Dissesto idrogeologico, il 91% dei comuni italiani a rischio

Il 91% dei comuni italiani è esposto a un elevato rischio idrogeologico, con frane e alluvioni che mettono in pericolo milioni di persone.

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Le frane a Sarno e Quindici nel maggio del 1998: causarono centinaia di vittime.

I dati sono noti da anni, ma vengono confermati di anno in anno: in Italia, il 91% dei comuni è esposto a un elevato rischio di dissesto idrogeologico. Il pericolo di frane e alluvioni è elevato nella maggior parte dei centri abitati italiani. L'ultima conferma arriva da un analisi della Coldiretti, basata su dati dell'ISPRA, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale: 2,6 milioni di famiglie italiane vivono in territori esposti al rischio di alluvioni.

Il rischio idrogeologico è elevato per vari motivi, fra cui l'elevata cementificazione del territorio, la densità di popolazione elevata, un consumo del suolo elevatissimo, l'abbandono delle campagne e dei terreni di montagna, la particolare morfologia del territorio italiano, i fenomeni meteo che diventano sempre più estremi a causa dei cambiamenti climatici.

Il 91% dei comuni italiani a rischio

Sono 7.275 i comuni italiani dove il rischio idrogeologico è elevato. Considerando che i comuni italiani sono poco meno di ottomila, parliamo della quasi totalità dei centri abitati. Secondo i dati ISPRA, in nove Regioni (Valle D'Aosta, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Molise, Basilicata e Calabria) il rischio arriva al 100%.

Frane e alluvioni sono i fenomeni che minacciano maggiormente questi centri. L'elevata piovosità, con fenomeni meteo durante i quali si concentrano accumuli pluviometrici molto consistenti nel giro di poco tempo sono alcuni dei fattori che incidono su questa elevata esposizione al rischio.

Ricordiamo, solo per fare un esempio, gli ultimi eventi alluvionali in Emilia Romagna, o il disastro dell'ottobre del 2018 o ancora, quello in Sicilia a inizio novembre. Andando indietro nel tempo, il numero di vittime causate da alluvioni e frane in Italia è elevatissimo: da poco abbiamo ricordati i 21 anni dal disastro di Sarno e Quindici, ricordiamo poi l'alluvione in Valtellina o quella di Firenze e Venezia del 1966. Gli esempi purtroppo, sono molti di più.

Consumo del suolo, abusivismo...

I fenomeni meteo estremi non lo spiegano tutto: c'è un discorso di elevata vulnerabilità legata al fatto che molti centri sono stati costruiti senza tenere in conto le dinamiche fluviali, le aree a rischio esondazione, oppure la presenza di versanti collinari e montuosi soggetti a instabilità.

Negli anni, si è costruito ovunque, pensando che le caratteristiche geologiche del territorio non contassero, una volta cementificato tutto. Le leggi in materia sono precise, e indicano in quali aree si può costruire e in quali no: ma l'abusivismo è ancora elevato in Italia e molte costruzioni risalgono agli anni precedenti alla loro approvazione. C'è poi un problema di abbandono delle campagne, la scarsa manutenzione degli alvei fluviali, eccetera.

Un territorio geologicamente complesso

L'Italia poi, non è un territorio "facile" dal punto di vista dei rischi geologici: la presenza di dislivelli molto importanti, aree collinari argillose dove le frane si attivano con facilità, zone montane che diradano rapidamente fino al mare, un reticolo fluviale molto diffuso, con fiumi che variano di portata in modo molto consistente nel corso dell'anno, sono solo alcuni fattori che rendono l'Italia un paese esposto al dissesto idrogeologico.

Una recente mappa con le frane presenti in Europa mostra come sia proprio l'Italia il paese dove si concentra la maggioranza degli eventi franosi. Sono urgenti misure di prevenzione e mitigazione dei rischi idrogeologici.