Razzo cinese in caduta libera: quali rischi per l'Italia?

Non si tratta di un incidente, ma di un effetto collaterale della tecnologia spaziale della Cina utilizzata per la costruzione della propria stazione spaziale.

Il razzo cinese che ora è finito fuori orbita e rischia di precipitare sulla Terra

Quello della spazzatura spaziale è un grosso problema, mai affrontato seriamente dai grandi leader politici internazionali. Eppure, ogni tanto, il problema torna nuovamente di scena, non appena un vecchio satellite, utilizzato per scopi scientifici o militari, finisce la sua “carriera”, iniziando a lasciare l’orbita.

Razzo cinese in caduta libera verso la Terra

In questi giorni si parla tantissimo del razzo cinese che potrebbe prendere di mira pure l’Italia. Il razzo era stato lanciato con successo dai cinesi il 29 aprile scorso, da Wenchang (nella provincia cinese di Hainan), portando nell’orbita bassa terrestre la navetta cinese “Heavenly Harmony” per un volo di prova senza equipaggio.

Subito dopo il lancio, lo stadio del razzo è stato abbandonato in orbita, spingendolo in direzione della Terra. “Al momento l’unica cosa che lo rallenta è il freno dell’atmosfera che lo sta facendo ricadere verso la Terra, spiega all’Ansa Luciano Anselmo, dell’Isti-Cnr di Pisa.

Il precedente dello scorso anno

Nel maggio 2020 la stessa versione del razzo era stata protagonista di una vicenda analoga ed ora come allora si teme che parti del voluminoso detrito spaziale, pesante oltre 20 tonnellate, non brucino completamente a seguito dell’attrito con l’atmosfera e si abbattano sulla superficie terrestre.

Oggi si moltiplicano stime e previsioni sull’area di impatto e su quando avverrà. Questi timori in realtà non sono infondati, visto che l’esperienza pregressa è stata significativa.

Nel precedente rientro incontrollato il razzo Long March-5B bruciò quasi del tutto, ma altri frammenti metallici riuscirono a colpire la Terra, danneggiando diversi edifici in Costa d’Avorio, nell’Africa occidentale.

Previsioni d’impatto

A causa della sua elevatissima velocità oggi è difficile prevedere esattamente quale sarà il punto di impatto. Anche una piccola variazione nel percorso potrebbe cambiare di molto l’area interessata.

L’ipotesi che alla fine tutti i detriti finiscano su un oceano o un mare è una possibilità statisticamente rilevante, visto che l’oceano copre circa il 71% della Terra. Per questo è altamente probabile che alcuni pezzi possano cadere sull’oceano o in aree particolarmente remote del pianeta.

I rischi per l’Italia

Al momento gli esperti evidenziano che l’orbita percorsa è simile a quella del precedente razzo, vale a dire che, se si mantenesse inalterata, la caduta potrebbe interessare anche l’Italia, per la precisione l’area compresa tra il centro e il meridione.

L’area dove al momento si prevede la possibilità di vedere la caduta di alcuni pezzi riguarda una vastissima zona, tra i 41° di latitudine nord e sud, fra il nord America, l’Europa meridionale, il Mediterraneo, nord Africa e buona parte dell’Asia centro-meridionale, fino alla Cina e alla stessa capitale Pechino. Mentre i detriti si dovrebbero disperdere su un’areale di circa 200 km.

Gli effetti collaterali della tecnologia spaziale cinese

Va anche detto che in questo caso non si parla neppure di un incidente. Questa nuova versione di razzi cinesi viene utilizzata per mandare in un’orbita molto bassa carichi molto voluminosi, come il primo nucleo della stazione spaziale cinese, gestita dalla Repubblica Popolare Cinese. Il razzo utilizza tutto il propellente rendendo così impossibile controllarne il rientro.

L’ultimo lancio del razzo Long March-5B deve essere inquadrato nell’ambito di ben 11 missioni pianificate per la realizzazione della stazione spaziale cinese che dovrebbe essere completata a fine 2022. Ciò vuol dire che presto vedremo nuovi episodi simili.

Tutte le agenzie spaziali internazionali, assieme al Norad americano (North American Aerospace Defense Command), dovranno nuovamente monitorare con attenzione la caduta di nuovi possibili oggetti spaziali, sempre se la Cina non decida di cambiare le tecniche utilizzate. Cosa al momento difficile, visto che per le ambizioni spaziali di Pechino il completamento della stazione spaziale cinese, entro la fine del 2022, è un appuntamento ormai improrogabile.