Le abbondanti nevicate in Abruzzo merito dell'effetto "stau": cos'è?

Abbondanti nevicate sulle aree interne di Abruzzo e Molise, interi borghi ricoperti da decine di centimetri di neve fresca. Cos'è successo? Cos'è l'effetto Stau?

Immagine di repertorio del Parco della Majella, nel suo tipico paesaggio invernale.

Come da previsione l’inverno è tornato a colpire le nostre regioni centro-meridionali, ed in modo particolare il settore adriatico, dove si sono registrate pure abbondanti nevicate, fino a bassa quota. Soprattutto fra l’Abruzzo e le aree più interne del Molise, con accumuli anche di oltre 30/40 cm di neve fresca sui versanti orientali dell’Appennino centro-meridionali, meglio esposti ai refoli freddi dai quadranti orientali.

Tanta neve in Appennino, ecco dove

La “dama bianca”, finalmente, è tornata ad accumularsi, come era accaduto negli ultimi giorni di febbraio, in diverse zone del nostro Appennino centro-meridionale, regalando scenari suggestivi, tipici della stagione invernale. Le nevicate delle ultime ore, difatti, hanno tinto di bianco tanti piccoli comuni e borghi medievali dell'Abruzzo. Particolarmente colpita la zona intorno al massiccio della Maiella, rimasta sepolta dalla neve, grazie al notevole effetto “stau” innescato dai freddi venti settentrionali.

Andando ad osservare alcuni video, postati in questo articolo, possiamo notare la spettacolare nevicata che ha interessato il borgo appenninico di Roccacaramanico, frazione del comune di Sant'Eufemia a Maiella, che era già stato investito da copiose nevicate nei giorni scorsi.

Tutto merito del cosiddetto “effetto stau”

Il borgo si trova a circa 1050 metri sul livello del mare, ma la sua posizione lo rende una località piuttosto esposta a questo tipo di nevicate copiose, soprattutto quando soffiano i freddi venti dal quadrante nord-orientale, che portano l’aria fredda dalle vaste distese continentali del vecchio continente. Roccacaramanico si trova tra le montagne del Morrone e quelle della Majella, il secondo massiccio montuoso più alto degli Appennini dopo il Gran Sasso, che raggiunge la massima elevazione nel Monte Amaro, 2.793 m s.l.m..

I boschi dell'Appennino ricoperti dalla neve fresca

Con questo tipo di posizione, sotto i rilievi più elevati di tutto l’Appennino, viene direttamente investito dalle correnti fredde balcaniche provenienti dall'altro lato del mar Adriatico. Nel caso di questo abbondante evento nevoso va detto che le nuvole responsabili di queste nevicate sono state create proprio dai moti ascensionali indotti dalla stessa dorsale appenninica, nei confronti della fredda ventilazione settentrionale, in uscita dai vicini Balcani.

La ventilazione nord-orientale, piuttosto accentuata, che raggiunte le coste adriatiche è stata costretta a risalire i pendii dei rilievi dell’Appennino Marchigiano, Abruzzese, molisano e del Gargano. Raggiunta una certa altezza la massa d’aria si è saturata, condensandosi in imponenti annuvolamenti orografici che hanno dato luogo a persistenti nevicate, fra Marche, Abruzzo, Molise. Le nevicate più intense, come previsto, hanno coinvolto l’entroterra abruzzese, dove i fenomeni persistenti hanno garantito accumuli significativi di neve fresca, come abbiamo visto pure dai video.

Diversi problemi alla viabilità

Le copiose nevicate di questi giorni sull’Appennino hanno pero prodotto pure molteplici problemi per la viabilità e nei giorni scorsi diverse strade sono state chiuse al traffico precauzionalmente per pericolo slavine, visto gli importanti accumuli. Oltre all’Abruzzo le nevicate, causate dallo “stau”, hanno interessato altre regioni del centro-sud, come il Molise, dove si sono registrati importanti accumuli di neve fresca, già dai 800/900 metri. Anche qui molte strade provinciali sono state chiuse al traffico per gli accumuli di neve.

Sulle altre regioni del centro-sud, invece, la neve si è vista solo in montagna e con accumuli decisamente più ridotti rispetto a quanto visto in Abruzzo e sul Molise. Sulle regioni settentrionali, purtroppo, non sembra ancora invertirsi la tendenza di un inverno (che volge al termine) piuttosto siccitoso, con una lunga fase secca che si prolunga ormai da diversi mesi, lasciando all’asciutto diverse aree del nord.