Ecco perché l'aria molto fredda dall'Artico farà sempre più fatica a raggiungere l'Europa e l'Italia

Purtroppo questo particolare assetto barico e circolatorio continuerà a impedire la discesa di importanti ondate di freddo verso le latitudini temperate. Ecco i motivi principali che stanno mandando in letargo l'inverno.
Quello appena iniziato è stato un inverno caratterizzato dalle miti correnti atlantiche sull’Atlantico settentrionale. L’assetto della circolazione generale emisferica continua a rimanere invariato, presentando elevate velocità zonali sopra i 45° – 50° di latitudine nord, con ulteriori accelerazioni del flusso perturbato principale, fra Terranova, l’Atlantico settentrionale e la Scandinavia.
Questo tipo di assetto della circolazione atmosferica, purtroppo, continuerà ad inibire l’affondo di importanti ondate di freddo verso le latitudini mediterranee.
Senza un cambio di pattern atmosferico il freddo continuerà a faticare per raggiungere le basse latitudini, in seno a configurazioni di blocco capaci di “meridianizzare” la circolazione a tutte le quote della troposfera, andando a scavare quei “canali meridiani” che permettono alle masse d’aria fredde d’origine polare e artica di scendere verso latitudini meridionali.
I motivi della risposta atlantica molto forte
Analizzando le mappe che riproducono la superficie isobarica alle quote di 500 hPa, 300 hPa e 250 hPa, si osserva un vortice polare troposferico ancora compatto e ben strutturato sopra la regione artica, con marcati nuclei di vorticità positivi, presentando il tipico assetto bipolare, frazionato in due grandi “lobi” colmi di aria gelida di origine artica posizionati, rispettivamente, fra l’arcipelago Artico canadese e le coste artiche della Siberia centro-occidentale.

Un vortice polare così strutturato, con elevati valori di vorticità positiva in quota, di solito mantiene l’aria molto fredda, di origine artica, a ridosso del mar Glaciale Artico, favorendo un continuo raffreddamento di tutta la zona artica e delle regioni polari e sub-polari (sopra i 60° nord di latitudine), dove le temperature scivolano abbondantemente sotto la soglia dei +0°C, arrivando a toccare valori di -20°C -30°C a bassa quota.
Tale raffreddamento dell’Artico, in particolare nel settore orientale canadese, a sua volta, tende a rafforzare il “gradiente di geopotenziale” ed il “gradiente termico orizzontale” fra le latitudini artiche e quelle temperate, producendo una notevole accelerata del flusso zonale fra le medie ed alte latitudini, fra Asia orientale, nord Pacifico, nord America, Europa e Asia centro-settentrionale.
Il vero motore delle correnti atlantiche
Il forte “gradiente di geopotenziale” che si viene a realizzare tende a rinforzare notevolmente il ramo principale del “getto polare” che si dipana per l’intero emisfero (attorno i 50° nord), con potenti “Jet Streaks” (massimi di velocità del “getto polare” in quota), fra l’estremo oriente russo, gli States, il nord Atlantico e l’Europa.
Inoltre anche nelle prossime settimane si renderà ancora piuttosto invasiva dell’anomalia negativa di geopotenziale in quota sull’area canadese, che oltre a favorire l’affondo di significative ondate di freddo fra il Canada centro-orientale e il nord-est degli USA, recentemente interessati da una intensa ondata di freddo, manterrà intenso il flusso zonale sull’Atlantico settentrionale, con la conseguente rigenerazione di nuovi forti “Jet Streaks” che dal nord-est degli States e dal Canada orientale si propagheranno fino alle porte dell’Europa, con velocità ragguardevoli nell’alta troposfera (punte di oltre 300 km/h sopra i 10.000 metri).
Tante depressioni verso il Nord Europa ma poco freddo
Lo sviluppo di questi “Jet Streaks”, in uscita dalle coste del Canada orientale e del nord-est degli Stati Uniti, inoltre favorirà lo sviluppo di profondi cicloni extratropicali, caratterizzati da valori di vorticità positiva elevati, che dall’Atlantico settentrionale si muoveranno in direzione delle Isole Britanniche, della Francia, dell’Europa centro-occidentale, causando ondate di maltempo, accompagnate da venti molto forti, generalmente dai quadranti occidentali, che potranno penetrare fino all’interno del Mediterraneo (venti di libeccio, ponente e maestrale).

La presenza di un “getto polare” piuttosto intenso, alla quota di 250 hPa, impedirà la costruzione di ampi flussi meridiani, inibendo in tal modo l’afflusso verso latitudini più meridionali delle masse d’aria, molto fredde e pesanti, presenti sopra il mar Glaciale Artico, e la stazionarietà di congeniali configurazioni bariche.
Quest’ultime permarranno in loco, colmando la struttura del vortice polare troposferico che presenterà una buona forma in sede polare, almeno fino a fine mese.
Inoltre, con questi indici zonali cosi accentuati, anche le saccature di origine artica che si dipaneranno dai due “lobi” (durante le fasi di “stretching”) del vortice polare troposferico presenteranno un carattere mobile elevato che impedirà alle masse d’aria fredde, sia artiche che polari, di poter raggiungere le latitudini più meridionali, mantenendo il carattere freddo originario.
Il grande assente, il freddo russo
A differenza dello scorso inverno, tutt’oggi si nota la mancanza di un significativo raffreddamento del comparto siberiano occidentale e sulle pianure della Russia europea, il vero “serbatoio gelido” per le grandi ondate di freddo che nel periodo invernale investono il vecchio continente.
Inoltre l’Europa potrebbe risultare penalizzata pure dal “lobo siberiano” del vortice polare che, in questa prima parte della stagione invernale, sembra più proiettato a distendere i propri elementi in direzione della Siberia centro-orientale, sotto forma di un profondo e vasto ciclone extratropicale alimentato da masse d’aria molto fredde a tutte le quote, e da minimi di geopotenziale molto bassi in quota che potrebbero originare intense ondate di freddo dirette verso il nord della Cina, la penisola di Corea e il Giappone.