Roma, perché una parte del Colosseo è crollata e l'altra è ancora intatta? Dietro c'è un sorprendente fenomeno geologico

Il Colosseo è ancora lì dopo duemila anni, e sorprende ogni giorno turisti e romani per le sue dimensioni e per il suo ottimo stato di conservazione. Una parte dell'anfiteatro però è peggio conservata dell'altra, ed il motivo è legato a un preciso fenomeno geologico.

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Il lato settentrionale del Colosseo, a Roma, si presenta ancora oggi praticamente intatto, quasi duemila anni dopo la sua costruzione.

Probabilmente è uno dei monumenti antichi più famosi al mondo, un'opera architettonica sorprendente che è sopravvissuta a quasi duemila anni di storia. Conosciuto anche come Anfiteatro Flavio, perché voluto e fatto edificare dalla dinastia degli imperatori Flavi (Vespasiano, Tito e Domiziano), è noto in tutto il nome con il nome di Colosseo.

Ancora oggi è l’anfiteatro più grande al mondo: situato nel cuore di Roma, capitale d'Italia, in una zona compresa tra i colli Palatino, Esquilino e Celio, è lungo 189 metri, largo 156 m, per un'altezza di oltre 48 m, e si estende su una superficie di 24.000 metri quadrati. Poteva ospitare circa 50mila spettatori.

Sebbene molti possano pensare che il suo nome sia legato alla enorme mole, in realtà si chiama così perché nei suoi pressi era presente una colossale statua in bronzo raffigurante Nerone.

Il Colosseo, la cui costruzione iniziò nel 70 d.C. e terminò nell’80 d.C. sotto l’impero di Tito, figlio di Vespasiano, era destinato ai combattimenti, ai giochi tra i gladiatori (munera), alle simulazioni di caccia ad animali feroci ed esotici (venationes) e alle naumachie (combattimenti navali).

Quello che oggi sorprende i milioni di visitatori che ogni anno lo visitano sono le dimensioni. Per il visitatore che lo vede per la prima volta, ma anche per i romani abituati a vederlo ogni giorno come parte del panorama cittadino, l'elemento forse più affascinante è la mole e la sua altezza.

Sul lato settentrionale, infatti, il Colosseo sfiora i 50 metri, che equivalgono ad un palazzo di 15-20 piani. A dargli ulteriore slancio verso l'alto sono poi gli archi ed il tono chiaro della pietra usata per costruirlo, un tipo di roccia carbonatica noto in Italia come travertino e molto usato per i monumenti di Roma.

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Sul lato nord il Colosseo, a Roma, si presenta integro, con un'altezza che sfiora i 50 metri.

A dare al Colosseo questo aspetto imponente e allo stesso tempo armonico sono quattro ordini architettonici sovrapposti. I primi tre sono formati da ottanta arcate inquadrate da semicolonne, mentre il quarto è suddiviso in riquadri intervallati da finestre.

Nell'ultimo ordine, erano inseriti duemila anni fa supporti in muratura e in legno che servivano a sostenere un immenso telone (velarium) che riparava gli spettatori dal sole e dalla pioggia.

Ma torniamo sull'altezza del Colosseo: c'è infatti una peculiarità che forse non tutti conoscono.

La peculiarità del Colosseo: una parte è crollata per un motivo geologico

Se si osserva il Colosseo da via dei Fori Imperiali, o dall'area dove si trova la Basilica di Massenzio, quindi osservando la sua metà settentrionale, si può godere di una visuale imponente, con un edificio alto fino a 50 metri e con i 4 ordini sovrapposti di cui parlavamo poco fa.

Spostandosi invece sul lato sud, dove si trova l'arco di Costantino e dove c'è oggi via di San Gregorio, che va verso il Circo Massimo, balza agli occhi il fatto che l'altezza del Colosseo sia molto minore.

La parte meridionale del Colosseo ha solo due livelli rimasti intatti, tranne un breve tratto nel quale se ne possono vedere ancora tre.

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Una vista del Colosseo, a Roma, sul lato crollato (sud). Il motivo per cui questa parte dell'anfiteatro è crollata è sorprendente.

Questa parte, che si può vedere nella foto qui sopra, è crollata secoli fa a seguito di eventi sismici molto potenti che hanno scosso Roma.

I terremoti a Roma

Roma risente dei forti terremoti che avvengono nella catena montuosa dell'Appennino, situato a poche decine di chilometri. I forti terremoti che avvengono lì, in particolare quelli che avvengono lungo il confine tra Lazio e Abruzzo, vengono risentiti con forza a Roma.

È successo anche recentemente, quando ci sono stati i violenti eventi sismici di L'Aquila (6 aprile del 2009, magnitudo 6.0), o di Amatrice (24 agosto 2016), o più in là nel tempo a seguito di eventi molto potenti come il terremoto di Avezzano (13 gennaio 1915, magnitudo 7.0). Sono terremoti molto forti che avvengono a poco più di 60-70 km da Roma, e che quindi non producono gravi danni in città, ma che possono causare danni a strutture fragili e che vengono avvertiti molto nitidamente in città.

I violenti terremoti dell'Appennino hanno ripetutamente avuto effetti sui monumenti antichi di Roma. Ed il Colosseo non è da meno. Ad influire sul crollo di una parte dell'Anfiteatro Flavio, però, è stato un elemento poco conosciuto ma molto importante.

Il ruolo del sottosuolo sull'amplificazione delle onde sismiche

Una volta saputo che il Colosseo è parzialmente crollato a causa dei forti terremoti avvenuti nei secoli scorsi, ci si potrebbe domandare come mai non sia venuto giù tutto. IL motivo è in un fenomeno che i geologi chiamano amplificazione sismica.

Certi tipi di terreni, in caso di terremoto, hanno come effetto quello di amplificare le onde sismiche. Altri, le smorzano. L'amplificazione delle onde sismiche da parte di alcuni terreni è alla base di molti disastri a cui assistiamo a seguito di terremoti.

Il Colosseo è stato costruito proprio a cavallo di due diversi tipi di sedimenti. Le analisi geologiche del sottosuolo hanno messo in luce il fatto che il lato settentrionale di questa enorme struttura, quello rimasto in piedi, poggia su solide rocce vulcaniche. Le rocce compatte smorzano le onde sismiche, facendo sì che "vadano via prima" e riducendo quindi i danni.

La parte meridionale del Colosseo, invece, è stata costruita su dei sedimenti lasciati da un piccolo affluente del Tevere, ed anche sulle macerie accatastate lì e provenienti da edifici distrutti nel grande incendio di Roma del 64 d.C.

I sedimenti fluviali, lacustri, e poco consolidati (come appunto materiale di riporto) tendono ad aumentare le onde sismiche, perché le intrappolano, rendendo le scosse più forti ma anche più lunghe. Ecco spiegato il motivo per cui solo una metà del Colosseo ha sofferto i danni delle scosse sismiche.

Il fenomeno dell'amplificazione sismica a causa di certi tipi di terreni è ben noto ai geologi. Un caso famoso è quello del terremoto del Messico del 13 ottobre 1985, quando un sisma che aveva avuto epicentro a quasi 400 km di distanza creò devastazioni e molte vittime a Città del Messico.

Il motivo per cui la capitale del Messico subì tanti danni, nonostante il sisma fosse avvenuto molto lontano, era legato proprio ai sedimenti lacustri su cui poggia la città, e alla forma della conca nella quale si trova, che amplificarono le onde.

In piccolo, è quanto accaduto anche per il Colosseo: la parte che poggia sui sedimenti fluviali e lacustri e sui terreni di riporto, è crollata perché qui le onde sismiche sono state amplificate. La parte invece che poggia su rocce vulcaniche è rimasta intatta, perché le onde sismiche non sono state amplificate.

A Roma il fenomeno dell'amplificazione è ben noto anche nei quartieri: ci sono quartieri dove le scosse provenienti dall'Appennino si avvertono con maggior forza, e sono quelli costruiti sui sedimenti del fiume Tevere, o del suo affluente, l'Aniene. Altri invece, costruiti su rocce vulcaniche, subiscono meno gli effetti del passaggio delle onde sismiche.

Il fenomeno è ben noto in tutto il mondo, ed è per questo che, nella prevenzione sismica, riveste un ruolo importante la conoscenza dei terreni su cui poggiano le case e le infrastrutture. Case e infrastrutture costruite su terreni soggetti ad amplificazione, sono infatti esposti a maggiori danni in caso di terremoto.