Alluvioni in Germania, che relazione con il cambiamento climatico?

L’afflusso di masse d’aria più calde e umide del solito ha contribuito ad enfatizzare le precipitazioni rendendole più intense, estese e persistenti.

Gli effetti delle drammatiche alluvioni nell'ovest della Germania

Le catastrofiche alluvioni che hanno seminato morti e tanta distruzione fra Germania occidentale, Belgio e Olanda, hanno scioccato l’opinione pubblica dell’intera Europa, e non solo. Le cifre sono veramente pesantissime. In tutto il Paese 165 mila persone sono rimaste senza energia elettrica e 600 chilometri di linee ferroviarie sono stati danneggiati dalle piogge torrenziali.

L’evento alluvionale estremo in Europa

In merito al disastro si fa sempre più caldo il dibattito scientifico sull’origine, e soprattutto sulle cause di questa incredibile catastrofe. Sappiamo bene che mettere di mezzo il singolo episodio meteorologico estremo al cambiamento climatico è sbagliato, oltre che fuorviante, soprattutto quando ci troviamo nel bel mezzo dell’evento.

Pero l’aumento nella frequenza di questi fenomeni, in Europa come in America o in Australia, mette in evidenza una tendenza verso una ulteriore estremizzazione climatica.

Le colpe dell’uomo nell’antropizzazione del territorio

In riferimento alle alluvioni in Germania e Belgio, siamo tutti d’accordo che non bisognerebbe costruire in aree golenali, facilmente inondabili in caso di eventi precipitativi estremi, come possono capitare durante la tarda primavera e l’inizio dell’estate sull’Europa centrale.

In Germania le conseguenze di queste inondazioni sono state enfatizzate anche dall’eccessiva antropizzazione del territorio, che a quanto pare non è un male solo italiano o del meridione.

Ma è anche vero che le piogge cadute sull’ovest della Germania, dopo settimane di continue precipitazioni, hanno tempi di ritorno ultrasecolari, ovvero qualcosa di non osservato in tempi recenti in quelle aree. A tal riguardo le perimetrazioni delle aree inondabili sono state realizzate sulla base dei dati forniti dalla vecchia climatologia, quella che prevedeva tempi di ritorno secolari per piogge di questa portata.

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La correlazione con il cambiamento climatico

I fenomeni di dissesto hanno interessato un’area vastissima, dove ricadono parecchi bacini idrografici di notevole estensione. Per capire se in questo caso c’è lo zampino del cambiamento climatico possiamo prendere come riferimento un indice, sviluppato dal centro di calcolo europeo ECMWF. L‘extreme forecast index di ECMWF per temperatura vento e precipitazione. Tale indice isola gli eventi estremi nella previsione rispetto alla climatologia del modello.

La depressione chiusa in quota, evoluta in “cut/off”, bloccata da alcuni giorni all’altezza della Germania meridionale, circondata su entrambi i lati da due differenti promontori anticiclonici, ha contribuito a convogliare verso i bassopiani della Germania, il Belgio e l’Olanda aria d’estrazione temperata continentale, proveniente dalle Repubbliche Baltiche.

Questa massa d’aria, già calda in origine, si è poi “marittimizzata”, scorrendo sopra le tiepide acque superficiali del mare del Nord, dove da giorni è presente una anomalia positiva di temperatura, con valori anche di +5°C +6°C superiori alle medie climatologiche del periodo.

L’afflusso di queste masse d’aria più calde, e umide, ha contribuito ad enfatizzare le precipitazioni sull’Europa centrale, rendendole più intense, estese e persistenti. Questo perché una massa d’aria più calda può contenere il 7% in più di vapore acqueo per ogni grado in più di temperatura.

In questa foto si nota molto bene come le inondazioni abbiano interessato buona parte delle aree golenali

Il contributo di calore proveniente da est

Quell’anomalia positiva di temperature più alte della norma ha inciso, e non poco, a estremizzare la portate delle precipitazioni, su un’area geografica piuttosto vasta. In questo caso riusciamo a trovare una correlazione fra il cambiamento climatico e le precipitazioni eccezionali che hanno interessato quell’area del vecchio continente, causando il disastro riportato dalle cronache mondiali.

L’onda di calore funziona come se fosse un gran accumulatore di energia e vapore acqueo. Una volta che è finita la fase accumulo l’energia potenziale viene restituita, sotto forma di energia cinetica, attraverso intensi fenomeni temporaleschi, anche estremi, forti piogge e forti raffiche di vento.

Il ruolo importante dell’evapotraspirazione

L’evapotraspirazione è quella quantità d'acqua che dal terreno viene immessa nell’aria allo stato di vapore per effetto congiunto della traspirazione, attraverso le piante e la vegetazione, e dell'evaporazione, direttamente dal terreno saturo.

Nel caso dell’evento alluvionale che ha colpito la Germania occidentale, il Belgio e l’Olanda meridionale, l’evapotraspirazione pare abbia avuto pure un ruolo molto importante. Difatti, diversi studi del passato, in occasione di altri eventi alluvionali che hanno interessato l’Europa centro-orientale, mettevano in evidenza come i principali contributi umidi nei bassi strati provenivano dagli stessi terreni, resi saturi da precedenti eventi precipitativi, anche molto intensi.

Mentre risultavano più scarsi (di quanto ci si aspettava) i contributi di umidità provenienti da bacini, come il Mediterraneo a sud, il mar Nero a sud-est e l’Atlantico, a ovest e nord-ovest.

In pratica i suoli già molto umidi, per precedenti eventi precipitativi, con molta probabilità hanno rifornito, tramite l'evapotraspirazione, la circolazione depressionaria, determinando così lo sviluppo di nubi molto estese, che hanno dato origine a precipitazioni intense e persistenti su tutta l’area. Tali precipitazioni hanno ingrossato, ulteriormente, tutti i bacini idrografici, con conseguenti ondate di piena istantanee, molto difficili da monitorare e tenere sotto controllo, soprattutto nelle zone golenali.