La renna: l'animale simbolo del Natale è sempre più minacciato dal cambiamento climatico

Una popolazione frammentata è una popolazione fragile e a maggior rischio di estinzione, ulteriormente messa in crisi dalla caccia non regolamentata, in vaste aree del pianeta, e dalla competizione con le renne addomesticate.

Renna
Uno studio condotto dai ricercatori dello University College di Londra nel 2011 ha rivelato che questi animali sono in grado di vedere luci con lunghezze d'onda inferiori ai 320 nm, molto al di sotto della capacità visiva umana.

Rappresentano uno degli animali simbolo del Natale. Senza di loro Babbo Natale non riuscirebbe a fare il giro del globo, distribuendo giocattoli a tutti i bambini. Parliamo delle renne, nome scientifico Rangifer tarandus, bellissimi ungulati che abitano lungo le latitudini artiche del nostro pianeta, fra Lapponia, Siberia, Alaska e Canada.

Le renne sono animali antichissimi, sopravvissute alle diverse ere glaciali. I primi ritrovamenti sono infatti risalenti all’epoca del Pleistocene (da circa 1,8 milioni di anni fa fino all'11.500 a.C.). Pensate che molte delle specie che sono vissute in quei secoli sono andate estinte, mentre le renne si sono sempre adattate e sono sopravvissute fino ad oggi.

Essendo un ungulato, a vedersi sul terreno sono proprio gli zoccoli, ossia “le unghie” a forma di V, con i due speroni sul dietro, che appaiono come due puntini. Alcuni studiosi sostengono che le renne siano gli unici mammiferi in grado di vedere la luce ultravioletta.

Uno studio condotto dai ricercatori dello University College di Londra nel 2011 ha rivelato che questi animali sono in grado di vedere luci con lunghezze d'onda inferiori ai 320 nm, molto al di sotto della capacità visiva umana.

È probabile che questa capacità sia loro di aiuto nelle candide regioni artiche, dal momento che molti oggetti che risultano generalmente invisibili ai mammiferi, come urina e ciuffi di pelo, risaltano nettamente sullo sfondo del terreno nell'ultravioletto.

Come stanno oggi le renne?

Le renne stanno in una condizione di vulnerabilità circa i rischi di estinzione. Questo perché per le renne, i cambiamenti dell’habitat dovuti alla silvicoltura e agli sviluppi industriali, in particolare per strade e ferrovie portano a cambiamenti nella vegetazione e alla vulnerabilità alla predazione. Tutto questo spesso rappresenta una barriera per le migrazioni delle renne ed è quindi responsabile dell’estrema frammentazione della popolazione.

Renna
Un esemplare di renna durante il periodo del disgelo primaverile. Credit immagine Wikipedia.

Una popolazione frammentata è una popolazione fragile e a maggior rischio di estinzione, ulteriormente messa in crisi dalla caccia non regolamentata, in vaste aree del pianeta, e dalla competizione con le renne addomesticate, presenti non lontano dai centri abitati.

La situazione è maggiormente critica in quanto i rapidi effetti del cambiamento climatico stanno sensibilmente riducendo la disponibilità di foraggio.

I tempi di scioglimento della neve, il congelamento e la rottura del ghiaccio, così come vengono aggravati i problemi causati dagli insetti e le diverse conseguenze del cambio climatico sulla fertilità e i tassi di sopravvivenza delle renne.

Insomma, basta un evento drammatico per spazzare via diverse popolazioni di renne allo stesso tempo e questo impedirebbe il ristabilimento, con l'estinzione delle popolazioni, portando dunque ad un forte impatto sugli ecosistemi artici.

I progetti in corso per conservare questi animali

La consapevolezza sul rischio di estinzione e vulnerabilità di una specie è già un grande passo in avanti per la sua conservazione. Per di più, ogni giorno, nel nostro piccolo possiamo fare tanto per diminuire il nostro impatto sul cambiamento climatico.

Da scegliere gli alimenti che mangiamo, i vestiti che compriamo, i mezzi di trasporto che usiamo, l’energia che abbiamo in casa. Tutto è parte di un grande quadro generale che può aiutare o peggiorare la situazione e la salvaguardia di specie minacciate come le renne selvatiche.

Inoltre in alcuni paesi, come la Finlandia, si stanno portando avanti dei progetti di reintroduzione delle renne, finanziati dall’Unione Europa e dal governo di Helsinki. Uno di questi progetti prevede la reintroduzione in natura, nei territori della Lapponia.

Le renne potranno ricominciare a tenere aperto il sottobosco, a fertilizzarlo e a svolgere il ruolo di difficile preda per i carnivori del territorio.