Metri di neve in California: colpa dei cambiamenti climatici?

Abbondanti nevicate nell’ovest degli Stati Uniti, California in particolare. Sono le conseguenze di ripetuti “fiumi atmosferici”. Qual è il ruolo dei cambiamenti in questo e altri eventi estremi freddi e nevosi?

Il Parco Nazionale di Yosemite sotto una abbondante coltre di neve.

Colpiscono le immagini che arrivano dalla California e più in genere dalla costa occidentale degli USA. Già a inizio anno un intenso fiume atmosferico ha portato piogge torrenziali. Fra febbraio e marzo però complici masse d’aria più fredde le precipitazioni sono state nevose anche a quote inconsuete per la notoriamente mite e calda California. Le montagne appena sopra la famosa scritta Hollywood e nello skyline di Los Angeles si sono imbiancate, ma è salendo di quota che lo spettacolo diventa da apoteosi bianca. Case sepolte di neve, sciatori che passano a fianco della cima dei pali di impianti di risalita, e immancabili danni e disagi. Tutto questo arriva dopo mesi di preoccupante siccità nelle medesime zone.

La prestigiosa rivista scientifica Nature fa chiarezza sulle cause e attribuzione di questi fenomeni. Ecco cosa dice la scienza.

La scienza dell'attribuzione

E’ bene anzitutto ricordare che tempo e clima sono due cose diverse, ma collegate. Di per se un evento meteo non significa che il cambiamento climatico non sarebbe reale né per opposto che ne è la causa.

Tuttavia la scienza dell’attribuzione ha fatto passi da gigante e gruppi di scienziati cercano di dare risposte rapide ai dubbi legittimi dei media e dell’opinione pubblica.

Coi moderni modelli è possibile simulare come si sarebbe comportata l’atmosfera senza il riscaldamento globale. Recenti studi ad esempio evidenziano il ruolo del riscaldamento della superficie del mare nell'innesco di temporali intensi e di tornado nel Mediterraneo.

Si può inoltre valutare la probabilità che il cambiamento climatico incida su un dato fenomeno.

18 metri di neve in California

Per la Sierra Nevada, in California questo in corso è l’inverno più nevoso dal 1952. D’altronde il nome dice già tutto, letteralmente significa catena montuosa delle nevicate. L’ammontare totale di neve fresca tuttavia ha dell’incredibile. In queste montagne a Donner Pass ha sede il Central Sierra Snow Lab, un laboratorio dell’Università di Berkeley. Le nevicate complessive misurate dal laboratorio nell’inverno 2022/23 ammontano a ben 18 metri. Ovviamente questo non è il totale di neve presente al suolo, ma la somma delle singole nevicate nelle 24 ore.

Le nevicate complessive nell’inverno 2022/23 ammontano a ben 18 metri.

Nevicate da un lato provvidenziali per la siccità record che per opposto ha colpito la California, gli ultimi tre anni sono infatti stati i più secchi di sempre.

Dall’altro però la gestione idrica non è facile né scontata. Alcune zone a bassa quota sono state per opposto colpite da alluvioni e allagamenti. Inoltre le tendenze per la primavera secondo la NOAA sono improntate al caldo precoce e una fusione precoce potrebbe vanificare i benefici per la stagione estiva.

La causa meteorologica

Dal punto di vista di circolazione generale dell’atmosfera la causa di queste abbondanti nevicate sono i fiumi atmosferici, o atmospheric river in bibliografia scientifica. La California è stata investita da ripetuti fenomeni di fiumi atmosferici negli ultimi mesi. Questi hanno trasportato aria calda e molto umida dai tropici verso la Sierra Nevada e altre catene. Qui il contrasto con masse d’aria polari e l’effetto di sollevamento orografico ha innescato appunto precipitazioni straordinarie e particolarmente abbondanti.

Secondo lo Scripps Institution of Oceanography da novembre 2022 a oggi si sono succeduti ben 31 fiumi atmosferici, alcuni di portata eccezionale.

L’attribuzione al cambiamento climatico

Il legame fra cambiamenti climatici e fiumi atmosferici non è ancora chiaro. Aria più calda è in grado di contenere maggiore quantità di vapore, e questo potrebbe contribuire già oggi ad aumentare la portata dei fiumi atmosferici.

Aria più calda è in grado di contenere maggiore quantità di vapore, e questo potrebbe contribuire già oggi ad aumentare la portata dei fiumi atmosferici.

Tuttavia altre componenti della circolazione generale come il variare della posizione e ondulazione delle correnti a getto possono far diminuire la frequenza dei fenomeni di atmospheric river. In pratica, potremmo assistere a meno fiumi atmosferici, ma più carichi di acqua precipitabile.

In dettaglio, la California negli ultimi anni è stata esposta a una grande variabilità fra siccità prolungate e precipitazioni straordinarie. Secondo le dichiarazioni alla rivista Nature dello scienziato Andrew Schwartz, dell'Università della California, “Sebbene questa variabilità sia sempre esistita, appare ora amplificata a causa del cambiamento climatico.

Vari scienziati comunque concordano che è necessario approfondire il legame cambiamenti climatici e fiumi atmosferici. Gli impatti di variazione della loro frequenza e intensità potrebbe far si che diventino più rari in alcune zone ma più estremi in altre.

Al di là del risultato di queste ricerche, appare evidente una cosa: i cambiamenti climatici stanno alternando la circolazione generale dell’atmosfera.