Le coste italiane si confermano "culla" della tartaruga marina Caretta caretta: nel 2025 nuovo record di nidificazioni

Per il terzo anno consecutivo le coste italiane registrano un record di nidificazioni di Caretta caretta: un fenomeno che racconta cambiamenti ambientali, nuove sfide e la necessità di un impegno collettivo per il futuro di questa specie.

Sulle coste italiane, nel 2023, 2024 e 2025, sono stati registrati numeri record di nidificazioni della tartaruga marina Caretta caretta che non hanno precedenti

Per il terzo anno consecutivo, nel corso della stagione estiva, le coste italiane sono state raggiunte da centinaia di tartarughe marine Caretta caretta, che hanno scelto spiagge sabbiose, libere o attrezzate, per la deposizione delle loro uova.

L’Italia, protesa nel cuore del Mediterraneo, è ormai da tre anni la nuova frontiera per le future generazioni di questa millenaria specie marina. I numeri, seppur provvisori e non ancora definitivi, parlano chiaro: alla fine del mese di agosto i nidi identificati e presidiati sono stati oltre 600, il 30% in più rispetto al 2024, confermando il trend positivo degli ultimi anni.

Il confronto con il passato è eloquente: fino a pochi anni fa la nidificazione in Italia era considerata un evento sporadico, raro e circoscritto ad alcune aree dell'Italia meridionale, in particolare Calabria e Sicilia. Oggi la situazione è completamente diversa: sempre più femmine scelgono di affidare le proprie uova alle nostre spiagge, raggiungendo anche le coste più settentrionali dell'Italia come Liguria e Alto Adriatico (seppur con numeri inferiori rispetto al resto d'Italia e crescenti spostandosi verso sud).

La specie e il suo stato di salute generale

La tartaruga marina Caretta caretta è una delle sette specie di tartarughe marine esistenti al mondo e la più comune nel Mediterraneo. Si riconosce facilmente per la grande testa e il carapace robusto, di colore marrone-rossastro. Gli adulti possono raggiungere il metro di lunghezza e superare i 100 chili di peso.

Dal punto di vista della conservazione la Caretta caretta è classificata come specie “vulnerabile” dall’IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura).

Esemplare di tartaruga marina Caretta caretta

Ciò significa che, pur non essendo sull’orlo immediato dell’estinzione, è sottoposta a pressioni e minacce che ne mettono a rischio la sopravvivenza a lungo termine.

L’areale della specie è molto ampio: si estende attraverso gran parte degli oceani e dei mari temperati e tropicali del mondo. Le principali popolazioni nidificano lungo le coste atlantiche degli Stati Uniti, nel Golfo del Messico, nei Caraibi, lungo alcune coste africane e nel Mar Mediterraneo.

Cosa sta accadendo nel Mediterraneo?

Il Mediterraneo è uno dei bacini più importanti al mondo per la riproduzione della Caretta caretta. Per molto tempo le nidificazioni si sono concentrate sulle coste orientali, in particolare in Grecia, Turchia e Cipro, considerate vere e proprie culle della specie.

In seguito si è osservata una progressiva espansione dell’areale di nidificazione verso ovest e verso nord, con effetti particolarmente evidenti in Italia negli ultimi tre anni.

Le femmine scelgono sempre più spesso coste che fino a qualche anno fa erano considerate marginali o addirittura estranee al ciclo riproduttivo, come quelle italiane, francesi o spagnole.

Alla base di questo spostamento c’è soprattutto il cambiamento climatico: l’aumento delle temperature marine e l’eccessivo riscaldamento della costa orientale mediterranea hanno spinto le tartarughe a cercare nuovi siti di deposizione più freschi e adatti allo sviluppo delle uova.

Come avviene la riproduzione

La riproduzione della Caretta caretta è un processo affascinante e complesso. Le femmine adulte, dopo l’accoppiamento in mare, raggiungono le spiagge per la deposizione delle uova, prediligendo le stesse aree frequentate dalle generazioni precedenti (se le condizioni climatiche o ambientali lo consentono ancora). Questo legame con i luoghi di nascita è un comportamento istintivo che accomuna molte tartarughe marine.

Una femmina di Caretta caretta si dirige nuovamente verso il mare dopo aver deposto le sue uova sulla spiaggia

La deposizione avviene di notte, quando la quiete e le temperature più basse offrono maggiore protezione.

Con movimenti lenti e faticosi, la femmina scava una buca nella sabbia con le pinne posteriori, vi depone decine di uova, in media tra 80 e 120 per nido, e poi ricopre accuratamente il sito tornando subito in mare.

Durante la stessa stagione riproduttiva, una singola femmina può compiere più deposizioni.

Il destino delle uova e dei piccoli è segnato da una strategia di sopravvivenza particolare: produrre un numero elevatissimo di nascituri, poiché la maggior parte non raggiungerà l’età adulta.

Una baby Caretta caretta appena nata

Dopo circa due mesi, i piccoli rompono il guscio, salgono in superficie e infine si dirigono verso il mare, seguendo la luce naturale dell’orizzonte. Ma solo pochissimi, si stima circa uno su mille, riusciranno a raggiungere l'età adulta.

L’Italia nuova "nursery" della Caretta caretta nel mediterraneo

L’aumento delle nidificazioni sulle coste italiane è una notizia positiva per il futuro della Caretta caretta. Al fenomeno naturale si è affiancato infatti una risposta rapida e coordinata da parte di enti di ricerca, associazioni, volontari e istituzioni locali, che collaborano attivamente ed efficacemente per la conservazione e la tutela di questa specie marina protetta.

Gli interventi si articolano su tre fronti principali:

1) Monitoraggio dei nidi. Le tracce lasciate dalle femmine sulla sabbia permettono di individuare i punti di deposizione. Una volta localizzato il nido, si valuta se lasciarlo in posizione naturale o, in casi particolari, spostarlo in una zona più sicura. Le aree vengono poi delimitate e sorvegliate giorno e notte dai volontari, che assistono anche alla fase cruciale della schiusa, fino a quando i piccoli raggiungono il mare.

L'area di spiaggia in cui viene identificata la presenza di un nido di tartaruga marina viene delimitato in superficie, per evitare che il calpestio dell'area disturbi o danneggi il nido sottostante. Qui siamo in una spiaggia dell'Oasi di Policoro, in Basilicata, a luglio 2025.

2) Centri di recupero. In Italia esistono strutture dedicate alla cura delle tartarughe ferite o in difficoltà, veri e propri ospedali che si occupano di riabilitare gli animali prima della liberazione. Questi centri svolgono un ruolo essenziale non solo nella salvaguardia diretta degli esemplari, ma anche nella raccolta di dati utili alla ricerca scientifica.

3) Sensibilizzazione del pubblico. Senza il coinvolgimento delle persone, la tutela della specie non sarebbe possibile. Le attività di informazione e divulgazione trasformano i nidi in punti di incontro per famiglie, turisti e curiosi, contribuendo a diffondere consapevolezza. Lo stesso accade durante le liberazioni delle tartarughe guarite, momenti che uniscono emozione e senso di responsabilità collettiva.

Le principali minacce per la specie

Nonostante i progressi nella conservazione, la vita della Caretta caretta resta esposta a numerose minacce, sia in mare che sulle spiagge.

In mare, i pericoli più gravi sono legati alle attività umane. Le tartarughe restano spesso intrappolate in reti o ami da pesca, al momento del loro utilizzo o quando vengono abbandonati in mare aperto, con conseguenze che possono essere letali. Le collisioni con le imbarcazioni costituiscono un altro rischio frequente, soprattutto nelle aree costiere ad alta densità di traffico marittimo. A ciò si aggiunge l’inquinamento: sacchetti e frammenti di plastica vengono scambiati per meduse, principale alimento della specie, causando soffocamenti e occlusioni.

Sulla terraferma, i nidi e i piccoli affrontano difficoltà altrettanto serie. L’antropizzazione delle spiagge riduce gli spazi disponibili per la deposizione, mentre l’inquinamento luminoso disorienta i piccoli appena nati, che invece di dirigersi verso il mare possono muoversi nella direzione opposta, aumentando drasticamente il tasso di mortalità. Anche la frequentazione intensa delle coste da parte di bagnanti e turisti può compromettere i siti di nidificazione, soprattutto nel caso in cui non sia stata identificata la loro presenza sulle spiagge.

Il futuro incerto della Caretta caretta nelle nostre mani

La natura ha posto l’Italia davanti a una sfida impegnativa e cruciale. L’arrivo della Caretta caretta sulle nostre coste dimostra che, nonostante le minacce e le trasformazioni ambientali in corso, il territorio italiano è ancora in grado di offrire un habitat accogliente a questa specie antichissima.

Il futuro della tartaruga Caretta caretta dipende da un equilibrio delicato: da un lato la capacità della specie di adattarsi ai cambiamenti climatici, dall’altro l’impegno delle comunità umane nel garantire tutela, accoglienza e rispetto per questa specie.

Le azioni individuali, seppur piccole, possono fare la differenza: evitare l’uso di luci artificiali sulle spiagge, segnalare eventuali avvistamenti a enti competenti, ridurre il consumo di plastica usa e getta, così come smaltire correttamente i rifiuti e sostenere con donazioni i centri di recupero sono solo alcuni dei gesti concreti che chiunque può compiere per dare il proprio fondamentale contributo.

Accogliere i nidi di Caretta caretta sulle nostre coste è un privilegio ed è un'opportunità preziosa che la natura sta offrendo agli esseri umani: porre rimedio ai suoi errori, salvando una specie animale comparsa sulla terra molto prima di quella umana.