato non pochi danni e, nonostante siano passati ben 34 giorni dalla sua nascita, Freddy ha raggiunto il Mozambico con venti a 148 km/h, raffiche a 210 km/h. Il tutto accompagnato da piogge di carattere torrenziale che hanno lasciato fino a oltre 200 mm di pioggia nelle 24 ore.

Queste piogge hanno causato vasti allagamenti, frane e l’esondazione di diversi fiumi e corsi d’acqua. In alcune zone del Mozambico, inoltre, le alluvioni hanno determinato un sensibile incremento dei casi di colera.

Nel corso del suo lungo percorso il ciclone Freddy ha fatto 17 morti e distrutto o danneggiato oltre 40 mila abitazioni tra Madagascar e Mozambico, con impatti su una popolazione di circa 300 mila persone. Si teme che questo nuovo impatto sul Mozambico abbia fatto nuove vittime, ma ancora mancano dati ufficiali dalle autorità governative locali.