Il secondo terremoto più forte mai registrato sulla Terra
Tra il 27 ed il 28 marzo ricorre l'anniversario del secondo terremoto più forte mai registrato sulla Terra, quello dell'Alaska, avvenuto nel 1964: lo tsunami che ne seguì fu devastante. Ecco cosa accadde.
Il 27 marzo del 1964, alle 17.36 ora locale, un terremoto di magnitudo 9.2 sconvolgeva la regione di Prince William Sound, in Alaska, negli Stati Uniti d'America. Con epicentro a circa 90 km da Valdez e 120 km da Anchorage, il terremoto fu potentissimo e produsse uno scuotimento del suolo lunghissimo, con una durata di quasi 5 minuti. Tra gli effetti del terribile sisma ci fu anche un enorme tsunami, che causò oltre cento vittime raggiungendo luoghi situati a migliaia di chilometri di distanza.
Il secondo terremoto più forte mai registrato
Secondo quanto riporta il Servizio Geologico statunitense (USGS), è stato il secondo terremoto più forte mai registrato sulla Terra da quando abbiamo a disposizione strumenti, ed il più potente nella storia degli USA. Rispetto ad altri terremoti avvenuti sul pianeta in tempi recenti, solo quello del Cile del 1960 (magnitudo 9,5), avvenuto soltanto quattro anni prima, lo supera in potenza.
Il terremoto si verificò alle 17:36 ora locale del 27 marzo (in Europa era già il 28 marzo, in Italia erano le 4.36 di mattina) e causò 128 morti, la maggior parte persone sorprese dall’onda di tsunami. Il motivo di questo relativamente basso numero di vittime (se si pensa che sismi molto meno potenti hanno causato decine di migliaia di morti) è dovuto alla bassa densità di popolazione della zona colpita.
Gli effetti del terremoto e del maremoto: lo tsunami attraversa il Pacifico
Gli effetti del violentissimo sisma si fecero sentire in gran parte dell'Alaska, con gravi devastazioni ad Anchorage ed un'enorme frana sottomarina presso Port Valdez, ma fu lo tsunami ad avere conseguenze gravissime e praticamente globali: il maremoto colpì gran parte dell'Oceano Pacifico causando danni diffusi e vittime lungo le coste della Columbia Britannica, delle Hawaii e lungo le coste occidentali degli Stati Uniti.
Alcune delle vittime causate dallo tsunami si registrarono addirittura in California e Oregon, (ci furono vittime a Crescent City), a migliaia di chilometri di distanza dall'epicentro.
Un video dell’USGS (in inglese), ricostruisce la dinamica e le cause geologiche del sisma. Inizia inquadrando l'area dell’epicentro, posizionata sul margine tettonico fra la Placca Pacifica e quella Nord Americana, nel punto in cui avviene la subduzione della prima al di sotto della seconda (lungo l’arco delle Aleutine). Il video ricostruisce anche la dinamica dello tsunami post-sisma.
Le lezioni che ci insegna un terremoto potentissimo che causa un numero di vittime basse
Il terremoto del 1964 in Alaska, come dicevamo il secondo più forte mai registrato sulla Terra e con un numero di vittime relativamente basso, ci permette di ricordare l'importanza del luogo dell'epicentro nei suoi effetti. Un epicentro lontano da zone abitate può essere determinante, e in quel caso il sisma può causare molti meno danni rispetto a un epicentro prossimo a centri abitati.
Ci sono poi altri fattori da prendere in considerazione, come la vulnerabilità degli edifici o l'amplificazione delle onde sismiche per la presenza di terreni particolari o situazioni locali. Un epicentro lontano ubicato in mare, però, può causare tsunami ed essere quindi ugualmente pericoloso. Tutti questi aspetti ci ricordano che ogni terremoto è un "mondo" a parte, e può avere effetti ben diversi sul territorio.
Altre lezioni del terremoto dell'Alaska
Il grande terremoto dell'Alaska del 1964 fu anche importantissimo per le scienze della Terra, in un momento in cui la geologia stava facendo passi avanti giganteschi nella comprensione delle dinamiche terrestri. Proprio in quegli anni era in fase di sviluppo infatti la teoria delle placche tettoniche.
Lo studio del sisma permise in particolare di ottenere nuove informazioni e capire meglio come funzionano le zone di subduzione di placche tettoniche.