La lente gravitazionale è un fenomeno relativistico di per sé molto interessante, dalle immagini suggestive, ma anche un ottimo strumento per lo studio di fenomeni altrimenti non osservabili. Le supernovae extragalattiche osservate con i telescopi spaziali ne sono un esempio.
Sergio Messina
Astronomo - 115 articoliArticoli di Sergio Messina
Possiamo considerarlo il regalo di Natale quello realizzato recentemente dal telescopio spaziale James Webb: una bellissima immagine nella banda infrarossa del pianeta Urano, con tanto di anelli, lune, e tempeste atmosferiche. L’immagine, non solo diletta l’occhio ma fornisce informazioni utilissime agli scienziati per la comprensione della natura di questo pianeta e degli esopianeti ad esso simili.
Stelle o pianeti? Questo il dilemma davanti al quale si sono trovati gli astronomi di un team internazionale alla scoperta di stelle nane brune ancor più leggere dei pianeti gassosi più massicci. Un risultato inaspettato che apre sia nuovi sviluppi nella teoria della formazione stellare ma anche nuove opportunità per la scienza degli esopianeti.
Succede di frequente, almeno in astronomia, di pianificare l’osservazione di un ben preciso oggetto celeste e poi, casualmente, scoprire nelle immagini di questo qualcosa di ancora più interessante, ma che non era l’obiettivo della ricerca. E’ proprio il caso del fiume stellare scoperto nell’ammasso di galassie di Coma.
La nascita delle stelle massicce, cioè con masse oltre 8 volte superiori a quella del Sole, è accompagnata da una serie di fenomeni che, agli occhi del telescopio spaziale James Webb, rivelano la loro spettacolare bellezza e particolarità.
Agli inizi del 2024 il Sole raggiungerà la sua massima attività magnetica, secondo un recente studio. Quindi, il 25esimo ciclo solare raggiungerà il suo picco con un anno in anticipo rispetto a quanto precedentemente previsto dai modelli. Questo risultato è frutto della scoperta di una nuova relazione tra macchie e campo magnetico poloidale nel Sole.
Nell’Universo tutto è in movimento, tanto il nostro sistema Solare quanto le altre stelle. Ma è possibile o è mai successo un incontro ravvicinato del nostro Sole con altre stelle, tale da mettere a rischio l’esistenza stessa del Sistema Solare? Pare di sì, e molto più frequentemente di quanto si potesse immaginare.
E’ il primo disco stellare extragalattico quello osservato dal telescopio ALMA e, precisamente, nella Grande Nube di Magellano. L'esistenza di tali dischi era stata finora solo dedotta dall’osservazione di regioni extragalattiche in cui si stavano formando nuove stelle, ma mai prima d’ora ne erano osservati direttamente.
Che gli esopianeti anziani possano venire inghiottiti dalle proprie stelle era già stato osservato. Ma che i giovani esopianeti possano concludere precocemente la loro vita e in modo altrettanto tragico, stavolta a seguito di scontri distruttivi, è una recente scoperta degli astronomi.
Il telescopio ALMA per la prima volta riesce a svelare l’aspetto della stella supergigante R Leporis. Nonostante sia una stella molto distante dalla Terra, circa 1100 anni luce, le recenti osservazioni mostrano dettagli della sua superficie mai prima osservati. Questo risultato è stato ottenuto grazie alla tecnica dell’interferometria e di un nuovo sistema di calibrazione
Sebbene stelle e pianeti gassosi siano entrambi costituiti prevalentemente di gas e sebbene condividano un simile meccanismo di formazione, solo le stelle riescono ad accendere al loro interno una sorgente di energia e quindi a brillare di luce propria. Perché i pianeti gassosi non vi riescono?
Le recenti osservazioni di James Webb del disco protoplanetario della stella SZ Chamaeleontis non hanno più trovato il gas neon due volte ionizzato precedentemente osservato da Spitzer. Questa circostanza implica per i suoi pianeti gassosi un tempo più breve (di circa un milione di anni) per potersi formare. Vediamo perché.
Le immagini combinate dei due telescopi hanno prodotto una bellissima immagine di un ammasso di galassie che ricorda le luci lampeggianti di un albero di Natale.
Esiste un'applicazione web gratuita chiamata Climate Bulletin Explorer che con pochissimi click di mouse permette a chiunque di visualizzare in maniera semplice e immediata le mappe climatiche e di avere, per i più interessati, anche un'immediata statistica.
Quasi con frequenza settimanale si sente della scoperta di nuovi esopianeti e, sicuramente, incuriosisce la stravaganza con cui vengono denominati. In effetti, i nomi assegnati agli esopianeti seguono una regola ben precisa, vediamo quale.
Sono numerosi gli oggetti astronomici di bellezza spettacolare, ma alcuni lo sono più di altri. Anche per questo, tutte le volte che si costruisce un nuovo telescopio dotato di nuova strumentazione, si torna a riosservarli. E’ il caso della Nebulosa del Granchio, il resto di una supernova recentemente riosservata con il telescopio spaziale James Webb.
In quest'ultima estate, caratterizzata da record non solo nei valori di temperatura ma anche nel numero ed estensione degli incendi, è risaltato quanto sempre più rilevante sia il contributo dei satelliti artificiali nella rilevazione degli incendi e nella gestione dell'emergenza.
Copernicus, il più ambizioso programma europeo di osservazioni satellitari della Terra, compie 25 anni. Ciò che lo caratterizza è la raccolta di informazioni da satellite nei più svariati ambiti, le quali vengono rese disponibili gratuitamente a tutti, dal cittadino, semplicemente curioso, alle più importanti agenzie e organizzazioni pubbliche e private.
Sembra non finiscano le possibilità esplorative del telescopio spaziale James Webb. Dopo aver mostrato le sue capacità eccezionali di “imaging” nell’infrarosso, ora è stata la volta di mostrare le sue capacità di “tomografia” infrarossa. Il paziente analizzato è Giove, di cui James Webb ha prodotto un’incredibile tomografia della sua atmosfera.
Il telescopio spaziale James Webb continua a soddisfare anche più del previsto le altissime aspettative che c’erano nei suoi confronti. Alle sue sensazionali scoperte si è aggiunta quella dell’esistenza di nano-cristalli di quarzo nelle nubi dell’esopianeta WASP-17b.